(Vai alla prima parte Quando si è giovani e idealisti si è convinti di poter cambiare il mondo con le idee ma con il tempo e l’esperienza ci si rende conto che non possiamo cambiare lo stato delle cose solo con le idee, non è solo la forza delle idee a sostenerci occorre la sicurezza del cuore dove dimora il fuoco vivo dei principi e della speranza.

Bisogna nutrire la speranza ogni giorno perché la mancanza di speranza è nemica della verità e della giustizia. È la speranza che ci fa perseverare nel combattimento anche quando la verità viene snaturata o occultata da chi ha il potere per farlo; che ci dà la forza e il coraggio di alzarci quando ci dicono di stare seduti, di parlare quando vogliono che si resti in silenzio e di fare la cosa giusta anche se può costarci la vita.

Ma accanto ai nostri principi e alla speranza occorrono atti concreti, manifestazioni di volontà chiare, atteggiamenti miti ma fermi per portare un cambiamento reale nel nostro Paese. È arrivata l’occasione per decidere se ci devono governare il ricatto e la paura o uno Stato di diritto!

La natura del nostro Paese non si rivela in come trattiamo i privilegiati e i potenti ma in come trattiamo i poveri, i diseredati, i deboli, i carcerati, i malati, gli orfani, le persone sole e se ci si guarda negli occhi senza pregiudizio ci potremmo accorgere che tutti abbiamo bisogno di giustizia e di misericordia nel senso nobile della parola.

Nella società italiana stanno emergendo una serie di fenomeni estremamente preoccupanti e pericolosi: corruzione, destrutturazione del tessuto economico, disuguaglianze, scissionismo territoriale, una gravissima crisi della giustizia, ricorso a espedienti extra costituzionali per formare governi di fortuna asserviti a interessi di potenze straniere. 

Che piaccia o meno è ormai incontrovertibile che dalla fine del secondo conflitto mondiale siamo stati relegati al ruolo subalterno di eterni sconfitti, siamo un popolo destinato ad essere servente sia nei confronti della Francia, Inghilterra e Stati Uniti e, ultima nell’ordine, la Germania. Attualmente gli storici italiani chiamati a svolgere il delicato compito di periti nominati da vari Tribunali nei processi di stragi e depistaggi stanno ricostruendo con impegno e fatica il percorso storico lungo un secolo per disvelare i reali motivi che hanno determinato la decadenza del nostro Paese attraverso la lettura della numerosa documentazione in parte desegretata giacente negli archivi di Paesi occidentali stranieri o nostrani abbandonata in stanze dimenticate, chiusa in armadi pieni di polvere.

Gli Stati Uniti in particolare hanno esercitato una pesante ingerenza nella politica e nell’economica del nostro Paese attraverso la struttura politico - militare della NATO che ricorrendo di volta in volta a vari schemi ha determinato le scelte fondamentali dello Stato italiano, strutturando e dirigendo le istituzioni in funzione dei propri interessi.

Prendiamo ad esempio l’Uspa (Ufficio di sicurezza del Patto Atlantico) che dal 1949 selezionava i funzionari civili e militari dello Stato italiano sulla base del tasso di “fedeltà atlantica”, oppure al patto segreto stipulato fra il Sifar e la Cia il 26 novembre 1956 che ha dato vita a una organizzazione armata segreta denominata Gladio che per decenni ha “gestito” la nostra “sicurezza interna”. Anni di violenza e terrore iniziata con la strage di Portella della Ginestra, una sequela di stragi insensate e crudeli; tentativi di golpe militari sotto il patrocinio di una classe politica serva e complice sorretta dal voto cattolico. Gladio, loggia P2, vertici dei servizi segreti con i loro “cani sciolti”, i militari, la partitocrazia,  l’imprenditoria famelica e i quadri dirigenziali all’interno dei vari ministeri sono stati la longa manus degli USA all’interno del corpo istituzionale della nazione. 

Tale influenza ha agito con la massima libertà d'azione e impunità. Un esempio per tutti: la strage di Piazza della Loggia a Brescia. Subito dopo lo scempio, portati via i feriti e i morti fu dato l’ordine di ripulire con gli idranti la scena del crimine al fine di eliminate tutte le prove che avrebbero potuto ricondurre agli autori materiali per questo furono cancellate perfino la presenza di esplosivo dai cadaveri e dai feriti ricoverati negli ospedali: l’esplosivo era una traccia certa che avrebbe permesso l’individuazione anche dei mandanti.

