Lunedì 2 dicembre, nell'appuntamento tv del lunedì di Nicola Porro (Quarta Repubblica), la premier Giorgia Meloni ha riproposto ai telespettatori un cliché ormai arcinoto: quello del comizio mascherato da intervista che ieri sera ha assunto toni autocelebrativi che, considerando i fatti, sono andati ben al di là del ridicolo. Per circa trenta minuti, la leader di Fratelli d'Italia ha elencato i presunti successi del suo governo, senza fornire alcun dato concreto a sostegno delle mirabilia da lei snocciolate una via l'altra.
Che cosa ha detto... anzi... che cosa ha avuto il coraggio di dire Giorgia Meloni? La premier ha affermato di aver incrementato i salari, di aver ridotto la disoccupazione con l'aumento dell'occupazione femminile (stavolta è riuscita a non dire di aver aumentato la disoccupazione femminile) e dei contratti stabili, di aver aumentato le pensioni minime e potenziato il finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale.
Peccato che i dati, quelli che Meloni non ha citato e quelli che neppure chi la intervistava ha avuto il coraggio di ricordarle, smentiscano la sua propaganda: il rapporto tra finanziamento alla sanità e il PIL è ai minimi storici, il precariato è in aumento e l'incremento delle pensioni minime si limita a un simbolico 1,9 euro al mese. Quanto all'aumento dei salari, la proposta è stata bocciata senza essere discussa in Parlamento. Ci sarebbero anche i contratti pubblici, dove i nuovi aumenti prevedono incrementi del 6%, salvo che il costo della vita rispetto al precedente contratto è aumentato del 16%.
Meloni ha pure voluto minimizzare i risultati dello sciopero generale del 29 novembre, parlando di un'adesione del 6% nel settore pubblico, nonostante i sindacati, parlino di adesioni al 70% e di oltre mezzo milione di persone scese in piazza in tutta Italia.
Meloni ha parlato pure di Albania, definendo l'accordo per il trasferimento dei migranti un esempio virtuoso... Qui, per correttezza, bisogna sottolineare che persino il fornitore di assist Nicola Porro non è riuscito a trattenersi e le ha riso in faccia. Ma Meloni non si è scoraggiata e con la faccia tosta che la sostiene ha detto che sta elaborando soluzioni per migliorare quanto fatto finora.
Dopo aver fantasticato su quanto sia stata brava, la presidente del Consiglio ha poi dedicato la seconda parte dell'intervista ad attaccare quelli che considera nemici: magistrati, femministe, radical chic, sindacati e opposizioni.
Ma Meloni, incapace di rinnovare il repertorio usato finora, quello del chiagni e fotti che spazia tra il vittimismo underdog e il complottismo dei poteri forti, non incanta più, neppure quella che dovrebbe essere la sua platea: infatti sono stati appena 900.000 gli ascoltatori che hanno assistito al suo comizio, con un misero 6% di share.