La situazione in Israele è, ogni giorno che passa, sempre più caotica, con Netanyahu che ormai è arrivato ai ferri corti persino con l'amministrazione Trump. Il premier israeliano vuole instaurare uno stato di guerra illimitato contro chiunque finché non riuscirà ad ottenere un risultato militare tale da poterlo spacciare come vittoria eclatante, con l'intento di barattarlo poi elettoralmente e/o giudizialmente con la sua sopravvivenza politica.
Così, nelle scorse ore è venuto letteralmente a scontrarsi con Trump in una telefonata "accesa" che aveva come argomento il nucleare dell'Iran... nazione con cui gli Stati Uniti vogliono arrivare ad un accordo, mentre Netanyahu vuole attaccare per aprire un altro fronte oltre a quello di Gaza dove sta continuando il massacro di civili.
Per calmare la crescente protesta interna, il premier israeliano ieri ha parlato del raggiungimento di un imminente accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli israeliani sequestrati dalla resistenza palestinese, per poi correggersi vagheggiando ulteriori ritardi sul suo inizio. I parenti dei detenuti non l'hanno presa bene.
E si inaspriscono pure le tensioni all'interno della stessa società israeliana (ovviamente tra quella ebraica) con i sostenitori del genocidio dei palestinesi che attaccano chi vuole la fine del conflitto, denunciando come suicida per lo Stato ebraico ciò che l'attuale governo sta facendo (Yair Golan).
E che il suicidio politico di Israele sia ormai reale lo dimostrano le dichiarazioni odierne da Turku (Finlandia) dl cancelliere tedesco Friedrich Merz che ha definito i massicci attacchi aerei su Gaza non più giustificati dalla necessità di combattere Hamas e "non più comprensibili".
Il messaggio, trasmesso in una conferenza stampa dalla Finlandia, riflette un sempre più ampio cambiamento nell'opinione pubblica tedesca, accompagnato da una sempre maggiore disponibilità da parte di importanti politici di kquella nazione a criticare la condotta di Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023.
Analoghe critiche sono state mosse anche dal ministro degli esteri del nuovo governo tedesco, Johann Wadephul (CDU) e dal partito di minoranza della coalizione, i socialdemocratici, che hanno chiesto di bloccare le esportazioni di armi verso Israele, per evitare che la Germania rischi di essere complice di crimini di guerra.
Tali prese di posizione potrebbero essere considerate di poco conto per qualsiasi altro Paese, ma sono invece di enorme importanza in Germania, dove la "Staatsraeson" (ragione di stato) si riferisce al dovere dello stato tedesco di garantire la sicurezza e la sopravvivenza di Israele, come parte della sua responsabilità per gli eventi della Shoah, tanto che fino a ieri qualunque critica allo Stato ebraico poteva equivalere ad una accusa di antisemitismo... con tanto di reato penale annesso.
Solo pochi giorni fa la Germania, insieme ai (post) fascisti italiani, si era rifiutata di firmare la richiesta di revisione dei rapporti tra Unione Europea e Israele.
Persino la presidente dell'Unione europea, Ursula von der Leyen, finora silente sul genocidio dei palestinesi ha definito "abominevole" l'ondata di attacchi israeliani contro strutture civili a Gaza, tra cui una scuola trasformata in rifugio, durante una telefonata con il re di Giordania Abdullah II.
"L'espansione delle operazioni militari israeliane a Gaza che prendono di mira le infrastrutture civili, tra cui una scuola che fungeva da rifugio per le famiglie palestinesi sfollate, uccidendo civili, compresi bambini, è abominevole", ha affermato la presidente della Commissione europea (come riporta una nota stampa).
E a proposito di azioni concrete che vengono richieste ai vari Stati per fermare il genocidio in atto in Palestina, da segnalare l'iniziativa di oltre 800 avvocati, accademici e giudici in pensione, tra cui ex giudici della Corte Suprema, che hanno invitato il governo britannico di imporre sanzioni al governo di occupazione israeliano e ai suoi ministri, oltre a prendere in considerazione anche la richiesta della sospensione dell'adesione dello stato ebraico alle Nazioni Unite.
In una lettera al primo ministro britannico Keir Starmer, i firmatari hanno accolto con favore la dichiarazione congiunta da lui rilasciata la scorsa settimana con i leader di Francia e Canada, nella quale ha avvertito della sua disponibilità ad adottare "misure concrete" contro Israele e lo ha esortato ad agire immediatamente e con decisione per impedire la distruzione del popolo palestinese a Gaza.
I firmatari della lettera hanno dichiarato che in Palestina vengono commessi crimini di guerra, crimini contro l'umanità e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Nella lettera si afferma che vi sono crescenti prove di genocidio, o almeno un serio rischio di genocidio, e si sottolineano i recenti commenti del ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Smotrich, il quale ha detto che l'esercito israeliano avrebbe spazzato via ciò che resta della Striscia di Gaza.
I firmatari hanno hanno po ricordato a Starmer che "tutti gli Stati, incluso il Regno Unito, sono legalmente obbligati ad adottare tutte le misure ragionevoli in loro potere per prevenire e punire il genocidio; garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario; e porre fine alle violazioni del diritto all'autodeterminazione. Le azioni del Regno Unito fino ad oggi non hanno rispettato questi standard. Il mancato rispetto del diritto internazionale da parte della comunità internazionale in relazione ai territori palestinesi occupati contribuisce al deterioramento del clima internazionale di illegalità e impunità e mette a rischio lo stesso ordine giuridico internazionale. Il governo deve agire ora, prima che sia troppo tardi".
E mentre, dopo quasi due anni di massacri, la comunità internazionale sta valutando come fermare lo Stato canaglia di Israele, il bilancio delle vittime a Gaza ha superato la soglia di 54.000. Lo ha confermato oggi il Ministero della Salute di Gaza nel suo ultimo aggiornamento quotidiano.
Almeno 79 persone sono state uccise e 163 sono rimaste ferite, secondo quanto riportato dagli ospedali della Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore. L'aggiornamento non include però i report degli ospedali del Governatorato del Nord a causa della difficoltà di potervi accedere. Il numero delle persone uccise dall'inizio della guerra è adesso di 54.056, mentre i feriti sono 123.129. Ci sono però ancora diverse vittime sotto le macerie e per le strade che le ambulanze e la protezione civile non riescono a raggiungere.