È piuttosto semplice. Prendiamo un caso che è comune a molti, se non a tutti. Diciamo che oggi dovete acquistare una nuova auto. Che fate?

C'è qualcuno che, disponibilità a parte, decide di acquistare una vettura solo per spendere 50mila, 100mila o 150mila euro... pur di consumare tale somma? Difficile crederlo.

Invece che cosa accade normalmente? Che uno sceglie la vettura in base all'uso che ne vuole fare e poi, in funzione di ciò, acquista quella che per lui ritiene la più adatta.

Perché ricordarlo? Perché l'esempio calza a pennello con il piano di riarmo dell'Unione europea. Che cosa dice in sostanza la von der Leyen ai membri dell'Ue? Vi ho riservato una somma di 800 miliardi di euro che potete spendere senza che questi soldi vadano a poi penalizzare i bilanci dei singoli Stati per incrementare autonomamente la spesa militare, in modo che questa possa arrivare almeno al 2% del PIL con l'obiettivo poi di concordare una difesa comune tra i vari Paesi membri.

Che cosa? Che senso ha tutto ciò? Perché ogni Stato dovrebbe rinforzare autonomamente le proprie capacità di difesa se poi tutto deve essere finalizzato ad una difesa comune?

Che cosa, invece, bisognerebbe fare?

Prima costituire la basi burocratiche e pratiche di una difesa comune dei Paesi dell'Ue. Un processo che richiederebbe tempi biblici? No. Basta prendere tutto ciò che vale per la NATO, cancellarne tutto ciò che riguarda gli Stati Uniti e le basi per un protocollo di difesa comune sono già belle che pronte. È utopico? Al contrario... è reale, visto che i vari eserciti dei Paesi europei collaborano tra loro sulla base di relazioni e procedure consolidate da anni... proprio grazie alla NATO.

Qual è il secondo passo? Decidere come la difesa comune debba essere fatta e con quali mezzi, in base alle caratteristiche di dimensioni e tipologie di territorio da proteggere. 

Stabilito ciò, definendo quanto ogni Stato dovrà spendere in base alla "lista della spesa", l'Europa acquisterà come soggetto unico il materiale bellico necessario - privilegiando i propri fabbricanti di armi -, mentre i vari Stati pagheranno ognuno la propria quota parte.

In questo modo ci sarà una difesa comune, primo passo di un esercito Ue, con una spesa militare ottimizzata e molto ridotta rispetto all'assurda cifra buttata lì dalla presidente della Commissione Ue.

Questo è ciò che Pd (lato Schlein), Avs e 5 stelle stanno propondendo e che alcuni partiti e certa stampa fanno finta di non capire oppure - non è escluso visti certi soggetti in circolazione - non riescono proprio a capire.

Sabato 5 aprile, contro il piano riarmo dell'Ue, il Movimento 5 stelle ha organizzato una manifestazione che prenderà il via alle ore 13 da Piazza Vittorio Emanuele II per avviare il corteo che raggiungerà il palco allestito in Via dei Fori Imperiali.

La manifestazione vuole essere un no allo spreco di miliardi in armi mentre scuole, ospedali e servizi pubblici vengono lasciati senza risorse. È un no a un governo che vuole portare l'Italia nel vortice di una folle corsa agli armamenti, sottraendo fondi a sanità, istruzione e welfare. Un piano che arricchirà le lobby militari e impoverirà cittadini e lavoratori di un'Italia sempre più in bolletta.

Oggi il Parlamento europeo ha approvato un rapporto che contiene un emendamento che dà il "benvenuto" al piano di riarmo, senza un'ombra di indicazione per una difesa comune!

L'unico aspetto positivo in relazione al voto di questo emendamento? Il fatto che certifichi che il governo Meloni non abbia più una maggioranza, visto che Forza Italia ha votato a favore, la Lega contro, mentre i parlamentari di Fratelli d'Italia si sono astenuti.

Dunque, qual è la linea del governo sulla questione? Boh!