"A Parigi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha partecipato a un incontro trilaterale con il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump.Zelensky ha ringraziato Donald Trump per la sua incrollabile determinazione e ha espresso particolare gratitudine a Emmanuel Macron per aver organizzato l'incontro.La discussione si è concentrata sul nostro popolo e sui modi per sostenerlo, sulla situazione generale e sull'instaurazione di una pace giusta."Vogliamo tutti la pace. Ma è fondamentale per l'Ucraina - e questa è la nostra posizione - che la pace sia giusta, e che la Russia, Putin o qualsiasi altro aggressore, non abbiano alcuna possibilità di attaccarci nuovamente. E questa è la cosa più importante: solo pace e garanzie di sicurezza, forti garanzie di sicurezza per l'Ucraina", ha concluso il Presidente.I leader si sono impegnati a continuare a collaborare e a comunicare".
Questo il comunicato con cui Zelensky ha riassunto il mini vertice del 7 dicembre a Parigi, dove come molti altri leader di numerose nazioni (curiosamente il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non era presente) era stato invitato per la riapertura della cattedrale di Notre Dame, dopo i lavori di restauro per l'incendio che l'aveva gravemente danneggiata nell'aprile 2019.
Che cosa si siano effettivamente detti i tre leader ieri non è dato sapere, però Trump oggi ha pubblicato questo post sulla sua piattaforma social, Truth:
"Zelensky and Ukraine would like to make a deal and stop the madness," ha scritto Trump, aggiungendo che Kiev ha perso circa 400mila soldati. "There should be an immediate ceasefire and negotiations should begin. I know Vladimir well. This is his time to act. China can help. The World is waiting!"
Nella dichiarazione di Trump, garanzie per l'Ucraina non se ne vedono. L'unico dato che il neo presidente degli Stati Uniti ha comunicato è riferito alle perdite dell'esercito ucraino che Zelensky, successivamente sempre via social, ha precisato che si riferiscono a 43mila morti e 387mila feriti.
In pratica, Trump ha invitato le parti, chiedendo anche il supporto di Pechino, a sedersi ad un tavolo e a trovare la via, qualunque sia, per farla finita. Dove possano rientrare in questa visione le garanzie per Kiev e come possano essere messe in atto non si comprende, tanto che la precedente dichiarazione di Zelensky assume così il significato di un appello, se non di una preghiera.
Mosca ha subito commentato le parole di Trump con una conferenza stampa organizzata in fretta e furia dal portavoce del Cremlino, in cui Dmitry Peskov ha affermato che la Russia è aperta ai colloqui, ma che questi dovranno basarsi sugli accordi raggiunti a Istanbul nel 2022 e su quanto sta accadendo sul campo di battaglia, dove le forze russe stanno avanzando.
"La nostra posizione sull'Ucraina è ben nota", ha affermato Peskov. "Le condizioni per una cessazione immediata delle ostilità sono state stabilite dal Presidente Putin nel suo discorso al Ministero degli Esteri russo nel giugno di quest'anno. È importante ricordare che è stata l'Ucraina a rifiutare e continua a rifiutare i negoziati".
Le condizioni di Putin prevedono che l'Ucraina non dovrà far parte della NATO e che la Russia dovrà avere il pieno controllo delle quattro regioni ucraine attualmente controllate (solo parzialmente) dalle sue truppe.
Peskov ha poi ricordato che Zelensky aveva vietato i contatti con la leadership russa attraverso un decreto ad hoc, che, secondo il portavoce russo, dovrà essere revocato se si vorrà proseguire con i colloqui.
Adesso sarà interessante conoscere le dichiarazioni della NATO e dei partner dell'Ucraina che fino a ieri hanno sempre affermato, indignandosi per chiunque la pensasse diversamente, che l'unica pace possibile avrebbe potuto concretizzarsi solo dopo la sconfitta della Russia.
Le attendiamo con curiosità.