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I vizi di Hollywood

Prima trattiamo gli uomini, forse meno soggetti ad autodistruzione per suicidio. Nella prima fase dell'epopea hollywoodiana, si contavano molte vittime maschili per abusi ed eccessi, a parte il caso ambiguo di Rodolfo Valentino.

Poi subentrò appunto il codice Hays, che impose sistemi di vita agli attori e regole morali per le trame dei film. Tali canoni sono attenuati di molto, ormai; allora invece gli argomenti "duri" , pur non cancellati, andavano appunto un po' indovinati.

Il principale problema di un uomo che si approccia all'attività di attore è quello sessuale. Si pensa il contrario, ma ognuno ha le sue grane.

Anch'egli passa per i letti o i "sofà" del produttore o di qualche tycoon che conta, gli piaccia o meno darsi all'altra sponda. Oppure è già portato alla disinvoltura ( lo dicono, due nomi per tutti, di Clark Gable e Cary Grant), o è gay di suo.

Resta il fatto che gridarlo al mondo non funziona. In altre epoche, la scelta inevitabile era defilarsi, come fece, ad esempio, Richard Chamberlain ( già "dottor Kildare" e "padre Ralph" di "Uccelli di rovo"). Oppure non si sopporta la manfrina e si esce allo scoperto, ma i ruoli diminuiscono, come nel caso di Rupert Everett.  Naturalmente rimane la carriera televisiva, per non parlare del teatro. Però, se l'ambizione iniziale era il grande schermo e si era arrivati alla prima fila o al red carpet, tornare indietro per molti può rappresentare un boccone amaro.

In altre epoche, ovviamente, l’omosessualità era tabù e, soprattutto per gli uomini, il pressing per contrarre almeno un breve matrimonio di facciata era costante. Rock Hudson vi si piegò. Anthony Perkins si sottopose a intense cure psichiatriche per "riconvertirsi", sposò Berry Berenson (sorella di Marisa) ed ebbe due figli. Morì di AIDS a sessant'anni, nel 1992.

Montgomery Clift rimase fermo nel suo stile di vita, ma, pur sostenuto da grandi amici come Liz Taylor, a un certo punto non gli affidarono più parti, e  incontrò una precoce fine: a quarantasei anni, nel 1966,  fu trovato morto in casa, per infarto, dal suo compagno. Di lui Marilyn pare abbia detto che era l'unica persona di sua conoscenza messa peggio di lei.

Oggi, in tempi meno repressi, ugualmente occorre adattarsi, magari ispirandosi al passato. Parleremo di tre soli casi, a titolo di esempio, e recenti quanto basta.

Raymond Burr, 1917/1993, conosciuto soprattutto per il ruolo dell'avvocato Perry Mason. Alla sua morte le lingue si sciolsero e si seppe che viveva da anni con un uomo. Ma per decenni, in carriera, aveva raccontato dei suoi tre matrimoni, della prima moglie morta in un incidente insieme alla loro bambina, esperienza da cui aveva tratto la decisione di non avere più figli per non soffrire. Non erano in molti a ricordarsi di queste presenze...


Philip Seymour Hoffman (1967/2014)

Attore idolatrato da molti di noi, impostosi per talento e carisma e non per la solita  prestanza fisica, causa una sua irrisolvibile tendenza alla pinguedine. Aveva avuto  una compagna e tre figli, ma i suoi ruoli da protagonista, che evidentemente sceglieva ( era anche produttore indie) con una certa onestà, consistevano sostanzialmente in maschi con problemi sessuali o verginità forzate, quando non interpretò proprio figure di gay o trans. La sua morte è attribuita ad overdose e non sembra esserci il solito mistero, tranne sulle modalità dello spaccio fatale. Pare che con lui ci fosse il compagno, coinvolto nell'acquisto della dose o comunque in quel finale tragico.


Keanu Reeves

Stiamo parlando di uno dei ragazzi più belli passati per il cinema americano. Nato in Libano  nel 1964, da padre hawaiano e madre inglese, i tratti esotici quanto basta, un fisico snello e felino, convincentissimo nelle scene d'amore con donne ( non tutti ci riescono).

Il carattere riservato, la simpatia suscitata nel pubblico per l'aiuto e il sostegno mostrati verso la sorella malata, la sua bravura, lo hanno sempre tenuto al riparo da troppe chiacchiere.

Tuttavia, quando divenne famoso, alle sue prime uscite, i rotocalchi, anche italiani, lo descrivevano come partner ufficiale di un famoso produttore; uno dei suoi ex sarebbe stato l'attor giovane e promettente River Phoenix, morto per overdose nel 1993.

Keanu nondimeno è passato per le forche caudine di una biografia non verificabile, ma da vendere al pubblico. In una intervista girata su tutti i circuiti mondiali, ci parla della sua ex compagna, l'attrice Jennifer Syme, di quando ella restò inaspettatamente incinta  e si decise di tenere il bambino; ma questi, una femminuccia, morì neonata e la madre, sconvolta, dopo una festa dall'allora sballatissimo e famoso cantante Marilyn Manson, ebbe un incidente e morì.

Questo tragico passato sistema le cose e Keanu viene fotografato, da allora, al massimo in motocicletta  e da solo.

