Venerdì l'avvocata Bongiorno, e forse a scappatempo (visti gli impegni professionali) anche senatrice della Lega, nella sua arringa difensiva al processo Open Arms ha cercato di convincere i giudici di Palermo che il suo assistito, Matteo Salvini, non può essere condannato per i reati di cui è accusato. Fin qui nulla di strano. Anzi, sarebbe stato strano che un avvocato difensore avesse sostenuto le tesi dell'accusa.
Quello che però è strana è l'argomentazione che Bongiorno ha usato per sostenere la sua tesi. In pratica, l'avvocata e senatrice vuol far credere che le norme che tutelano la legge non valgano nel caso in cui debbano essere applicate ad un ministro del governo in carica nel caso in cui costui metta in atto ciò che in campagna elettorale ha promesso agli elettori. Si noti bene... non si sta parlando di far approvare una legge e poi applicarla, si sta parlando del fatto che un ministro possa fare quello che ritiene giusto anche in violazione delle norme di legge in vigore. Ed è questo, che da settimane, anche la stampa di destra va urlando ogni volta che deve occuparsi della vicenda.
A rendere più assurda la requisitoria della Bongiorno anche la reinterpretazione del diritto internazionale:
"Dobbiamo uscire dalla logica che è tutto un diritto. Una cosa è un diritto, un'altra è la pretesa. Esiste un diritto allo sbarco, non esiste il diritto di scegliere dove e come farli sbarcare e chi fare sbarcare. Mi sono chiesta perché se c'erano tutte queste opzioni hanno scelto di non andare in Spagna".
Esiste, è vero, una questione politica della gestione migranti, ma questa deve essere risolta a livello di trattati nelle sedi istituzionali e non certo in base agli sghiribizzi di un ministro che agisce secondo le convenienze propagandistiche del momento. Per questo, le norme al soccorso e al rispetto dei diritti umani sono sempre prevalenti. Ma come si fa a giustificare la ferocia di un Salvini che ha tenuto per tre settimane un centinaio di naufraghi sul ponte di una nave, con un solo bagno a disposizione, a dispetto degli altri membri del governo di cui faceva parte che gli chiedevano di consentire lo sbarco? E con che faccia si può parlare di difesa dei confini quando si sta parlando di persone armate dei soli abiti che indossano e che una volta sbarcate vengono trattenute per essere identificate?
E della disapplicazione delle norme ne è convinta anche Meloni che ieri, come spesso le capita, ha perso il lume della ragione dicendo che "è molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l’opposizione di parte delle istituzioni che dovrebbero aiutare a dare risposte".
Con chi c'è l'ha Meloni? Con i giudici di sinistra che ieri l'hanno umiliata imponendo al governo di far tornare i 12 migranti che con una nave da guerra aveva fatto trasferire in Albania per inaugurare il lager che ha preteso di costruire in quella nazione. E sulla vicenda non ha voluto essere da meno il suo concorrente Salvini, che l'ha collegata anche a quella personale: "Mi sembra evidente che una parte di magistratura fa pesantemente politica di sinistra. Se venissi condannato non sarebbe un problema per me, ma un disastro per l’Italia. Vorrebbe dire che chiunque potrebbe venire nel nostro Paese per farsi gli affari suoi. Io non mollo".
In realtà, però, il Tribunale di Roma ha semplicemente applicato una sentenza di due settimane fa della Corte di giustizia europea per una questione collegata alla Repubblica Ceca. Tra l'altro, una decisione già ampiamente prevista perché i giudici italiani non possono che attenersi alla sentenza della CURIA secondo cui un Paese non può essere considerato sicuro se non lo è in tutto il suo territorio e per tutte le persone che vi abitano.
Ma Meloni non molla e ha già annunciato un decreto legge convocando un CdM già per il prossimo lunedì perché, ha detto, "non credo sia competenza della magistratura definire quali sono Paesi sicuri e quali no. È competenza del governo, quindi credo che il governo debba chiarire meglio cosa si intende per Paese sicuro".
Da notare che tra i Paesi che Meloni definisce sicuri vi è anche l'Egitto di al Sisi, che ha torturato e assassinato Giulio Regeni, rifiutandosi poi di consegnare all'Italia i colpevoli del delitto!
Inoltre, la premier sembra non dar rilievo al fatto che il potere di distinguere Paesi sicuri e non sicuri viene assegnato agli Stati membri dalla normativa dell'Unione europea che – come noto – è preminente rispetto alle leggi nazionali ed è vincolata alle pronunce della Corte di Giustizia che, in questo caso si è già espressa.
Al di là di come la vicenda potrà finire, vi è l'evidenza che Meloni, sempre più in difficoltà, aumenti proporzionalmente il disprezzo per la legge in funzione di problemi - sempre maggiori - che è incapace di risolvere per far credere alla gente che sia chi la applica a metterle i bastoni tra le ruote. Un modo come un altro per cercare. disperatamente, di mascherare errori, passi falsi, incompetenza... che hanno e stanno caratterizzando l'attuale esecutivo.
Ad ulteriore conferma, l'altra sfuriata di ieri della premier, che ha accolto così l'iniziativa di alcuni parlamentari italiani a Bruxelles che hanno denunciato l'accordo tra Roma e Tirana, per la costruzione dei due lager in Albania, essere in violazione delle norme Ue:
"Cari italiani, questo è il testo con il quale i parlamentari del PD eletti al Parlamento Europeo chiedono all’Europa di aprire una formale procedura di infrazione contro l’Italia. Vostri rappresentanti che definiscono illegale un provvedimento votato dal Parlamento italiano solo perché loro non lo condividono. Vostri rappresentanti che propongono che l’Italia sia punita, perché la maggioranza dei suoi cittadini ha scelto il centrodestra per governare la Nazione e ha chiesto al governo di fermare l’immigrazione illegale di massa.Questi sono i democratici che, contro la volontà della maggioranza degli italiani, chiedono il sostegno esterno per costringere l’Italia a non rispettare la volontà della maggioranza dei suoi cittadini.Un comportamento semplicemente scandaloso e irresponsabile. E non c’entrano né destra né sinistra: c’entra solo il fatto che sono disposti a danneggiare l’Italia tutta pur di colpire un Governo a loro non gradito".
Quindi per la (post) fascista Meloni, come da lei stessa ammesso, la democrazia non è regolata dal diritto e dalle norme vigenti, ma dal consenso che gode il governo in carica. Una persona del genere non solo non è adatta a governare, ma è pure pericolosa.