Gli ultimi aggiornamenti sulla guerra in Ucraina riguardano principalmente aspetti commerciali prima che militari, con il gas che la fa da padrone. La Russia, anzi Gazprom, questa mattina ha annunciato ufficialmente quello che già ufficiosamente era già stato annunciato da Varsavia già ieri nel tardo pomeriggio: la Russia non fornirà più il gas alla Polonia (all'azienda PGNiG)... e neppure alla Bulgaria (all'azienda Bulgargaz), per non averlo pagato in rubli come imposto alcune settimane fa da Putin.
In altri Paesi dell'Ue, invece, il gas continua ad arrivare come in passato e più che in passato, come ha confermato questa mattina anche il cancelliere austriaco Karl Nehammer che ha ribadito che l'Austria continua e continuerà a pagarlo in euro. La Tass gli aveva invece fatto dire che l'Austria, così come la Germania, aveva accettato le condizioni di Mosca, con entrambi i Paesi che avevano iniziato a pagare il gas russo in rubli. Ma non è così.
Perché Gazprom ha deciso di interrompere il flusso di gas solo a Polonia e Bulgaria?
Probabilmente per mandare un avvertimento agli altri Paesi europei e per creare tensione sui mercati, in modo da far salire il prezzo della materia prima e creare danni alle economie dei paesi cosiddetti ostili, ancora clienti di Mosca.
La Polonia, già adesso, non ha bisogno del gas russo. L'inverno è finito, il Paese ha scorte importanti da attingere per le necessità dei prossimi mesi, un gasdotto per il gas naturale liquido è già funzionante con i Paesi Baltici e ad ottobre inizierà ad entrare in funzione il nuovo gasdotto che farà affluire in Polonia il gas norvegese. Per tali motivi PGNiG non aveva rinnovato il contratto con Gazprom in scadenza a fine anno!
Diverso è il discorso con la Bulgaria, comunque non certo un cliente importante per Gazprom, che dovrà arrangiarsi con le riserve attuali, mentre per i prossimi mesi è in trattative per cercare di importare gas naturale liquefatto attraverso la Turchia e la Grecia.
Al momento, Mosca non sembra avere alcuna intenzione di "mollare" i remunerativissimi clienti europei che continuano a finanziargli la guerra all'Ucraina, che gli stessi europei cercano di contrastare fornendo armi a Kiev... che a sua volta ringrazia. A scriverlo sembra una barzelletta, ma è la realtà a cui stiamo assistendo da un paio di mesi. Una realtà tragica, per le vittime e la distruzione che questa guerra sta causando.
Sul fronte militare, la Russia sta lentamente avanzando nel Donbass, dove ha conquistato alcuni villaggi nelle regioni di Kharkiv, Donetsk Oblast e Luhansk.
L'altra notizia odierna è che oltre al fronte orientale e meridionale, adesso la Russia sembra intenzionata ad aprire anche un fronte in occidente. Questa mattina, infatti, si è verificata quella che sembra poter essere etichettata come un'ulteriore operazione sotto falsa bandiera in Transnistria, regione occupata dalla Russia, che denuncia di aver subito un attacco da droni ucraini, dopo le esplosioni nei pressi di un ministero di una pio di giorni fa e l'abbattimento di due antenne radio denunciato ieri. Ad esser stato oggetto dell'ultimo attacco il villaggio moldavo di Kolbasna che, secondo la Russia, ospiterebbe "il più grande deposito di munizioni in Europa".
E a proposito di depositi di munizioni, il governatore dell'oblast di Belgorod (in Russia), Vyacheslav Gladkov, ha riferito che un deposito di munizioni era in fiamme vicino al villaggio di Staraya Nelidovka, distante una quarantina di Km dal confine ucraino. Un altro deposito di munizioni sarebbe stato colpito nella regione di Luhansk (Ucraina), sotto l'occupazione russa dal 2014.
Nelle prossime ore, il ministro degli Esteri britannico, Liz Truss, dichiarerà che la Gran Bretagna e altre potenze occidentali dovrebbero fornire aerei da guerra all'Ucraina come parte del loro sostegno militare a Kiev. Per la Truss il destino dell'Ucraina rimane in bilico. Per questo le potenze occidentali dovranno essere pronte a sostenere l'Ucraina senza riserve, per fornire a quel Paese armi pesanti, carri armati e aeroplani. Liz Truss esorterà anche l'Occidente a tagliare le importazioni russe di petrolio e gas una volta per sempre.