La nuova amministrazione statunitense ha mantenuto finora un approccio ambiguo verso l'Ucraina, bilanciando dichiarazioni a volte di vicinanza altre di distanza  da Mosca, come le recenti affermazioni del segretario di Stato, Marco Rubio. Tuttavia, un tema ha sempre catalizzato l'attenzione di Washington: il controllo delle risorse naturali ucraine, in particolare i "minerali critici" essenziali per l'industria tecnologica e militare. Grafite, titanio, litio e terre rare — alcuni dei quali situati nelle regioni occupate dalla Russia — sono al centro di un braccio di ferro durato mesi, a cui gli Stati Uniti hanno persino condizionato il sostegno militare a Kiev collegandolo alla firma di un accordo sul loro sfruttamento.  

Dopo tensioni e pressioni, è arrivata la svolta. La vice-primo ministro e ministra dell'Economia ucraina, Yulia Svyrydenko, ha annunciato la firma di un memorandum d'intesa con Washington per una cooperazione economica che include l'accesso ai minerali strategici. I dettagli non sono ancora stati resi pubblici, ma ciò potrebbe avvenire a breve, poiché il segretario del Tesoro USA Scott Bessent, in un incontro virtuale con le autorità di Kiev, ha anticipato che l'accordo definitivo potrebbe essere finalizzato già la prossima settimana.

Il primo ministro Denys Shmyhal volerà a Washington lunedì per discutere con Bessent l'istituzione di un Fondo per la Ricostruzione, cruciale per un paese devastato da tre anni di guerra.

Fonti vicine al sito European Pravda suggeriscono che Kiev abbia ottenuto condizioni vantaggiose. Il testo riconoscerebbe il ruolo dell'Ucraina nel preservare gli equilibri internazionali, evitando di ridurre il sostegno militare statunitense a una “elemosina” da ripagare: un chiaro riferimento alle richieste iniziali di Trump, passate da 300 a 100 miliardi di dollari, poi accantonate. Inoltre, gli USA si impegnerebbero a non confliggere con gli accordi economici esistenti di Kiev, soprattutto con partner europei, scongiurando il rischio di uno sacco coloniale delle proprie risorse.  

Per l'Ucraina, attrarre investimenti è vitale per risollevare un'economia a pezzi. Tuttavia, la partita sui minerali critici si inserisce in una strategia USA più ampia, legata alla competizione con la Cina, che detiene il 75% dei giacimenti a livello globale. L'accordo, pertanto, non è immune da rischi: la Casa Bianca potrebbe infatti strumentalizzarlo nel braccio di ferro tariffario con Pechino, esponendo Kiev a pressioni politiche indesiderate. 

Sebbene il memorandum sembri aver evitato gli eccessi iniziali, la sfida per l'Ucraina resta duplice: bilanciare gli interessi stranieri senza compromettere la sovranità e poter così continuare a navigare in un contesto globale dove le risorse naturali sono sempre più merce di scambio nel gioco delle grandi potenze. Intanto, l'Europa osserva: il rispetto degli accordi con Bruxelles sarà un banco di prova per misurare la reale portata “collaborativa” di questo nuovo capitolo tra Washington e Kiev.