"Il comizio di Giorgia Meloni ad Atreju è la fotografia di una destra ormai arroccata tra il palazzo e la festa di partito, lontana dal Paese reale. Mentre le famiglie fanno i conti con il caro vita, coi salari bassi e le pensioni povere, la Presidente del Consiglio parla a una platea chiusa, ripetendo slogan che non rispondono alle vere priorità degli italiani [ma soprattutto alla realtà, ndr].Questo governo dimostra ogni giorno di non conoscere più il Paese che dovrebbe rappresentare, preferendo celebrare se stesso invece di affrontare le sfide che milioni di cittadini vivono quotidianamente".
Questo il commento, educato, con cui la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha riassunto i 70 (settanta!!!) minuti di discorso della sora premiere, Giorgia Meloni, che hanno concluso l'edizione 2024 di Atreju, nata come festa dei giovani (post) fascisti e adesso diventata la festa dei Fratelli (o Flagelli) d'Italia.
Quando si trova su un palco, la sora Giorgia veste i panni della "capa popolo" di partito, dimenticandosi che sta indossando anche quelli di presidente del Consiglio, un ruolo istituzionale in funzione del quale è chiamata a rappresentare tutti gli italiani, anche quelli che non condividono le sue opinioni e le sue ricette.
E così anche oggi, dal palco del Circo Massimo, ha messo in fila tutti quelli che le (o gli?) stanno sul gozzo e uno per uno li ha insultati senza dimenticare nessuno.
Elly Schlein: "Le si inceppa la lingua a dovere pronunciare la parola Stellantis. Preferisce l’esibizione su un palco con J-Ax o un balletto sui carri del gay pride".
Roberto Saviano: "Abbiamo buttato fuori i camorristi che occupavano le case popolari a Caivano. Anche qui i complimenti dei guru dell’antimafia li aspettiamo domani".
Maurizio Landini: "Ha usato toni senza precedenti".
Romano Prodi, colpevole di averla smascherata perché ha detto che l'establishment adora Meloni perché Meloni obbedisce: "Quando ho letto gli improperi isterici che Romano Prodi mi manda da giorni vi confesso che ho aperto una bottiglia del mio vino migliore e ho brindato alla mia salute. Ogni patriota dev’essere fiero di avere gli improperi di Romano Prodi. Signori, siamo ancora dalla parte giusta della storia".
Naturalmente, non ha mancato di rammentare i magistrati, autori di "sentenze irragionevoli: si sono interrogati sulle conseguenze delle loro decisioni?”
Se l'è presa pure con gli attori che hanno criticato il ddl sicurezza, colpevoli di non essere dei cloni di Pino Insegno: "Avranno la stessa efficacia della mobilitazione di Hollywood contro Donald Trump".
E per non farsi mancar nulla, la sora Meloni ha condito questo eloquio da "pesciarola" con la solita retorica vittimista da "calimero" o se si preferisce da "anderdogghe", come direbbe lei, per esaltare, nei suoi due anni di governo, gli insuccessi che lei pretende di spacciare come ottimi risultati.
Nonostante tutti la definiscano un genio della comunicazione, Meloni sta invece dimostrando la sua pochezza, oltre ad una evidente mancanza di furbizia (inutile con lei parlare di intelligenza): infatti, anche i più sfegatati dei suoi sostenitori non potranno non chiedersi di quale sia la necessità nel voler insultare gli avversari per le loro critiche se si è certi degli ottimi risultati del proprio lavoro? Invece, quando si ribatte agli avversari in tal modo è perché si è consapevoli che quanto si è fatto non corrisponde a ciò che si vuol far credere. È una regola che da tempo immemore ha ormai assunto il valore di assioma.
E infatti questi sono i risultati che la sora Meloni ha finora prodotto in due anni di governo, ben riassunti in questa parodia...