Sabato mattina il premier Giuseppe Conte ha incontrato Papa Francesco. Una visita ufficiale, una visita di Stato, riportata come tale tra le udienze del giorno elencate dal bollettino della sala stampa vaticana.

E che si trattasse di una visita ufficiale lo testimonia anche il fatto che sia stato l'ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani, ad accompagnare Conte dal Papa, così come il tradizionale scambio di doni a fine colloquio.

Il presidente del Consigio italiano ha regalato al Papa tre volumi di un'antica edizione illustrata della Divina Commedia di Dante Alighieri, con il commento di Niccolò Tommaseo. Il pontefice ha ricambiato con una copia dell'Enciclica Laudato Si' e un medaglione con il ramo di ulivo che unisce la pietra divisa, simbolo e auspicio di pace.

Quali sono stati i contenuti del colloquio, durato circa 45 minuti?

Questa è la versione che ne dà il premier Conte: «Abbiamo richiamato il rispettivo impegno che stiamo portando avanti per realizzare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, un ampio disegno riformatore della comunità in cui operiamo. Ci siamo confrontati sui temi delle diseguaglianze sociali, delle migrazioni, dell'ambiente, della pace. È stato un incontro molto toccante, che mi rinnova nell'impegno politico, etico, sociale a operare con grande determinazione per migliorare la nostra società e per rendere tutti i cittadini pienamente partecipi del nostro progetto di benessere sociale ed economico.»

Poiché il colloquio è stato privato, il Vaticano, per riassumerne i contenuti, ha riportato quanto ha dichiarato Giuseppe Conte.

Descritti i fatti, è interessante notare l'aspetto politico della visita. Una visita di Stato in Vaticano da parte di un presidente del Consiglio, almeno fino a ieri, era un affare di Stato che coinvolgeva mezzo Governo, con ministri e sottosegretari (e rispettive consorti) in processione. Questa volta, invece, ad accompagnare Conte è stato solo l'ambasciatore italiano in Vaticano.

I due vicepremier, addirittura titolari di questo Governo, sono invece rimasti a casa... neppure hanno ricordato ai loro "follower" della visita fatta da Conte al Papa.

Non lo ha fatto Di Maio che posta sui social i "miracoli" di San Gennaro e il bacio dell'anello all'arcivescovo di Napoli. Non lo ha fatto Salvini che durante i comizi sventola crocifissi e vangeli (di cui probabilmente ignora utilizzo e contenuti) e su Facebook anticipa la possibilità che possa incontrare il Papa come se fosse un evento epocale.

Possibile che Di Maio e Salvini, considerando i precedenti, si siano lasciati sfuggire un'occasione simile per farsi fotografare con il Papa per poi "rivendere" l'incontro nella loro propaganda?

Ovviamente no. Se avessero potuto partecipare all'incontro sarebbero addirittura volati insieme a Conte per stringere la mano al Pontefice. Invece, avvedutamente, il Papa non ha voluto che i due personaggi lo sfruttassero per farsi pubblicità sui social... specialmente Salvini che promuove messaggi che sono l'esatto contrario di ciò che Bergoglio dice quando invita la politica a cambiar passo.

E non si capisce neppure con che faccia il premier Conte abbia potuto gonfiare il petto davanti al Papa, dopo aver contribuito a licenziare leggi come il "famigerato" decreto sicurezza o decreto "Salvini". Infatti, secondo lui, sarebbero leggi come quella a fare da testimonianza del suo impegno politico, etico e sociale e contribuirebbero a migliorare la nostra società?