Domenica 28 aprile la Spagna torna nuovamente alle urne per le elezioni politiche, la terza volta in quattro anni.
Le elezioni anticipate sono state necessarie dopo che i partiti indipendentisti hanno tolto il loro sostegno al governo del premier socialista Pedro Sánchez di cui facevano parte. Il governo Sánchez, va ricordato, aveva un mandato a termine, sia perché era subentrato in corsa in sostituzione di quello di Mariano Rajoy, progressivamente indebolito dagli scandali che hanno travolto il Partito Popolare, sia perché era un governo di minoranza sostenuto da meno di un quarto dei parlamentari.
E la frammentazione del voto sarà proprio l'argomento principe di questa elezione. Infatti, in base ai sondaggi, non è prevedibile che un partito conquisti da solo la maggioranza dei seggi e non è neppure possibile ipotizzare una qualsiasi maggioranza in grado di formare un Governo che guidi la Spagna nei prossimi anni.
I socialisti, probabilmente, risulteranno il primo partito, ma non riusciranno a superare la quota di 176 seggi necessaria per ottenere la maggioranza in Parlamento. In linea teorica, potrebbero avere l'appoggio di Podemos (in calo di consensi proprio a causa del PSOE), e degli indipendentisti, che però sono proprio quelli che hanno tolto solo qualche mese fa il sostegno a Sánchez, per la querelle relativa all'indipendenza della Catalogna.
A destra ci sono i numeri che mancano a sinistra per superare quota 176? Sempre in base a quanto ci dicono i sondaggi, la risposta è no. Popolari e Ciudadanos non hanno alcuna possibilità di governare... neppure accettando il sostegno - e non è detto che ciò avvenga - del partito emergente di estrema destra, Vox. PP, Ciudadanos e Vox, comunque, si sono già alleati una volta: è stato all'inizio dell'anno, quando hanno dato vita al governo regionale in Andalusia.
Nato nel 2013, da alcuni fuoriusciti dal PP, Vox ha progressivamente aumentato i propri consensi dopo gli attentati di Barcellona del 2017. Alle elezioni di domenica si prevede che possa superare la soglia del 10%, anche se da parte dei sondaggisti rimane molta incertezza sul dato, come sempre accade per una nuova forza politica, soprattutto se in forte ascesa.
Da un punto di vista puramente numerico si possono ipotizzare coalizioni tra socialisti e popolari o tra socialisti e ciudadanos, anche se in questo caso l'alleanza è stata esclusa da Sánchez, che ha dichiarato di non avere intenzione di allearsi con un partito che non prevede alcun dialogo con la Catalogna sulla questione dell'indipendenza.
Come è possibile capire da questo breve riassunto, la questione alleanze e governabilità è al centro del dibattito politico, molto più di quanto non lo siano le questioni economiche e sociali. Il fatto incredibile, almeno rispetto a quanto registriamo in Italia, è che nonostante l'incertezza che vive in questi giorni la Spagna, i mercati finanziari non sembrano esserne preoccupati, visto che i Bonos, i titoli del debito pubblico spagnolo con scadenza decennale, vengono quotati a circa 108 punti in più rispetto a quelli tedeschi. I BTP italiani, invece hanno raggiunto uno spread di quasi 280 punti con un governo in carica... a meno che non stia proprio lì il problema!