Da alcuni giorni è in programmazione sulle TV nazionali lo spot pubblicitario:
“Si può fare!
L’orgoglio italiano guida il futuro di
FIAT, Alfa Romeo, Lancia e Maserati”.
Nutro il malizioso sospetto che questo spot fosse già pronto da tempo in attesa che il Governo convocasse i vertici Stellantis.
Un confronto urgente e necessario per affrontare la crisi drammatica che coinvolge tutti gli stabilimenti ex-FIAT e il loro indotto.
Sempre maliziosamente non posso fare a meno di rilevare però che lo spot anticipi proprio quell’abbozzo di strategia che il Responsabile Stellantis per l’Europa, Jean-Philippe Imparato, avrebbe poi illustrato ai ministri Urso, Giorgetti e Calderone, nell’incontro di martedì 17 dicembre a Palazzo Piacentini.
Lo spot indica infatti:
- “la 500 Ibrida di nuovo a Mirafiori”;
- “la PANDINA a Pomigliano”;
- “Il DUCATO sempre ad Atessa anche quello elettrico”;
- “la nuova Alfa Romeo STELVIO e la nuova GIULIA a Cassino”;
- “la nuova Lancia GAMMA a Melfi”;
- “un polo di alta gamma per MASERATI a Modena”.
La sensazione è che solo al ministro Urso questa strategia non fosse già nota dal momento che, presentatosi compiaciuto in conferenza stampa, ci ha tenuto a rimarcare la soddisfazione sua e del governo per l’accordo battezzato con enfasi “Piano Italia”.
Un piano che per il 2025 prevede investimenti Stellantis per 2 miliardi da realizzare negli stabilimenti italiani, senza indicare, però, né dove, né quando, né con quali finalità tali investimenti si concretizzeranno.
Ancora una volta parole… parole… solo parole da dare in pasto al servilismo dei media perché incensino il governo e ne favoriscano la consueta arrogante propaganda da regime.
Ma dopo questa conferenza stampa è legittimo domandarsi: quale messaggio il ministro Urso ha fatto giungere alle migliaia di lavoratori ed alle loro famiglie, cioè alle persone che da mesi sono le autentiche vittime della drammatica crisi Stellantis?
Purtroppo la risposta è: nessun messaggio!
Ancora una volta è mancato, da parte del governo e dei suoi rappresentanti, la considerazione per il Paese reale ed il rispetto per le istanze di quegli esseri umani che vivono gravi difficoltà e che meriterebbero di essere rassicurati sul loro domani.
È da troppo tempo che migliaia di lavoratori sono tenuti lontano dal loro posto di lavoro negli stabilimenti ex-FIAT, parcheggiati presso l’ammortizzatore sociale (CIG) con l’angoscia per scadenze che pendono su di loro come una spada di Damocle.
Eppure, organi di stampa riferiscono che il famoso incontro di martedì 17 dicembre sarebbe stato preparato da un lungo lavorio propedeutico svolto tra il Ministero ed i responsabili Stellantis.
Ora, se questa attività preparatoria c’è stata, a maggior ragione era ragionevole per i lavoratori attendersi dal ministro Urso indicazioni puntuali almeno sul loro futuro a breve e medio termine.
Il ministro Urso, ad esempio, avrebbe dovuto rispondere a domande essenziali quali:
- per quale mese è previsto il rientro a Mirafiori della 500 ibrida?
- quanti lavoratori e con quale gradualità rientreranno ogni mese al lavoro per la produzione di 500 ibride?
- in attesa della 500 ibrida quanti lavoratori saranno occupati dal 2 gennaio a Mirafiori?
- quali tutele accompagneranno dal 2 gennaio fino al definitivo reinserimento nel posto di lavoro i lavoratori di Mirafiori non occupabili?
- quali tutele accompagneranno dal 2 gennaio i lavoratori dell’indotto?
- quanti lavoratori saranno impiegati stabilmente a Mirafiori con l’entrata a regime della produzione di 500 ibride?
Solo con le risposte a queste domande, ed a domande analoghe per gli stabilimenti di Pomigliano, Cassino, Melfi, Atessa e Modena, sarebbe stato possibile delineare una prospettiva seria e ponderata del futuro, non solo 2025, per i lavoratori Stellantis e per quelli dell’indotto.
Già, ma per elaborare questa prospettiva i rappresentanti del governo avrebbero dovuto aggredire con competenza e pragmatismo il complesso e drammatico macigno che incombe sugli stabilimenti ex-FIAT.
Un approccio che avrebbe richiesto un impegno ben diverso dal solito passatempo fatto di cialtroneschi slogan con i quali, però, il governo rintontisce facilmente elettori e media.