Dividere la realtà dalle bugie e lottare per la verità è un lavoro a tempo pieno ma divertente. Dicono che Italia Viva ha fatto l’accordo con Salvini e dimenticano che se non c’è il governo del Papeete, quello dei pieni poteri, è grazie alla nostra scelta del 2019.Dicono che Italia Viva farà l’accordo con i grillini e dimenticano che in questa settimana i grillini si sono sposati con il PD in Europa, non con noi: noi siamo Renew Europe cioè orgogliosamente contro il populismo sovranista e il populismo grillino, come abbiamo detto mercoledì scorso a Bruxelles. E del resto se Draghi ha preso il posto di Conte nel 2021 si deve alla nostra scelta di aprire la crisi in piena pandemia.Dicono che io attacco i giornalisti e dimenticano che c’è libertà di informazione ma non c’è libertà di diffamazione.Dicono che stanno scappando tutti da Italia Viva e dimenticano che siamo pieni di prenotazioni per la Leopolda, con migliaia di persone che stanno contribuendo con idee, suggerimenti, contributi economici.Dicono che avevamo la macchina del fango e dimenticano che siamo quelli che il fango lo hanno subito.Dicono che arriveremo divisi alle votazioni per il Quirinale e dimenticano che lo avevano già profetizzato ai tempi della crisi: non è andata proprio così, no?Dicono tante cose. Lasciamoli dire. A tutte le polemiche, gli attacchi, le insinuazioni rispondiamo con il sorriso più grande.Ci vediamo alla Leopolda a partire da venerdì sera, sarà bellissimo.

Questo il fervorino odierno del senatore Renzi che ormai, ogni giorno che passa, somiglia sempre più alla caricatura del marinaio che infila ogni sorta di toppa per cercare di turare le falle che si aprono nella sua barca. 

Per Renzi la politica si riduce nel fare il sofista, cioè nell'arrangiarsi nel cercare di spacciare come credibile ciò che non lo è, e nel sostenere argomenti che vengono disattesi oppure smentiti dai fatti.

Per cercare di mitigare la figuraccia della sua partecipazione a Otto e Mezzo, Renzi (o chi per lui) si è prodigato nel sostenere di aver asfaltato i giornalisti che "tentavano" di intervistarlo, etichettando il suo sforzo propagandistico con il payoff "colpo su colpo".

Questo è quanto aveva dichiarato su Massimo Giannini:

"Ieri Massimo Giannini mi ha accusato di dire falsità sulla vicenda Carrai. Vedendo il video ed i documenti ciascuno può farsi un’idea della verità dei fatti #ColpoSuColpo"

Ma le cose stanno diversamente!

Così Massimo Giannini sbugiarda il senatore Matteo Renzi in una precisazione che si è visto costretto a pubblicare sul proprio giornale La Stampa:

La Macchina del Fango non dorme mai. Come ha raccontato ieri Giuseppe Salvaggiulo sul nostro giornale, l’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open svela un meccanismo di costruzione del consenso e distruzione del dissenso ormai collaudato nella Seconda Repubblica. Iniziò Silvio Berlusconi con la sua Struttura Delta e il suo immane conflitto di interessi. Poi vennero i suoi emuli. Ingrassati, e incarogniti, alla tavola calda per antropofagi del Web. Dunque, non solo la grande Bestia salviniana. Ma anche la piccola Spectre renziana, incrocio di tutti gli interessi propri e impropri. I bonifici dei Sauditi e i finanziamenti dei Benetton. I piani per devastare i grillini e quelli per controllare i media. La “character assassination” e il dossieraggio. Le fake news e i server esteri. C’è di tutto e di più, in quegli atti giudiziari. Soprattutto, c’è un dispositivo di potere che Renzi nega, coprendosi dietro la fuffa del cosiddetto “hackeraggio di Stato”, e che invece lo dovrebbe far riflettere sulla miseria al quale sta riducendo il suo famoso storytelling. Dirà l’inchiesta se ci sono reati. A occhio, non se ne vedono. Ma si vede la bassezza politica. Si vede la pochezza morale. E tanto basta. 
P.S. Breve postilla personale. Lo stesso Renzi torna sulla vicenda di una mia presunta condanna in una causa persa contro Marco Carrai, e di un mio presunto risarcimento danni versato a suo beneficio. Ne aveva già parlato a sproposito venerdì, a “Otto e Mezzo” su La7. Ora rilancia sui suoi social, esibendo un documento nel quale comparirebbero le mie “scuse a Carrai” e un mio assegno a lui intestato, con tanto di mia firma, zoomata ad arte accanto all’assegno medesimo. È deprimente, per chi fa il mio mestiere con serietà, ma mi vedo costretto a precisare quanto segue:
1) Non esiste alcuna “condanna” né alcuna “causa persa” da parte mia nei confronti di Carrai. Il medesimo presentò una querela per diffamazione nei miei confronti, per un mio articolo su “Repubblica” del 2016. Nel maggio del 2019 la causa fu ritirata dal querelante, previa conciliazione di cui fa fede la lettera esibita da Renzi, nella quale mi limito a precisare di non aver offeso nessuno. 2) Non esiste alcun “risarcimento danni” da me versato a Carrai. Dell’assegno sbandierato da Renzi io non conoscevo l’esistenza. Non porta la mia firma, come può vedere chiunque. Reca un importo di soli 3.000 euro (e già questo basta per capire che non può trattarsi di risarcimento danni). Infatti non lo è. Come può chiarire il mio Editore, è invece un semplice concorso alle spese legali, che di norma le parti condividono quando una causa viene ritirata. E questo è tutto. A dispetto di quello che continua a propalare il senatore di Scandicci, io non ho mentito. Ma, di nuovo, constato con amarezza come queste sue continue campagne di delegittimazione e manipolazione dei fatti stiano portando davvero la politica al grado zero della dignità e della decenza. 

Il burattinaio (in base a come lui ama descriversi) Matteo Renzi, ancora una volta, è stato sbugiardato... ma lui fa finta di nulla e rilancia facendo la vittima, finendo per diventare ancor più patetico di quanto già non sia.

Un'ultima annotazione. Dopo esser diventato il lobbista degli interessi di bin Salman e dell'Arabia Saudita, il senatore Renzi non ha mai parlato di COP26 e di cambiamento climatico. Evidentemente, non è ancora riuscito a trovare qualcosa di credibile  - persino per lui - per sostenere la transizione ecologica senza perdere i compensi che riceve dal fondo sovrano di uno degli Stati  che basa la propria ricchezza sull'estrazione di petrolio e gas.