Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha partecipato lunedì mattina a Palazzo Chigi alla presentazione di "A sostegno di chi ha più bisogno", iniziativa promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna amica, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Il Presidente di Coldiretti Prandini ha illustrato l'operazione di solidarietà che, in occasione delle festività di Pasqua, porterà nelle case delle famiglie in difficoltà economica sostegni alimentari e prodotti del Made in Italy.

Questa la nota di Palazzo Chigi per illustrare l'impegno mattutino del premier, che nelle prossime ore dovrà incontrarsi con le regioni per parlare di aperture. Regioni che, va ricordato, sono in buona parte anche di rigida osservanza leghista e che, obbligatoriamente, seguiranno su tale argomento le istruzioni ricevute dal loro "lider maximo", Matteo Salvini.

Quest'ultimo, d'altronde, ha già comunicato che sta lavorando con il presidente Draghi perché dopo Pasqua si riaprano le attività nelle città italiane fuori dall'emergenza. "Salute e lavoro devono camminare insieme".

Chissà, in base a tale dichiarazione, se anche nei piccoli paesi, secondo Salvini, si potrà riaprire... 

In ogni caso, quello su cui Draghi e Salvini già concordano è le riapertura delle scuole subito dopo Pasqua, di tutte le scuole, anche quelle nelleregioni in area rossa.

Una buona idea? Chissa! Lunedì, il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in proposito ha dichiarato:

"Da un punto di vista sociale sono convinto che le scuole debbano essere le prime a riaprire e le ultime a chiudere. Detto questo, c'è bisogno di un adeguato livello di sicurezza nelle scuole, compresa anche la questione trasporti, e dobbiamo essere consapevoli che se riapriamo le scuole non possiamo riaprire altro, in questo senso la decisione di aprire le scuole va di pari passo con la decisione di lasciare l'Italia in rosso ed arancione fino a fine aprile, altrimenti il sistema non regge".

Già, per l'appunto. Ma per le vacanze di Pasqua, gli italiani che non possono uscire di casa per andare a Firenze, Roma o Venezia, oltre a non poter allontanarsi troppo dalla propria abitazione per fare due passi, potranno invece andare all'estero. Una decisione che non è stata accolta con favore - diciamo così - dal presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che al riguardo ha dichiarato:

"Gli alberghi e tutto il sistema dell'ospitalità italiana sono fermi da mesi, a causa del divieto di spostarsi da una regione all'altra. Non comprendiamo come sia possibile autorizzare i viaggi oltre confine e invece impedire quelli in Italia. Se è vero come è vero che le persone vaccinate o con tampone negativo sono a basso rischio di contagio, allora questa logica deve essere applicata anche ai viaggi in Italia, così come alla possibilità di frequentare terme, impianti di risalita, riunioni, congressi e manifestazioni fieristiche". 

Federalberghi - riporta l'Ansa - chiede che il governo adotti con urgenza un provvedimento per "liberare" le persone munite di certificazione attestante l'avvenuta vaccinazione o il risultato negativo di un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone non oltre le quarantotto ore precedenti il viaggio o il risultato di un test sierologico che dimostri di essere guariti dalla malattia. 

Come appare evidente da quanto appena riassunto, solo alcuni piccoli esempi che non prendono neppure in esame le intricate polemiche relative ai vaccini, la gestione dell'emergenza Covid in Italia è un problema che è ancora di difficile soluzione, se non addirittura irrisolvibile... nonostante Draghi.