Giovedì sera, il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha indetto una riunione di emergenza a Ramallah in cui ha dichiarato la fine di qualsiasi tipo di collaborazione con Israele, collaborazione che aveva fatto seguito agli accordi di Oslo.

Il motivo di tale decisione segue la demolizione avvenuta domenica scorsa da parte di Israele di una decina di edifici palestinesi nel quartiere di Sur Baher, a Gerusalemme est, la cui amministrazione in base agli accordi internazionali appartiene esclusivamente alla ANP.

Non solo, Abbas ha sottolineato anche un altro problema, quello relativo alle entrate fiscali palestinesi. Israele, infatti, sta trattenendo 500 milioni di shekel, pari a 138 milioni di dollari, di risorse provenienti dalle entrate fiscali dei palestinesi - della cui raccolta si occupa lo Stato ebraico - con la motivazione che l'Autorità Palestinese trasferisce una parte delle proprie entrate ai palestinesi condannati dai tribunali israeliani, alle loro famiglie e ai prigionieri che sono stati liberati.

La riscossione delle imposte risale al Protocollo di Parigi del 1994, che ha istituito un'unione doganale tra Israele e l'Autorità Palestinese, in base al quale il governo di Tel Aviv dovrebbe riscuotere l'Iva, i dazi sulle importazioni e altre imposte per conto dell'ANP e consegnarli all'autorità palestinese su base mensile.

Quanto appena citato, insieme alla stretta dei finanziamenti degli Stati Uniti alle agenzie Onu che gestiscono gli aiuti nei Territori Occupati, ha fatto sì che più di di 160mila dipendenti pubblici palestinesi abbiano ottenuto solo la metà del loro stipendio negli ultimi mesi, mentre la disoccupazione in Cisgiordania è salita al 31%.

Dal punto di vista pratico, per attuare la decisione presa ieri a Ramallah verrà istituita una commissione ad hoc, in base a quanto richiesto dall'OLP.

Durante la riunione, Mahmoud Abbas ha ribadito che la situazione in Palestina potrà normalizzarsi solo in seguito ad un vero accordo di pace che riconosca diritti e autonomia del popolo palestinese, respingendo qualsiasi iniziativa - come quella statunitense - che vorrebbe contrabbandare un supposto miglioramento del tenore di vita dei palestinesi con il diritto alla loro terra.

Quanto deciso ieri sera dall'ANP è diretta conseguenza dell'arroganza israeliana supportata dagli Stati Uniti con la complicità dei democraticissimi Paesi europei che assistono silenti all'attuazione del regime di apartheid messo in atto dallo Stato ebraico.

Gli accordi di Oslo erano stati un primo passo verso una possibile normalizzazione di uno dei tanti problemi che affliggono il Medio Oriente. Adesso, anche l'ultimo residuo che vi faceva riferimento sta per venir meno.