In una intervista al direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli, il Prefetto della Segreteria per l’Economia del Vaticano, padre Juan Antonio Guerrero Alves, fa un'analisi di quelle che saranno le conseguenze dell'emergenza Covid sulle entrate della Santa Sede.
Questo un breve estratto dell'intervista.
Cosa intende di quando parla di “bilancio di missione”?Intendo spiegare quel che c’è dentro quei numeri. Per esempio: comunicare quello che il Papa fa in 36 lingue, attraverso la radio, la tv, il web, i social, un giornale, una tipografia, una casa editrice, la sala stampa (e così via) è una impresa che non ha eguali al mondo. Ha un costo, certamente. Ha anche dei ricavi. Assorbe circa il 15 per cento del budget. Ci lavorano più di 500 persone. Non so se si può fare meglio. Sempre si può. Ma se facciamo una comparazione, non credo che troviamo altri che producano così tanto con così poco. Un altro dieci per cento del budget va alle nunziature. Qualcuno magari pensa che siano chissà cosa. Sono piccole ambasciate del Vangelo, che difendono nelle relazioni internazionali i diritti dei poveri, che portano avanti una diplomazia del dialogo, della pace, della cura della terra come nostra casa comune. Un altro dieci per cento si spende per le Chiese Orientali, che sono spesso perseguitate o nella diaspora. Per l’attenzione alle Chiese più povere, alle missioni, attraverso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, si eroga un altro 8,5 per cento. Poi c’è la tutela della unità della dottrina, ci sono le cause dei Santi. C’è la preservazione di un patrimonio dell’umanità come la Biblioteca Vaticana e gli Archivi. C’è la manutenzione, doverosa, degli edifici: un altro dieci per cento. Ci sono le tasse italiane, che paghiamo: il 6 per cento circa del budget, cioè 17 milioni. E così via…
Questa era la situazione pre Covid. Ma ora? Sono state presentate diverse ipotesi, una più ottimista e una più pessimista: può illustrarle entrambe, brevemente?Abbiamo fatto alcune proiezioni, alcune stime. Le più ottimistiche calcolano una diminuzione delle entrate intorno al 25 per cento. Le più pessimistiche intorno al 45 per cento. Noi non siamo in grado di dire oggi se ci sarà una diminuzione delle donazioni all’Obolo, o una diminuzione dei contributi che arrivano dalle Diocesi.Sappiamo però, perché lo abbiamo deciso noi e per la difficoltà di pagare il canone da parte di alcuni affittuari, che ci sarà una contrazione delle rendite derivanti dagli affitti. Avevamo già deciso, approvando il budget di quest’anno, che le spese andavano ridotte, per abbassare il deficit. L’emergenza del dopo Covid ci obbliga a farlo con maggiore determinazione. Lo scenario ottimista o quello pessimista dipendono in parte da noi (da quanto saremo capaci di ridurre i costi) e in parte da fattori esterni, da quanto realmente le entrate diminuiranno (le entrate non dipendono da noi). In ogni caso, se non ci sono ricavi straordinari, è evidente che ci sarà un aumento del deficit.
Padre Guerrero, il Vaticano rischia davvero il default, come qualcuno ha scritto?No. Io credo di no. Il Vaticano non rischia il default. Questo non vuol dire però che non dobbiamo affrontare la crisi per quella che è. Abbiamo sicuramente davanti anni difficili. La Chiesa compie la sua missione con l’aiuto delle offerte dei fedeli. E non sappiamo quanto la gente potrà donare. Proprio per questo dobbiamo essere sobri, rigorosi. Dobbiamo amministrare con la passione e la diligenza del buon padre di famiglia. Ci sono tre cose che non sono in discussione, nemmeno in questo tempo di crisi: la retribuzione dei lavoratori, gli aiuti alle persone in difficoltà e il sostegno alle Chiese bisognose. Nessun taglio riguarderà chi è più vulnerabile. Non viviamo per salvare i budget. Abbiamo fiducia nella generosità dei fedeli. Ma dobbiamo dimostrare a chi ci dona parte dei suoi risparmi che i suoi soldi sono ben spesi. Ci sono tanti cattolici nel mondo disposti a donare per aiutare il Santo Padre e la Santa Sede a compiere la propria missione. È a loro che dobbiamo rendere conto. E a loro che possiamo ricorrere.