Nuovo record di contagi nelle ultime 24 ore in Usa: i casi indicati dal NYT per il 14 luglio sono 65.644, il 48% in più nelle ultime due settimane, mentre il numero di decessi ha sfiorato i mille, 954 per la precisione, pari ad un +43% rispetto alla media degli ultimi 14 giorni.

Gli Stati maggiormente colpiti? Soprattutto quelli della cintura del Sud, in particolar modo Florida, Alabama, Texas e Louisiana. Gli Stati Uniti sono diventati il focolaio più importante di diffusione del virus, l'unico, tra i Paesi del G7 in cui la pandemia è praticamente fuori controllo, tanto che gli esperti non escludono che il numero di vittime, a questi livelli di contagio, possa raggiungere le 200mila unità entro la fine dell'anno.

Secondo la JHU sono quasi 3,5 milioni i casi totali di contagio registrati finora in Usa e circa 136.500 i morti. Dopo le riaperture anticipate pretese da Trump e concesse dai governatori repubblicani, il contagio negli Usa adesso è persino raddoppiato rispetto a quello registrato in primavera, anche perché sembra impossibile far capire agli americani che il virus si combatte con il distanziamento sociale e l'utilizzo di mascherine protettive.

Infatti, per molti cretini, sinceramente non è possibile definirli altrimenti,  che risiedono negli Stati Uniti tali misure, seppur volte a limitare il contagio, violerebbero le loro libertà costituzionali e, pertanto, è loro diritto infettarsi. Stando così le cose, nel caso la mortalità aumenti (e non potrà essere altrimenti), Trump rischierà di perdere una parte importante dei suoi elettori!

Ma, come già sottolineato, è anche l'aspetto economico a preoccupare in relazione a questa ripresa del contagio. Lo riporta anche il New York Times in un articolo odierno in cui si prevede per gli Usa un burrascoso autunno, con la minaccia di scuole chiuse, nuove misure di confinamento, stadi vuoti e totale incertezza sulla disponibilità di misure di sostegno federale, sia per le imprese in difficoltà che per i lavoratori disoccupati. 

Per mesi, gli investitori finanziari, i membri dell'amministrazione Trump e molti economisti hanno disegnato uno scenario che, partendo dalla gravissima recessione di primavera, ipotizzava un altrettanto importante ripresa economica già alla fine dell'estate, ripresa che ad autunno sarebbe addirittura decollata con la scomparsa del virus. L'aumento di posti di lavoro a maggio e giugno sembrava confermare tali aspettative.

Ma la ripresa del contagio e l'incapacità di prendere misure adeguate per arginarlo da parte del Governo federale rischiano di condurre gli Stati Uniti in una spirale recessiva che potrebbe infliggere danni a lungo termine a lavoratori e aziende sia grandi che piccole, a meno che il Congresso non riveda il piano di aiuti che inizieranno a scadere già alla fine di luglio, con molti Stati che hanno ripreso progressivamente a imporre la chiusura di alcune attività, a cui ha già fatto seguito l'inevitabile licenziamento dei dipendenti.

Naturalmente, per l'improbabile presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sono tutte "fake news":