Il voto di domenica in Francia ha fatto da cartina di tornasole ai programmi di Macron, rappresentando il crescente divario tra metropoli e aree periurbane e rurali, di cui si è reso responsabile l'attuale governo francese  che, tra l'altro, non è riuscito a risolvere neppure i problemi rappresentati dal potere d’acquisto e dalle persistenti disuguaglianze nell'accesso alle cure... percepiti per l'appunto soprattutto al di fuori delle aree urbane. La propaganda dell'estrema destra, che in Italia conosciamo bene, ha fatto il resto.

I due (post) camerati italici, Salvini e Meloni, hanno accolto in maniera diversa la vittoria al primo turno dei colleghi d'oltralpe.

Così il senatore Matteo Salvini ha dichiarato:

"Complimenti a Marine Le Pen e Jordan Bardella per lo straordinario risultato ottenuto al primo turno delle elezioni legislative in Francia, come emerge dagli exit poll. Quando il popolo vota, il popolo vince!    Vergognoso Macron che, chiamando ai “blocchi” contro il Rassemblement National al secondo turno, si comporta come una Von der Leyen qualsiasi e cerca in tutti i modi di opporsi ad un cambiamento espresso da milioni di francesi, a Parigi e come a Bruxelles".

Come è facile notare, l'arruffapopolo leghista non manca in nessuna occasione di confermare la confusione mentale che lo contraddistingue, parlando di vittoria al primo turno e pretendendo che gli altri partiti non mettano in campo una strategia per cambiare l'esito del voto al secondo turno, cercando di far credere che ciò sia contro le regole e la democrazia. 

È comunque più indicativo il non entusiasmo di Meloni che sui social non ha (finora) salutato l'esito del risultato dei (post) fascisti francesi. Il motivo? Gli equilibri in Europa, dopo che Viktor Orban (Ungheria) e Herbert Kickl (Austria) vogliono creare a Bruxelles un nuovo gruppo nel Parlamento UE che, ha come punti di riferimento il no ad un secondo mandato alla von der Leyen e un atteggiamento non di contrasto alla Russia di Putin. Gruppo su cui potrebbero convergere Salvini e Le Pen, con quest'ultima che prima del voto di fine settimana si guarda bene dal pronunciarsi per evitare passi falsi che possano causare perdite di consensi nell'elettorato meno ideologico.

Nel caso che tale gruppo, dopo esser diventato realtà, dovesse accogliere oltre a Lega e RN anche i polacchi del PIS, attualmente nell'ECR guidato da Meloni, la premier italiana finirebbe per contare in Europa ancor meno di meno di quanto conti adesso.

Per questo, Giorgia Meloni dei successi di Le Pen farebbe volentieri a meno, a differenza di Salvini che invece si affiderebbe pure a Belzebù se questo servisse a mettere in difficoltà l'immagine e l'influenza della sua "carissima" e "amatissima" alleata di governo che, nel caso riuscisse ad approvare il premierato, lo farebbe scomparire dalla scena politica.