"Il Partito democratico è impegnato nel Parlamento europeo, come a tutti i livelli istituzionali e nella società, nell’obiettivo urgente e fondamentale di costruire un’Europa più unita e più forte. Tanto più alla luce del mutato scenario internazionale (tra Trump e Putin, tra Musk e l’estrema destra che cresce ovunque, basti pensare ai neofascisti di Afd) solo un’Europa politica, capace di superare strumenti sbagliati, obsoleti e paralizzanti come l’unanimità e il diritto di veto dei singoli Stati nell’assunzione delle decisioni, potrà finalmente assumere quel protagonismo necessario che fin qui è mancato e che le tensioni e i conflitti di questo tempo impongono.Qualsiasi iniziativa volta a rafforzare le istituzioni e l’autonomia strategica dell’Europa troverà sempre il nostro sostegno, così come ogni rigurgito sovranista e populista dei singoli Paesi troverà viceversa la nostra opposizione.Un’Europa politica deve però dotarsi finalmente di una comune politica estera e di difesa. Come bene ha segnalato Romano Prodi. Nessuna iniziativa tesa al riarmo dei singoli Stati va nella direzione giusta, in quanto destinata unicamente ad esasperare le tensioni internazionali, la disarmonia europea e l’incapacità dell’Unione di incidere nello scenario internazionale.Al contrario, serve una strategia comune di difesa che operi nella pur lunga e complessa direzione della difesa comune al servizio di una politica di pace, che rimetta al centro il multilateralismo e il diritto internazionale.Il voto di oggi a Strasburgo (sul quale c’è stato un larghissimo consenso anche da parte dei socialisti europei) era relativo ad una risoluzione sul libro bianco della difesa, non su un programma operativo. Il testo, pur migliorato dal comune lavoro della delegazione Pd, in particolare di Nicola Zingaretti e Lucia Annunziata, conteneva aspetti oggettivamente contraddittori rispetto agli obiettivi che abbiamo indicato.Se da un lato sottolineiamo positivamente l’assunzione di un’iniziativa da parte della Commissione europea, e il maturare di una comune volontà ad affrontare i nodi che sin qui hanno impedito all’Unione di europea di integrare politiche strategiche, a partire da quella di difesa, dall’altro non possiamo tacere il persistere di un’ambiguità rispetto ad alcuni strumenti unilaterali di riarmo nazionale, al di fuori di una comune strategia di integrazione.Riconoscendo la necessità di un’iniziativa, nessuno degli europarlamentari del Pd ha espresso sulla risoluzione un voto contrario, ma non rinunciamo a evidenziare i limiti e le contraddizioni che il compromesso del ReArm-Eu porta con sé. Il nostro impegno sarà quello di superarli, chiedendo maggior coraggio ad un’iniziativa che deve essere fino in fondo europea.Il voto della nostra delegazione, articolato tra astensione e favorevole, legge questa contraddizione ancora presente nell’agenda e la tensione che il Pd intende imprimere nel lavoro di correzione e rafforzamento per una autentica difesa comune. Per una Europa più forte, giusta e unita".

Aggrappandosi con le unghie e con i denti ad una giustificazione che non sta in piedi, da qualunque punto si voglia guardare, il dem Stefano Bonaccini ha cercato con le parole sopra riportate di spiegare lo sgambetto da lui organizzato alla segretaria del suo partito, Elly Schlein, sfruttando il voto al Parlamento Ue sul piano di riarmo annunciato "motu proprio" da Ursula von der Leyen.

In pratica, Bonaccini dice di essere d'accordo con la linea della segretaria, che ha respinto il piano della presidente della Commissione UE, dicendo però di averle disubbidito per votare non il piano di riarmo di von der Leyen, ma il contributo del Parlamento UE al libro bianco sul futuro della difesa europea.

Peccato, però, che nel testo, che rappresenta "anche" il contributo dei deputati al cosiddetto "libro bianco" sul futuro della difesa europea, che la Commissione e l'Alto Rappresentante dovrebbero presentare la prossima settimana, il Parlamento Europeo chieda misure concrete per avviare "sforzi realmente innovativi" e azioni " simili a quelle utilizzate in tempo di guerra"... e non un programma ben definito per arrivare ad una difesa comune. Oltretutto, il piano di riarmo, così come è stato concepito, è un "assist" per finanziare l'industria bellica degli Stati Uniti, minare lo stato sociale nell'Ue e favorire il consenso verso le forze nazional-sovraniste che fanno il tifo per l'estrema destra nazifascista promossa da Trump e Putin. In pratica, un autogol. Ma per Bonaccini, l'occasione era ghiottissima per vendicarsi della sconfitta subita nella corsa per la segreteria del Partito Democratico. 

Che cosa predicava Schlein? Una posizione del tutto logica e condivisibile, riassunta in questa breve dichiarazione:

"All'Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del PD. Oggi al Parlamento si votava una risoluzione sulla difesa comune, con molti punti che condividiamo, ma la risoluzione dava anche appoggio al piano RearmEU proposto da Ursula Von der Leyen cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla. Quel piano va cambiato".

Come si fa a dire che quanto detto da Schlein sia illogico e non condivisibile? Infatti, lo stesso Bonaccini ha confermato le parole della sua segretaria, ma si è inventato la scusa del libro bianco per giustificare lo sgambetto che le ha voluto fare, utilizzando una questione di così tale importanza per vendicarsi di una bega di partito... che riguarda solo lui.

Peggio è, invece, quanto sta accadendo nella maggioranza di governo. A seguito di quello che si è votato ieri a Bruxelles, si è capito che FdI, FI e Lega, in tema di politica estera, sono divisi su tutto. Forza italia ha votato a favore del piano di riarmo e a favore del sostegno all'Ucraina. FdI ha votato a favore del piano di riarmo e si è astenuta sul sostegno dell'UE a Kiev. Infine, la Lega ha votato no a tutto.

In pratica, non vi è più una linea unica che sostenga l'azione di governo su un punto così cruciale che riguarda la politica estera. Forza Italia segue alla lettera la linea von der Leyen. Fratelli d'Italia vota per il piano di riarmo ma si astiene sul sostegno all'Ucraina, per il timore, anzi il terrore, di non voler far cadere in disgrazia agli occhi di Trump la "pupilla" dei nazifascisti a stelle e strisce, Giorgia Meloni. Infine la Lega di Salvini, che è ormai dichiaratamante nelle mani di Trump e Putin, con il suo segretario autotrasformatosi in burattino che supporta ciò che "sente dire" da Washington e Mosca, tanto è irrilevante e paradossalmente succube nel voler dimostrare la sua servitù nei confronti dei due dittatori.