Il Viminale, cioè il ministero dell'Interno, cioè il ministro Salvini, ieri ha pubblicato una nota per lamentarsi delle sentenze di alcuni giudici, relative a casi che riguardavano dei migranti, risultate sgradite.

Oltre a far ricorso contro tali sentenze, fatto che non ha niente di anomalo, il Viminale ha però aggiunto di voler ricorrere all'Avvocatura dello Stato per "valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi, lasciando il fascicolo ad altri, per l'assunzione di posizioni in contrasto con le politiche del Governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini".

A sostegno di una tale iniziativa, Salvini ha dato anche mandato ai suoi uffici di verificare le dichiarazioni pubbliche rilasciate dai magistrati che hanno emesso le sentenze contro cui il Viminale ha fatto ricorso, compresi i rapporti di "vicinanza e collaborazione con chi difende gli immigrati contro il Viminale".

In precedenza, l'avvocatessa Bongiorno, quella che ha costruito la propria carriera sulla prescrizione ad Andreotti, diventata leghista e poi ministra della Pubblica Amministrazione, poco tempo fa aveva parlato della necessità di un test attitudinale per i magistrati: "Ci vuole una verifica psicoattitudinale: non può diventare giudice solo chi è più bravo degli altri a imparare a memoria i codici e la giurisprudenza, sono indispensabili anche doti caratteriali di equilibrio e buon senso".

Il segretario del partito a cui la Bongiorno appartiene, Matteo Salvini, ha fatto intendere quali debbano essere tali doti: compiacere il Governo di turno.

Con chi ce l'ha Salvini? Con la giudice Luciana Breggia, magistrato del tribunale di Firenze che ha emesso una sentenza, permettendo ad un immigrato l'iscrizione all'anagrafe.

Con Rosaria Trizzino, giudice che presiede la sezione del Tar della Toscana che lo scorso 9 aprile aveva bocciato le 17 zone rosse istituite a Firenze dalla prefettura: zone interdette a chi fosse stato denunciato per rissa, stupefacenti, lesioni, percosse, commercio abusivo.

Con Matilde Betti, presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna, che il 27 marzo non aveva accolto il ricorso presentato dal Viminale contro la decisione di un giudice che aveva concesso l'iscrizione all'anagrafe di due cittadini stranieri.

In pratica, la magistratura, secondo il concetto di democrazia di Salvini e della Lega deve essere un potere dipendente dalla volontà di chi governa.

E poi c'è chi si scandalizza se Salvini viene definito fascista.