Dopo la richiesta fatta ai prefetti dal ministro dell'Interno francese Gerald Darmamin di vietare tutte le manifestazioni in favore dei palestinesi, il presidente di Amnesty International Francia Jean-Claude Samouiller ha diffuso questa dichiarazione:“Vietare tutte le manifestazioni in favore dei palestinesi è un grave e sproporzionato attacco al diritto di protesta”.“Di fronte alle atrocità commesse da Hamas nel sud d'Israele e il blocco e i pesanti bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza, è importante che gli attori della società civile possano mobilitarsi pacificamente e pubblicamente, soprattutto coloro che chiedono alle parti in conflitto di rispettare i diritti delle popolazioni civili. Non può esserci un divieto sistematico al diritto di manifestare pacificamente in favore dei diritti della popolazione palestinese”.“In base al diritto internazionale, vietare una manifestazione è da considerare come ultima istanza. Le autorità dovrebbero sempre e prioritariamente cercare di proteggere e facilitare il diritto alla libertà d'espressione e di manifestazione pacifica. Un divieto può essere legale solo se motivato da una specifica minaccia e se viene dimostrato che l'ordine pubblico non può essere tutelato con altre misure meno restrittive”.
Lo ha ricordato Amnesty International alle autorità francesi che, in tal modo, consapevolmente o meno finiscono per essere interpretati come sostenitori dei crimini di guerra commessi in questi giorni dai criminali di guerra israeliani... non certo una bella immagine, per la patria di libertà, uguaglianza e fraternità.
Quest'oggi, la Commissione Internazionale Indipendente d'Inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, ha completato il suo ultimo studio, prima dell'attacco di Hamas nel sud di Israele e prima dei bombardamenti di ritorsione su Gaza da parte di Israele, nel quale si riportane numerose accuse per crimini di guerra contro entrambe le parti.
Il rapporto presentato all'Assemblea Generale esamina l'ondata di violenza che copre il periodo tra maggio 2021 e agosto 2023, prendendo in esame l'uso della forza da parte di Israele e delle autorità de facto a Gaza, e le operazioni militari e di polizia israeliane in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e Israele.
"Il nostro rapporto è doloroso e tempestivo", ha affermato Navi Pillay, presidente della Commissione. "Sottolinea che l'unica strada per porre fine alla violenza e raggiungere una pace sostenibile è attraverso la stretta osservanza del diritto internazionale in tutto il territorio palestinese occupato e in Israele.Ciò richiede di affrontare le cause profonde del conflitto, inclusa l'occupazione del territorio palestinese, e di consentire ai palestinesi di esercitare il loro diritto all'autodeterminazione.Le atrocità a cui abbiamo assistito dal 7 ottobre aggiungono un'urgenza senza precedenti alle nostre conclusioni e raccomandazioni, ha affermato Pillay. "I civili e i beni civili dovrebbero essere sempre protetti. Non sono mai un obiettivo legittimo. Tutte le parti devono rispettare il proprio dovere di proteggerli ai sensi del diritto internazionale umanitario".
In seguito all'attacco contro Israele lanciato da Hamas il 7 ottobre, la Commissione ha iniziato a raccogliere prove dei crimini di guerra commessi da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi e dalle forze di sicurezza israeliane.