Il ministro dell'Interno ha fatto sapere ai suoi "followers" social di essere soddisfatto per l'annuncio che la nave Aquarius non riprenderà le attività in mare. Secondo Matteo Salvini vi saranno "meno partenze, meno sbarchi, meno morti. Bene così", conclude nel solito inappellabile post dove, ora per ora, comunica ai suoi sostenitori le proprie "sentenze".

Per Gabriele Eminente, direttore Generale di Medici Senza Frontiere in Italia - organizzazione che contribuiva alle operazioni di Aquarius - invece è un giorno buio: "Non solo l'Europa ha fallito nel garantire la necessaria capacità di ricerca e soccorso, ma ha anche sabotato chi cercava di salvare vite umane. La fine di Aquarius vuol dire più morti in mare, più morti evitabili che avverranno senza alcun testimone."

La presenza nelle acque del Mediterraneo di Aquarius era garantita da una collaborazione tra MSF e SOS Mediterranee. Come ricordato in una nota pubblicata questa mattina dalle due organizzazioni, "negli ultimi due mesi, con persone disperate che continuano a fuggire in mare lungo la rotta migratoria più letale al mondo, la nave Aquarius è rimasta bloccata in porto, impossibilitata a portare avanti la propria azione umanitaria salvavita. È il risultato della prolungata campagna avviata dal governo italiano e supportata da altri stati europei, per delegittimare, diffamare e ostacolare le organizzazioni umanitarie impegnate a soccorrere persone vulnerabili nel Mediterraneo.

Insieme alle inadeguate e inumane politiche migratorie dell'Unione Europea, questa campagna contro le organizzazioni in mare sta minando il diritto internazionale e i principi umanitari. In mancanza di una soluzione immediata, non abbiamo altra scelta che porre fine alle operazioni della nave Aquarius."


Ma la nota continua, ricordando all'opinione pubblica e all'inconsapevole, o presunto tale, ministro dell'Interno italiano quale sia realmente la situazione in Libia e nel Mediterraneo.

"Negli ultimi 18 mesi, gli attacchi degli Stati europei contro le attività umanitarie di soccorso hanno fatto ricorso a modalità in uso in alcuni dei paesi più repressivi al mondo. Nonostante operasse in piena collaborazione con le autorità, la Aquarius è stata privata due volte della propria bandiera e ha subito assurde accuse di svolgere attività criminali. Tra campagne diffamatorie e deliberate manovre contro il diritto internazionale, le persone soccorse si sono viste negare l'accesso a porti sicuri, rifiutare assistenza da altre navi e sono state abbandonate in mare per giorni o settimane.

La fine forzata delle attività della Aquarius avviene in un momento critico. Almeno 2.133 persone sono morte nel Mediterraneo quest'anno, la stragrande maggioranza era partita dalla Libia. Gli stati membri dell'Europa hanno alimentato terribili sofferenze consentendo alla guardia costiera libica di intercettare più di 14.000 persone in mare e riportarle forzatamente in Libia, in aperta violazione del diritto internazionale. Ma nel 2015, l'Europa aveva preso un impegno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: nessuna persona soccorsa in mare sarebbe stata costretta a tornare in Libia."

Un particolare, quest'ultimo, che fa capire quanto valore debba essere attribuito alle promesse delle istituzioni... anche internazionali.


Secondo la becera e sgangherata campagna propagandistica dell'attuale maggioranza di Governo, a cui per onestà va associata anche gran parte dell'opposizione, le Ong, e tra queste l'Aquarius, avrebbero promosso, favorito e lucrato sull'attività dei trafficanti in mare e di coloro che, a terra, provvedevano all'assistenza dei migranti.

Questo, invece, è quanto fatto da Aquarius e da MSF: "Dall'inizio delle proprie attività di ricerca e soccorso in mare nel febbraio 2016, la Aquarius ha assistito circa 30.000 persone nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta. L'ultimo periodo di operazioni attive è terminato il 4 ottobre 2018, quando la nave è arrivata al porto di Marsiglia dopo aver soccorso 58 persone. Con le precedenti navi umanitarie, Bourbon Argos, Dignity, Prudence e Phoenix, MSF ha soccorso o assistito oltre 80.000 persone dal 2015. Nonostante i recenti sforzi di altre organizzazioni, oggi non c'è un'adeguata capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale."


Ma tutto questo non conta. L'importante è che non si corra il rischio di salvare vite in mare! L'opinione pubblica deve credere che senza assistenza in mare le partenze dalla Libia, e non solo, magicamente si fermeranno. I numeri, viene detto, lo dimostrano. Purtroppo, però, quei numeri non comprendono quelle barche che nessuno soccorre e che sono affondate e affonderanno in mare, senza che nessuno ne sappia niente. Ma l'importante è che quei morti non vadano a danneggiare le statistiche del Governo italiano ed il fragilissimo muro d'ipocrisia delle istituzioni europee.

"Oggi l'Europa supporta direttamente i rimpatri forzati - dichiara il presidente di MSF Italia, Claudia Lodesani - mentre celebra presunti successi sulla migrazione. Dobbiamo essere chiari su cosa significano questi successi: mancanza di assistenza salvavita in mare, bambini, donne e uomini respinti nell'incubo della detenzione arbitraria in Libia senza alcuna concreta speranza di poter fuggire, la creazione di un clima che scoraggia qualunque nave dal rispondere all'obbligo di salvare vite in pericolo."

Ma l'Italia del cambiamento, che si indigna o si commuove - a seconda dell'occasione - per i "gattini" di Salvini, non sembra interessarsi a tutto ciò... e L'Europa non è da meno.