Ciò su cui i parlamentari erano chiamati ad esprimersi nel pomeriggio di venerdì in relazione all'accordo sulla Brexit siglato con l'Ue da Theresa May era un testo costituito dai seguenti punti:

- la cifra di 39 miliardi di sterline che la Gran Bretagna si impegnava a pagare all'Europa; 
- le garanzie sui diritti dei cittadini dell'Ue e del Regno Unito;  
- la definizione del "periodo di transizione" per la Brexit fino alla fine del 2020; 
- il backstop, che intende prevenire il ritorno dell'infrastruttura doganale alla frontiera irlandese nel caso in cui non venga siglato alcun accordo commerciale tra Regno Unito e UE.

Questo il risultato del voto: 286 sì, 344 no. Theresa May è stata così sconfitta per l'ennesima volta.

Michel Barnier, capo negoziatore dell'Ue per la Brexit, stamani aveva descritto quello di oggi come un "voto importante", perché avrebbe consentito di estendere al 22 maggio il termine ultimo per l'uscita del Regno Unito dall'Ue, prima delle elezioni europee, concedendo così altro tempo per cercare di evitare una Brexit senza accordo. Ma così con sarà.

A questo punto, però, Governo e Parlamento dovranno decidere il da farsi. Inutile ripetere che tutte le opzioni continuano ad essere sul tavolo, con le opposizioni che chiedono elezioni politiche anticipate.

Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha annunciato che convocherà una riunione dei Paesi membri per il 10 aprile.

Theresa May, adesso, ha tempo fino al 12 aprile per tentare ancora di far approvare il testo da lei negoziato, magari con qualche modifica, oppure per concordare con l'Ue un ulteriore prolungamento della scadenza della Brexit ed evitare l'uscita senza accordo.

Il Parlamento tornerà a riunirsi lunedì 1 aprile per continuare a discutere il resto delle proposte formulate dalla Camera dei Comuni, nella speranza di evitare una hard Brexit o un rinvio che sarebbe, probabilmente, di almeno un anno e comporterebbe la partecipazione alle prossime elezioni europee.