Zelensky, nel suo ultimo discorso serale, ha dichiarato che "la ripresa dell'Ucraina non riguarda solo ciò che deve essere fatto in seguito, dopo la nostra vittoria, ma anche ciò che deve essere fatto in questo momento. E dobbiamo farlo insieme ai nostri partner, con l'intero mondo democratico. Farlo ora".

Così, ad esempio, il ministro degli Esteri Kuleba ha di nuovo esortato i partner a limitare l'accesso della Russia al trasporto marittimo: "L'economia russa orientata all'esportazione fa molto affidamento sul trasporto marittimo fornito da flotte straniere. Esorto i partner: limitare l'accesso della Russia all'esternalizzazione del trasporto via mare per  esaurire la macchina da guerra di Putin. Dopotutto, ciò che la Russia oggi esporta nel mondo è morte, crisi e bugie". 

Ma oltre a ciò, come ci ricorda Bloomberg, la Russia esporta anche il petrolio, con la Cina che si frega le mani e specula sulla necessità di Mosca di dover finanziare la guerra e vendere... anche a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato. Così, dopo che a maggio la Russia è diventata il principale fornitore di petrolio della Cina, esportando in quel Paese circa 2 milioni di barili al giorno di greggio degli Urali con un aumento del 55% su base annua, l'Iran è dovuto correre ai ripari abbassando ulteriormente il proprio prezzo, già conveniente, rispetto a quello di riferimento dei future sul Brent... con sempre maggiore soddisfazione di Pechino.

Tutto questo dimostra quanto sia difficile poter dire chi realmente ci guadagni e chi ci perda in relazione alle sanzioni sulla Russia. E come se già questo non fosse sufficiente, possiamo pure aggiungere il ruolo ambiguo della Turchia che da questa crisi continua a cercare di incassare quanto più possibile, sia politicamente che economicamente. Da una parte lo dimostra l'accordo NATO con cui l'occidente ha venduto i curdi ad Ankara, dall'altro le immagini satellitari che mostrano navi russe che, attraverso la Crimea, esportano regolarmente in Turchia il grano rubato all'Ucraina. Le immagini satellitari mostrano navi russe e siriane che trasportano grano ucraino rubato negli oblast di Khreson e Zaporizhzhia da Sebastopoli ai porti turchi, secondo un'inchiesta giornalistica di Radio Free Europe e Radio Liberty.  

Sul fronte militare si registra una pausa nei combattimenti dopo che la Russia ha esteso il proprio controllo su quasi tutto l'oblast di Lugansk, in attesa di riorganizzare le forze per occupare l'altra area del Donbass, cioè la parte restante dell'Oblast di Donetsk.

Se i combattimenti sono meno cruenti, non si fermano però i bombardamenti, con gli ucraini che denunciano attacchi missilistici su Mykolaiv e nell'oblast di Dnipropetrovsk, mentre i russi riferiscono di bombardamenti nella regione di Kursk, dove i villaggi di Markovo e Tetkino, a meno di 10 chilometri dal confine nelle scorse ore sono stati sottoposti al fuoco dell'artiglieria. 

Nell'ultimo bollettino dello stato maggiore ucraino questi i nuovi numeri con le perdite subite dai russi a partire dallo scorso 24 febbraio: 36.350 soldati, 1.594 carri armati, 3.772 mezzi corazzati per il trasporto di personale, 2.634 veicoli e serbatoi di carburante, 806 sistemi di artiglieria, 247 sistemi di lancio multiplo di razzi, 105 sistemi di difesa antiaerea, 187 elicotteri, 217 aerei, 660 droni e 15 imbarcazioni.