Per mantenimento della pace (peacekeeping) in ambito ONU, s'intendono tutte quelle azioni volte a contrastare le minacce alla pace, la violazione della pace e gli atti di aggressione secondo quanto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite.

Lunedì, dopo aver riscritto la storia dell'Ucraina e del conflitto nel Donbass, riconoscendo l'indipendenza delle due autoproclamatesi repubbliche di Donetsk e Lugansk, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l'invio dell'esercito russo nelle due province ucraine ribelli, giustificando tale intervento come operazione di peacekeeping.

A ben guardare, non c'è molto di cui stupirsi. Infatti, è da circa un quarto di secolo che la Russia di Putin utilizza il proprio esercito per ridisegnare a proprio piacimento la cosiddetta sicurezza ai suoi confini, giustificandone l'intervento come operazione di controllo del territorio. Ne sanno qualcosa la Cecenia, la Georgia, l'Ossezia del Sud,  l'Abkhazia... Negli Stati dove Putin non è intervenuto è perché dei regimi fantoccio gli offrono le garanzie minime di sudditanza a Mosca da lui richieste. In Ucraina questo non era più possibile, e lui prima  si è preso la Crimea e adesso sta per prendersi le due province del Donbass, il cui territorio, va detto, è solo in parte sotto il controllo dei ribelli.

Per questo, come molti hanno finora sostenuto, dire che l'invasione delle due province ucraine non cambia molto la situazione finora in atto con l'intervento diretto delle forze militari russe, è quanto mai ottimistico.

Dove si fermeranno i carri armati di Mosca? E come agiranno i separatisti dopo l'intervento della Russia? L'Ucraina, con il presidente Zelensky che nel suo discorso alla nazione ha dichiarato che il suo Paese non ha paura e non cederà nulla a nessuno, si farà da parte e lascerà le sue due province alla Russia?

Inoltre, come reagirà Putin alle sanzioni annunciate da Stati Uniti, Europa e Regno Unito a seguito di quella che, a tutti gli effetti, non può non essere considerata un'invasione? E a seguito delle sanzioni, Putin non potrebbe essere motivato ad estendere il controllo della Russia anche sul resto dell'Ucraina, utilizzando a pretesto la presumibile difesa da parte dell'esercito ucraino del territorio delle province del Donbass? 

Le domande che uno può porsi sono infinite, come le possibili risposte.

Le uniche certezze riguardano le ricadute economiche della crisi in atto che sicuramente ricadranno sulla Russia, ma anche sul resto d'Europa. Gli Stati Uniti, invece, non hanno problemi sul fronte dell'approvvigionamento energetico, ma potrebbero avere difficoltà di approvvigionamento per alcuni minerali indispensabili per la fabbricazione di componenti elettroniche, la cui fornitura era garantita in buona parte da Russia e Ucraina. Per questo motivo, per mettersi al riparo anche per il futuro, la Casa Bianca ha pubblicato un comunicato in cui dichiara che l'attuale amministrazione ha deciso di investire nel creare sul suo americano una catena di approvvigionamento di minerali critici.


Immagine: la foto mostra Putin insieme ai due leader delle province ribelli del Donbass.