“Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione (...)”. Così un esponente di Magistratura democratica.
Questo è quanto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha pubblicato sul proprio profilo social, riprendendo una dichiarazione privata espressa sulla mailing list dell'Associazione nazionale magistrati da Marco Patarnello (Magistratura Democratica), pubblicata dal quotidiano Il Tempo.
In base a quanto Meloni e i media di riferimento a supporto del governo cercano di contrabbandare è che il magistrato Patarnello voglia attaccarla per fini politici.
Peccato per Meloni, però, è che il testo integrale di ciò che Patarnello ha dichiarato è diametralmente opposto rispetto a ciò che su vuol far credere:
«Giorgia Meloni si muove per visioni politiche, e questo rende molto più pericolosa la sua azione... A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio». Parole che gli sono valse l'accusa di «eversione» e l'annuncio di interrogazioni parlamentari. Nonostante la risposta alla critiche fosse contenuta nella stessa mail: «Non dobbiamo fare opposizione politica, ma difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini a un giudice indipendente. Senza timidezze».
In pratica, lei, la sua parte politica e tutto il circo mediatico a supporto stanno sostenendo l'esatto contrario di ciò che è la realtà dei fatti.
"La Presidente del Consiglio non può continuare a mentire a ripetizione, spudoratamente, manipolando la realtà e lavorando per nascondere i fatti su cui i cittadini poi possono farsi un'idea. Non può avvalersi dei mezzi comunicativi che spettano a un Premier per far passare una propaganda che degrada i cittadini a un popolo di docili creduloni", sostiene il presidente del M5s, Giuseppe Conte.
Ma Meloni, al contrario, continua a mentire. E lo fa anche in relazione alla decisione del Tribunale di Roma, in base alla quale è stata "costretta" (come gioverno) a dover far rientrare in Italia i 12 migranti che aveva spedito in Albania spendendo quasi 300mila euro!
Ecco che cosa ha detto in proposito la vicepresidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Alessandra Maddalena, in una intervista a Repubblica:
«Si pretende che i nostri provvedimenti siano in linea con l'azione di governo anche quando risultano in contrasto con il diritto. Farlo significherebbe tradire la nostra funzione di tutela dei diritti e delle garanzie delle persone, di tutte le persone. Si vuole far credere ai cittadini che la magistratura agisca per ostacolare il bene della nazione. È un inganno. ...La magistratura applica il diritto, nazionale e sovranazionale, senza fare distinzioni, anche quando non piace ad una parte della politica, a prescindere dallo schieramento a cui può appartenere. ...Stiamo assistendo da tempo a reazioni aggressive e scomposte di esponenti di governo contro provvedimenti giudiziari sgraditi. Non occorre ricordare il caso Apostolico, se non per evidenziare che il ricorso contro la decisione che disapplicava il decreto Cutro alla fine è stato ritirato dal ministero, evidentemente per evitare una pronuncia severa della Corte di giustizia europea. ...La Corte di giustizia europea ha chiaramente detto che non si può designare come sicuro uno Stato se non lo sia per la generalità delle persone. I magistrati si fanno doverosamente interpreti di tale indicazione e delle direttive europee. Facciamo semplicemente il nostro mestiere».
Sulla questione si è espresso anche il presidente dell'ANM, Giuseppe Santalucia, ad Agorà su Rai3:
«Noi non siamo contro il governo. Sarebbe assurdo pensare che l'ordine giudiziario, un'istituzione del Paese, sia contro un'istituzione del Paese qual è il potere politico. Non è lo scontro istituzionale a cui tendiamo, tendiamo a difendere l'autonomia e l'indipendenza dell'ordine giudiziario e a cercare di far comprendere che la questione è assai più complessa di come viene raccontata. ...La Corte di giustizia dell'Unione Europea ha detto che osta a un'interpretazione della direttiva europea segmentare le zone di un paese e quindi anche le categorie soggettive, dicono i giudici del tribunale di Roma, e non una giudice, ma tutta la sezione specializzata che è numerosa. Sappiamo che un regolamento dell'Unione Europea renderà questa materia più flessibile, darà più spazi interpretativi, però l'unione europea ha detto che entrerà in vigore nel 2026. Benissimo. Se l'Italia ritiene che questo debba essere anticipato, si faccia promotrice per un'anticipazione dell'entrata in vigore del regolamento che eviterà queste rigidità a cui oggi, secondo la Corte di Giustizia, ci pone di fronte la direttiva che dobbiamo applicare. Non è uno scontro con la magistratura italiana è uno scontro con le istituzioni europee per come lo vedo io».
Ma gli unici che che fanno finta di non capire la realtà sono coloro attualmente alla guida delle istituzioni che governano l'Italia... il che costituisce un serio problema, perché ciò significa che o non sono sufficientemente intelligenti per capire delle cose che dovrebbero invece comprendere oppure, consapevolmente, mentono agli italiani.
Difficile poter dire quale tra le due cose sia la peggiore.