Con la caduta del muro di Berlino e lo scioglimento del Patto di Varsavia gli USA hanno pensato bene di “assorbire” i paesi dell’Europa orientale facendoli aderire alla NATO al fine di isolare la Russia. Essendo concentrati in questo nuovo programma di espansione sembrava che in Italia i lacciuoli si fossero allentati, Gladio veniva sciolta e solo apparentemente sono state sospese le pratiche discriminatorie. Sostanzialmente le cose per noi non sono cambiate infatti i partiti, l’imprenditoria, i militari e servizi segreti sopravvissuti alla fine della guerra fredda hanno continuato l’opera di destabilizzazione interna del Paese: la destrutturazione industriale e la svendita del patrimonio pubblico ha portato un colossale aumento del debito pubblico e un indebolimento strutturale dell’economia nazionale; l’introduzione del precariato ha determinato l’impoverimento di milioni di cittadini;  è stato attivato anche uno smembramento dello Stato attraverso l‘espediente incostituzionale delle autonomie territoriali e amministrative delle regioni a statuto ordinario. L’elenco delle cose che dividono i cittadini italiani è lungo e oserei aggiungere anche vergognoso.

La posizione strategica dell’Italia nel Mediterraneo la renderà sempre schiava degli interessi strategici degli Stati Uniti infatti viene usata per perseguire gli interessi allargati nei paesi dei Balcani fino ai confini con la Russia. La NATO non è un esercito a difesa degli alleati ma di fatto, uno strumento di espansione militare statunitense. 

L’intervento nei paesi dell’ex Jugoslavia ne è la dimostrazione per questo il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo è strategicamente insostituibile: è una portaerei naturale sfruttabile a 360° - Europa del nord e dell’est, Medio Oriente, Africa del nord e Atlantico.

L’attacco all’ex Jugoslavia non era possibile senza l’assenzo dell’Italia e qui vi è una chiave di lettura di alcune vicende che hanno interessato la vita politica del nostro Paese. (…) “durante le infuocate vicende della guerra in Bosnia, per la decisa posizione assunta all’Italia, durante il governo Dini, fu ribadito che la Nato non aveva legittimità a ricorrere a misure comportanti l’uso della forza senza la preventiva autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, come del resto prevede la Carta delle Nazioni Unite. Questa posizione assunta dal governo Dini fu ereditata dal governo Prodi e lo stesso Dini, come ministro degli Esteri, la mantenne in piedi, come posizione ufficiale della Farnesina, in dichiarazioni pubbliche e comunicati stampa, fino al settembre del 1998. Nel corso della primavera, dell’estate e del mese di settembre del 1998 si sviluppò un dibattito sulla possibilità che la Nato intervenisse militarmente nel Kosovo, anche in assenza di una formale autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza. Tale dibattito nascondeva un conflitto politico durissimo fra Stati Uniti e Gran Bretagna, che sostenevano la tesi della legittimità del ricorso alla forza, e l’Italia che continuava a opporsi. È sorta a quel punto per l’alleato americano l’esigenza di provocare un mutamento di governo in Italia per ottenere una maggioranza più omogenea alle esigenze belliche della Nato, sostituendo Rifondazione comunista con forze più devote all’atlantismo. In questa prospettiva, venne attivato il più autorevole dei terminali della Cia nel sistema politico italiano, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, l’uomo di Gladio”.

(...)“Tale operazione, che fu banalizzata come se fosse una manifestazione del peggiore costume trasformistico italiano, aveva un preciso obiettivo politico: quello di provocare un mutamento della posizione internazionale dell’Italia per ottenere la legittimazione della Nato al ricorso alla guerra, come strumento della politica di potenza americana. Tale operazione riuscì perfettamente per l’inattività della sinistra italiana e del governo Prodi, battuto alla Camera il 9 ottobre 1998, successe un nuovo esecutivo guidato da D’Alema, con la missione di consentire l’attacco della Nato alla Jugoslavia, che si sarebbe materializzato il 24 marzo 1999”. 

Ecco cosa si nasconde dietro la scissione di Di Maio, si è allineato alla “politica atlantista” dell’attuale premier per ritagliarsi un ruolo che altrimenti non avrebbe mai avuto: spera che la sua “fedeltà” agli americani gli riservi un futuro nella politica.

Quando la NATO cerca alleati fedeli vuol dire che la guerra sarà lunga: questa potrebbe essere un’ottima occasione per chiudere con questa politica suicida che porterà la fine  dell’UE, una scissione tra l’Europa e la Russia e l’affermazione del disegno egemonico militare ed economico degli Stati Uniti con grave danno per la libertà e la democrazia di moltissimi popoli.

Quando vedo Draghi vicino a Biden o a Macron & C. mi da l'impressione di un figlio di famiglia..... che non è riuscito a crescere.