Tra l'8 ottobre 2023 e il 27 novembre 2024, gli attacchi israeliani hanno provocato una devastazione diffusa in tutto il Libano, provocando oltre 4.000 morti e più di 16.000 feriti.

Il 23 settembre 2024, le forze israeliane hanno aumentato significativamente la portata e l'intensità della loro offensiva, lanciando attacchi sostenuti e indiscriminati contro i civili e le infrastrutture civili in tutto il paese.

Gli attacchi hanno costretto a sfollare più di 1,3 milioni di persone, tra cui circa mezzo milione costrette a fuggire dal paese, per lo più verso Siria, Giordania e Iraq.

In un paese già alle prese con una grave crisi umanitaria, l'evacuazione forzata ha aggiunto ulteriore pressione a una situazione umanitaria già critica, creando caos diffuso, instabilità e traumi nelle comunità colpite.

Dal 23 settembre 2024, le forze armate israeliane hanno emesso ai residenti di aree densamente popolate i cosiddetti avvisi di “evacuazione”, lasciando loro poco tempo per "fuggire".

Secondo quanto pubblicato in un report da Oxfam e ActionAid, i 136 ordini di sfollamento forzato imposti alla popolazione libanese da Israele sul 25% del territorio del Paese durante i 62 giorni di guerra - che hanno preceduto il cessate il fuoco – non hanno garantito la sicurezza dei civili e, con ogni probabilità, possono essere considerati illegali.  

L'analisi, che copre gli ordini emessi fino al 31 ottobre, ha rilevato che questi avvertimenti, diffusi principalmente dal portavoce arabo delle forze armate israeliane sui social media, spesso fornivano solo da 15 a 45 minuti di preavviso prima dell'inizio dei bombardamenti. Solitamente emessi tra le 22:00 e le 4:00 del mattino, questi ordini hanno costretto i civili a prendere decisioni di vita o di morte nel cuore della notte, con conseguente diffuso disagio psicologico.  

Gli ordini di evacuazione, così definiti da Israele, hanno riguardato sia luoghi precisi come villaggi, quartieri e città che aree non meglio specificate, tramite direttive vaghe. Il risultato è che complessivamente 1,4 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni per trovare salvezza in rifugi sovraffollati o in alcuni casi per strada, mentre quasi ogni governatorato del Libano veniva colpito dagli attacchi. 

Dei 3.334 attacchi aerei condotti da Israele tra il 23 settembre e il 31 ottobre, solo 117 ordini di trasferimento forzato (appena il 3,5%) hanno riguardato aree specifiche.  

Questi attacchi hanno causato morti, feriti e l'ulteriore spostamento di comunità che erano già state sfollate internamente, violando le tutele fondamentali ai sensi del diritto internazionale umanitario (DIU). Sebbene gli ordini di spostamento forzato siano cessati in seguito all'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco del 27 novembre, i coprifuoco e le restrizioni imposte dalle forze israeliane continuano a impedire agli sfollati interni di fare ritorno nei villaggi lungo il confine, prolungando ulteriormente il loro sfollamento.  

Le azioni di Israele in Libano rispecchiano le tattiche usate in precedenza a Gaza. Un recente rapporto di Human Right Watch ha evidenziato che le azioni di Israele a Gaza dall'ottobre 2023, che hanno sfollato 1,9 milioni di palestinesi, equivalgono a spostamenti forzati, con prove che suggeriscono un intento che costituisce crimini di guerra. Il rapporto afferma inoltre che la natura diffusa e sistematica di questi atti a Gaza sembra soddisfare la definizione di pulizia etnica. L’impunità con cui si verificano le violazioni del diritto internazionale umanitario (DIU) a Gaza solleva preoccupazioni che un simile disprezzo per la responsabilità possa estendersi alle violazioni in Libano. Ciò rischia di perpetuare cicli di violenza, violazioni, sfollamenti e sofferenze, che riflettono la necessità di una maggiore responsabilità per rompere il modello di impunità.  

"Il caos e la distruzione causati da questi trasferimenti continueranno ad avere effetti disastrosi anche dopo la fine del conflitto, - ha dichiarato Bachir Ayoub, Direttore di Oxfam Libano -. Intere comunità tra le più vulnerabili, come i rifugiati siriani e palestinesi o i lavoratori migranti, sono state sradicate dalle loro case e costrette a vivere in condizioni al limite della sopravvivenza. Molti hanno trovato rifugio in luoghi dove la privacy, i servizi igienico-sanitari e la sicurezza erano del tutto inadeguati, donne e ragazze si sono trovate esposte al rischio di subire violenze e abusi. Infrastrutture essenziali, come quelle idriche e sanitarie, sono state danneggiate, mentre l'interruzione delle attività scolastiche ha privato decine di migliaia di bambini del diritto fondamentale all'istruzione". Sudipta Kumar, Direttore Regionale di ActionAid per la regione araba, ha aggiunto: "L'impatto di questi attacchi da parte delle forze israeliane si farà sentire per molti anni a venire. Dopo il cessate il fuoco, migliaia di famiglie sono tornate nelle loro città e villaggi per scoprire che le loro case erano ridotte in macerie. Molte non hanno più nulla e non possono permettersi di ricostruirle. L'unico modo per proteggere le persone da ulteriori sconvolgimenti è concordare un cessate il fuoco immediato e permanente in Libano e a Gaza. Fino ad allora, le famiglie in Libano continueranno a vivere nella paura che le bombe possano ricominciare a cadere sulle loro case in qualsiasi momento". 


Per consultare il rapporto:
FORCED DISPLACEMENT ORDERS: DEBUNKING THE MYTH OF “HUMANE” ATTACKS

Crediti immagine: Oxfam ActionAid