Ricordiamo brevemente, di converso, il caso di John Belushi (1949/1982). Dopo la precoce morte per droga, è stato rivalutato e venduto al mondo soprattutto per il suo ruolo in Blues Brothers: irriverente, sarcastico, sfidante.

In realtà pare che quella pellicola, amata soprattutto per le strepitose musiche e la presenza di star R&B, sfidasse ben poco. Per molti critici "off", e nonostante la regia del venerato John Landis, essa andrebbe smascherata come abile e accattivante polpettoncino filocattolico, moralista ( i protagonisti sono casti, lo scopo è la filantropia che redime i due orfanelli) e un filo omofobo: sì all'odio per i nazisti dell'Illinois, ma sono gay...

Lo stesso Belushi, nella vita, aveva proferito frasi poco diplomatiche, asserendo che nella sua famiglia ( è attore anche il fratello Jimmy) non si faceva carriera "prendendolo nel... "(cfr Chi tocca muore, Bob Woodward) 

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Passiamo ora alle donne

Generalmente, in passato, le barriere tra i sessi erano rigide, molto in alcune parti del mondo, meno in altre, ma la donna faceva sicuramente le spese di questa repressione sessuale, nel caso avesse voluto attivarsi da etero, senza essere sposata.

Da qui pare derivino, tuttora in aree geografiche particolarmente illiberali, frequenti relazioni tra donne.

Scartato il caso di naturale vocazione all'omosessualità, tali abitudini, acquisite per forza o anche solo per curiosità,  tendono a permanere nel tempo, in molti casi. Ne deriva che la donna che ha sperimentato il lesbismo, pur frequentando uomini da cui è comunque attratta, conserva la consuetudine alla digressione occasionale o all'alternanza.

A Hollywood, ci limitiamo ad un unico esempio, quello della graziosa Anne Heche, il cui film più famoso rimane "Sei giorni, sette notti" con Harrison Ford. Per anni è stata la compagna della grintosa anchor woman e attrice Hellen de Generes, che nelle apparizioni pubbliche non mancava mai di manifestare slancio e tenerezza verso Anne.

Quest'ultima, tuttavia, arrivava da relazioni con uomini e vi tornò dopo la rottura con la De Generes. Per inciso, quest'ultima si è poi sposata con l'attrice Portia de Rossi e si legge che una speciale classifica le elenca tra le coppie più potenti del mondo.

Insomma, la donna di Hollywood oggi può anche mostrarsi un po' disinvolta e peperina ( si ricordi il tripudio per il bacio tra Madonna e Britney Spears, ampiamente imitato).

Non dimentichiamo un cenno a Whitney Houston, che pare avrebbe voluto proporsi in questa veste bifronte, dopo una lunga relazione lesbica giovanile. Secondo l'ex marito Bobby Brown ( il cui parere va preso con le molle, ma non sarebbe privo di fondamento) Whitney si tormentava per non poter esprimersi in entrambe le versioni con la libertà che avrebbe desiderato, soprattutto per i tabù ereditati dalla propria educazione familiare, e questo contrasto emotivo l'avrebbe condotta all'autodistruzione.

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Poi c'è la questione delle sostanze. Tralasciando i casi di star galattiche alla Presley o Jackson, è opinione diffusa che a Hollywood siano in pochi quelli esenti dall'essere o essere stati consumatori di droga e farmaci estremi, per sperimentazione, vizio,  necessità poi divenuta dipendenza. Gli stupefacenti circolavano pesantemente già alla fondazione degli studios, per non parlare dell'alcolismo. Probabilmente esiste chi cerca di tenersi a posto, ma il problema permane e le numerosi morti lo testimoniano. Le precoci scomparse sembravano cessate, o almeno diminuite verso gli anni settanta, forse per una maggiore cura di se stessi, o accortezza nel gestirsi, ma la fine di alcune star, anche molto giovani, come Heath Ledger nel 2008 , ha riaperto gli interrogativi. Per non parlare di casi sconvolgenti come quello di Brittany Murphy, morta a 32 anni nel 2003: si insiste a far circolare, come causa della morte sua e del bislacco marito poco dopo, una sorta di radon che inquinava la loro casa, abbattuta dopo il duplice decesso.

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Dunque, Marilyn. Visto il contesto e le evoluzioni, non riteniamo che le sue divagazioni sessuali costituiscano più un argomento incandescente. Anche allora, in effetti, un uomo navigato e aduso all'ambiente, non vi avrebbe dato peso più di tanto. Joe di Maggio ci provò, in buona fede, poiché il suo passatempo , da divorziato, era la ricerca di starlette disponibili, in compagnia di Sinatra e "picciotti" vari. Probabilmente, quando il campione rimase coinvolto nella rete, insomma si innamorò di lei, le risonanze di una certa mentalità con radici nelle sue origini, tornarono a farsi sentire. E' possibile che Marilyn sia rimasta colpita da questa aspirazione a una più rigorosa morale sessuale, oltre che da esempi di colleghe più equilibrate, come Lauren Bacall, colta in fiore dal "vecchio" Humphrey, e già due volte madre quando lavorarono insieme in "Come sposare un milionario".  Qui può aver attecchito la pianta di un elemento depressivo consistente.

Continua...