Al Tempio di Adriano a Roma, nel pomeriggio di mercoledì, è avvenuta la presentazione dei nuovi facilitatori regionali del M5s. 

A "condurre" l'evento, il senatore 5 Stelle Emilio Carelli. Nelle prime file, numerosi parlamentari del Movimento e tra questi ministri e facilitatori.

L'attenzione per la riunione, però, non era posta sui facilitatori, ma su Luigi Di Maio perché già dal mattino erano ormai date per certe le sue dimissioni da capo politico.

Dimissioni che sono arrivate al termine di un lungo discorso da lui stesso pensato da tempo e spiegate come fine di un percorso iniziato dalla sconfitta nelle regionali in Abruzzo e terminato con la nomina dei facilitatori che sul territorio dovranno (ri)tessere i rapporti con la base, in sostituzione degli oramai superati meet up.

Che cosa abbia detto Di Maio è facile immaginarlo, considerando quanto detto e fatto da lui finora. Quindi, chi si fosse aspettato delle scuse da parte sua sarà di certo rimasto deluso: quanto lui e il Movimento hanno fatto dal 2018 ad oggi è stato quanto di meglio ci si potesse attendere da entrambi.


Inoltre, le sue dimissioni arrivano a meno di due mesi dagli stati generali dei 5 stelle, previsti per marzo, dove il Movimento dovrebbe rivedere la sua struttura per quanto riguarda i vertici.

Ma allora perché Di Maio ha deciso di dimettersi adesso e nominare un reggente, Vito Crimi (perché - come da regolamento - membro anziano del Comitato di garanzia), come suo sostituto?

Una contraddizione che Di Maio si è dimenticato di spiegare, forse perché era meglio non farlo, per non svelare aspetti che avrebbero potuto imbarazzarlo.

Una contraddizione che, sebbene sia stata taciuta, sembra però avere l'aspetto di una fuga: quella per evitare di associare la propria immagine all'ennesima debacle elettorale dei 5 stelle, data per certa, alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria. Una mossa che forse può consentirgli futuri incarichi nel Movimento, ma che può metterlo a rischio nel mantenere la carica di ministro... senza dimenticare le possibili ripercussioni che le sue dimissioni potrebbero avere sul prosieguo del governo.

In ogni caso, chi pensa che il passo indietro di Di Maio sia un passo nell'ombra, probabilmente si sbaglia. Di Maio, infatti, potrebbe invece arretrare solo per prendere la rincorsa per futuri incarichi che gli stati generali di marzo immancabilmente finiranno per creare.

A fine discorso, Di Maio si è prodigato in ringraziamenti a tutti, persino alle forze politiche (anche quelle di opposizione) ed al capo dello Stato!