"Nella manifestazione che è stata fatta sabato a piazza del Popolo e anche in quest'Aula è stato richiamato, da moltissimi partecipanti, Il Manifesto di Ventotene. Ora, io spero che tutte queste persone, in realtà, non abbiano mai letto Il Manifesto di Ventotene, perché l'alternativa sarebbe, francamente, spaventosa. Però, a beneficio di chi ci guarda da casa e di chi non dovesse averlo mai letto, io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti de Il Manifesto di Ventotene. Cito: primo, la rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista. E fino a qui, va bene. La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente, caso per caso. Nelle epoche rivoluzionarie in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente.Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni, la metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria. E Il Manifesto conclude che esso, il partito rivoluzionario, attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell'ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà, in tal modo, le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo Stato e, attorno ad esso, la nuova democrazia.Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia".
Questo è quanto ha dichiarato oggi la premier Giorgia Meloni alla Camera, in replica alle dichiarazioni delle opposizioni alle sue comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.
La premier Meloni, oggi alla Camera evidentemente in versione capo popolo e capo partito rispetto alla versione istituzionale di ieri al Senato, è corretto che non si riconosca nel Manifesto di Ventotene perché, essendo una (post) fascista vera, è giusto che non riconosca un documento che auspicava un'Europa che potesse esser libera da nazismo e fascismo.
Lo ha confermato anche il presidente dell'ANPI Gianfranco Pagliarulo in una dichiarazione alle agenzie: "Come può Giorgia Meloni condividere le idee di chi fu mandato al confino dal regime fascista di cui fece parte quell'Almirante che tanto l'ha ispirata? Ventotene è il Manifesto dell'Europa della libertà, della pace, del lavoro, dell'eguaglianza sociale, contro ogni nazionalismo. Sappiamo bene che non è l'Europa della Meloni. Infatti è la nostra idea d’Europa. È l'Europa degli antifascisti".
Il Manifesto di Ventotene «Per un'Europa libera e unita», redatto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi mentre si trovavano al confino come oppositori del regime fascista, è ancora oggi un testo di straordinaria, pulsante attualità. La costruzione europea in questi difficili giorni si trova a un punto di svolta, è sotto assedio. Deve fronteggiare questioni epocali: la crisi economica, le migrazioni, la criminalità organizzata, l'instabilità geopolitica ai nostri confini determinata da conflitti, terrorismo, povertà. Ed è minacciata ovunque da nazionalismi, populismi e sentimenti di disaffezione e sfiducia nei confronti di un progetto percepito come lontano dagli ideali iniziali ed incapace di garantire benessere e futuro dei cittadini.Io sono convinto che dobbiamo ripartire dallo spirito e dalla visione dei grandi Padri fondatori del progetto europeo. Possiamo farlo riducendo la distanza che i nostri cittadini avvertono rispetto alle istituzioni europee, puntando all'efficienza e alla democraticità dei processi decisionali e restituendo al disegno europeo una vera identità culturale condivisa, un'anima europea comune che prevalga sugli egoismi nazionali nel nome di solidarietà, libertà, eguaglianza, giustizia: valori così faticosamente emersi dalla barbarie, dalle guerre, dai totalitarismi, dalle persecuzioni.Le nostre comuni radici ci vincolano a un comune destino. E io credo che il meraviglioso sogno dell'Europa avrà pieno compimento quando capiremo che il nostro dovere, comune e collettivo, è, per richiamare la norma forse più bella della Costituzione italiana del 1948, «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale»... dell'Unione Europea.
Queste sono le parole dell'allora presidente del Senato Pietro Grasso che introducono il Manifesto di Ventotene in tre lingue nell'edizione che è consultabile sul sito del Senato... almeno finché il (post) camerata Ignazio Benito La Russa non si appresti a cancellarla.
Il Manifesto propugna ideali di unificazione dell'Europa in senso federale, fondandosi sui concetti di pace e libertà kantiana e sulla teoria istituzionale del federalismo hamiltoniano. Il titolo definitivo con cui l'opera è conosciuta oggigiorno fu assegnato da alcuni giornalisti viennesi. Il valore del Manifesto di Ventotene risiede nel fatto di individuare con chiarezzala linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale.
In altri termini, gli estensori del Manifesto sostenevano che fosse necessario creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali, inevitabilmente legati alla lotta politica nazionale, e quindi incapaci di rispondere efficacemente alle sfide della crescente internazionalizzazione. Era necessario cioè un movimento che sapesse mobilitare tutte le forze popolari attive nei vari paesi al fine di far nascere uno Stato federale, con una propria forza armata e con
organi e mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli stati stessi l'autonomia che consenta una plastica articolazione e lo sviluppo di una vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli.
Questa forza politica nacque poco tempo dopo, nell'agosto del 1943: il Movimento Federalista Europeo. Sempre secondo gli autori, con l'avvento dell'era totalitaria lo sviluppo della civiltà moderna aveva subito un arresto. Un'Europa libera e unita, invece, avrebbe rappresentato inevitabilmente la premessa per il potenziamento di detta civiltà; però la riforma della società, volta a far riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza e i privilegi sociali, doveva passare attraverso la rivoluzione europea, necessariamente socialista
cioè dovrà porsi l'emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita.
Viene data la direttiva che deve essere seguita per formare una vita economica europea liberata dagli incubi del militarismo o del burocratismo nazionale; direttiva che si sostanzia nell'abolizione, limitazione, correzione o estensione caso per caso della proprietà privata. Il contenuto di tale direttiva viene dettagliato all'interno del Manifesto medesimo ed espresso in cinque punti definiti come cambiamenti necessari
per creare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento, e per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale.
Questo è quanto riporta il Senato della Repubblica, Ufficio delle Informazioni parlamentari. Meloni, però, non si riconosce in questa Europa! Allora, però c'è da chiedersi in cosa si riconosca Giorgia Meloni. La domanda la pone la segretaria dem Elly Schlein:
"Meloni ha oltraggiato la memoria del Manifesto di Ventotene, riconosciuto da tutti come la base su cui si è fondata l’Unione europea, perché l’hanno scritto giovani mandati al confino dai fascisti che non risposero all’odio e alla privazione di libertà con altro odio e altra privazione di libertà ma con una visione che nell’Europa federale superasse i nazionalismi che nel nostro continente hanno prodotto soltanto guerre, anche oggi.Non si permetta mai più di oltraggiare la memoria di Altiero Spinelli, Ursula Hirschmann, Ernesto e Ada Rossi, Eugenio Colorni, se siamo qui a discutere in un Parlamento democratico è grazie a persone come loro. Dice che quell’Europa non è la sua.E allora le chiedo se la sua Italia è quella della Costituzione perché sono gli stessi antifascisti che l’hanno scritta. E stiamo ancora aspettando che si dichiari antifascista pure lei".
La stessa domanda dovrebbe porla a Meloni anche il capo dello Stato, ma Mattarella tace.