In una nota diffusa questo lunedì, la Direzione Generale dei Media Esteri del Ministero della Cultura e della Guida Islamica ha affermato che la politica del Ministero della Cultura e della Guida Islamica iraniana ha costantemente accolto con favore i viaggi e le attività legittime dei giornalisti di vari media internazionali.Il ministero mira ad aumentare la presenza dei media stranieri nel paese e a proteggere i loro diritti legali, una politica che viene attivamente perseguita dal 14° governo, viene sottolineato nel comunicato, per poi annunciare che una cittadina italiana, Cecilia Sala, si è recata in Iran con un visto da giornalista il 13 dicembre 2024, ma è stata arrestata il 19 dicembre 2024 con l'accusa di aver violato le leggi della Repubblica islamica dell'Iran.Il suo caso è attualmente al vaglio degli inquirenti e il suo arresto è stato eseguito in conformità con le leggi in vigore.L'ambasciata italiana a Teheran è stata informata e, durante questo periodo, alla giornalista è stato consentito di comunicare con il proprio consolato ed è in contatto telefonico con la sua famiglia.

Così l'agenzia IRNA, l'organo di stampa ufficiale delle istituzioni iraniane, ha riportato la motivazione dell'arresto di Cecilia Sala. Un chiarimento che, come chiunque può intuire, non chiarisce alcunché, dato che non indica come e quando le leggi iraniane sarebbero state violate.

Pertanto, "il chiarimento che non chiarisce" fornito quest'oggi da Teheran rafforza l'ipotesi secondo cui l'arresto della Sala sia una ritorsione in risposta all'arresto di Mohammad Abedini-Najafabadi avvenuto a Malpensa su richiesta delle autorità americane. Abedini-Najafabadi, un cittadino iraniano in possesso anche di un passaporto svizzero, proveniente da Istanbul stava tornando, per l'appunto, in Svizzera, che sembra essere il suo luogo di residenza.

Sencondo l'America, il sistema di navigazione del drone che il 28 gennaio 2024 colpì la base statunitense «Tower 22» in Giordania, uccidendo 3 soldati americani e ferendone una trentina, sarebbe stato acquistato in Massachusetts e poi commercializzato aggirando le leggi americane sul controllo delle esportazioni di componenti elettronici (nei confronti dell'Iran son in atto pesanti sanzioni che impediscono il libero commercio) attraverso lo schermo della svizzera «Illumove Sa»: società dietro la quale opererebbe Abedini-Najafabadi, direttore dell’azienda iraniana «San’at Danesh Rahpooyan Aflak Co» (Sdra) da lui fondata.