Venerdì la "patriota" Giorgia Meloni ha pubblicato un commosso post in memoria del camerata Giorgio Almirante nel 32esimo anniversario della scomparsa:«Ci lasciava 32 anni fa Giorgio Almirante. Un politico di altri tempi stimato dagli amici ma anche dagli avversari, un Patriota. Il suo amore incondizionato per l’Italia, la sua onestà, la sua coerenza, il suo coraggio: valori che ha trasmesso alla Destra italiana e che continueremo a portare avanti ogni giorno. Un grande uomo che non dimenticheremo mai».


Per qualche giovanotto che non ne abbia mai sentito parlare, ecco un breve riassunto del "Patriota", Almirante (da Treccani):

"Almirante, Giorgio. - Uomo politico (Salsomaggiore 1914 - Roma 1988). Vicedirettore del Tevere, fu corrispondente di guerra in Africa nel 1940. Durante la Repubblica Sociale Italiana, ricoprì la carica di capo di gabinetto al ministero della Cultura Popolare. Tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano (1946), deputato dal 1948 in poi. Segretario del MSI nel 1947-50 e 1969-87; ha appoggiato nel 1972 la fusione con i monarchici, mutando la sigla del suo partito in quella di MSI - Destra Nazionale. Ha svolto un ruolo di mediazione fra le posizioni "legalitarie" e quelle dell'estrema destra oltranzista, riuscendo così a mantenere, a lungo, l'egemonia nel partito".


E questo, invece, è tratto da Wikipedia: 

"Fu, nel mondo culturale e accademico italiano, tra i firmatari nel 1938 del Manifesto della razza e dal 1938 al 1942 fu segretario del comitato di redazione della rivista antisemita e razzista La difesa della razza e collaborò con articoli fin dal primo numero. Il 5 maggio 1942 scriveva sulla stessa rivista:«Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d'una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c'è che un attestato col quale si possa imporre l'altolà al meticciato e all'ebraismo: l'attestato del sangue.»


E questo da Il Fatto Quotidiano:

"Il 10 aprile 1944, apparve un manifesto firmato da Almirante in cui si decretava la pena della fucilazione per tutti i partigiani che non avessero deposto le armi e non si fossero prontamente arresi". 


Ma come ha ricordato lo scorso gennaio l'onorevole Meloni per supportare la decisione della città di Verona di intestare una via all'onorevole Almirante, «è importante riconoscere in Giorgio Almirante il merito di avere accompagnato una intera comunità politica, che nel dopoguerra aveva il legame con l’esperienza fascista, pienamente nell’alveo del dibattito democratico e istituzionale della Nazione. Un merito che è stato riconosciuto a Giorgio Almirante da tutto l’arco costituzionale, sia nel dopoguerra che nei difficili anni di piombo, anche dai suoi avversari politici».

In pratica, secondo la Meloni, il merito di Almirante sarebbe stato quello di far cambiar nome ai fascisti, chiamandoli "missini". E se questo sarebbe un merito, viene allora da pensare che quello attuale di Giorgia Meloni sarebbe quello di aver fatto cambiar nome ai missini chiamandoli "Fratelli d'Italia".

In tal caso, però il problema di fondo rimane, perché alla fine dei conti... sempre di fascisti si sta parlando!