Il 2 gennaio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dato ai media di Kiev un’intervista insieme alla moglie Olena. Uno degli argomenti principali che ha trattato è quello delle elezioni, che oggi sono proibite poiché è in vigore la legge marziale.

Il suo mandato è scaduto lo scorso maggio e le voci di scontento nei suoi confronti si sono moltiplicate al punto da rendere spesso necessarie delle precisazioni sul perché sia ancora in carica. Il motivo, come sottolinea lo stesso Zelensky, è strettamente formale: la legge marziale vieta le elezioni, dunque o si cambia la norma oppure se ne annulla la validità. Ma finora è rimasta attiva coi periodici prolungamenti firmati da lui stesso. Insomma un gatto che si morde la coda.

I sondaggi dicono che gode della fiducia di un numero sufficiente di cittadini, ma tale cifra è in calo e gli ucraini non amano affatto la squadra di governo né quella del suo staff presidenziale. Zelensky lo sa e mostra di porre delle condizioni tutto sommato ragionevoli e ovvie per poter togliere la legge marziale.

A ben guardare, però, ci sono dei “se” poco realistici che lo aiutano solo a rimandare il momento della verità. Ad esempio chiede che prima finisca la fase calda del conflitto, ma che al tempo stesso l’Ucraina ne esca con  “una forte posizione, un forte esercito, una potente dotazione di armamenti e le garanzie di sicurezza”.

Non tutti questi fattori sono ottenibili a breve o magari non saranno ottenibili affatto. Lo vedremo presto.