Nel Question Time del pomeriggio di mercoledì 18 luglio, che si è svolto alla Camera, il Pd Davide Ermini ha illustrato la seguente interrogazione controfirmata anche dai deputati Annibali, Bazoli, Ferri, Miceli, Morani, Vazio, Verini, Gribaudo, Fiano e Enrico Borghi:

"Premesso che

nel cosiddetto «contratto di governo» è chiaramente indicata, come punto «riformatore» cardine fondamentale per il sistema giustizia, la modifica della legittima difesa di cui all'articolo 52 del codice penale;

la legittima difesa, intesa ad avviso degli interroganti più come «giustizia fai da te», come licenza di sparare, che come scriminante che esclude il reato, è stata brandita, in particolare dalla Lega, come una vera e propria arma contundente, a fini evidentemente ed esclusivamente elettoralistici;

cancellare ogni proporzione tra difesa e offesa, tra pericolo reale e reazione e rispondere alle paure, reali o percepite, di fatto incentivando l'uso indiscriminato delle armi, rischia di condurci velocemente al modello americano, dove la criminalità, gli omicidi e le stragi, in famiglia o nelle scuole, aumentano esponenzialmente;

il Ministro interrogato, durante l'audizione di mercoledì 11 luglio 2018 sulle linee programmatiche del suo dicastero, ha tenuto comunque a chiarire che «il tema della legittima difesa è un tema che riguarda la giustizia e che non riguarda la sicurezza»;

la Repubblica del 16 luglio 2018 ha rivelato che l'11 febbraio 2018, in piena campagna elettorale, il Segretario della Lega – attuale Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'interno – Matteo Salvini avrebbe firmato un documento, articolato in otto punti, col quale si è impegnato pubblicamente a «coinvolgere e consultare il comitato direttiva 477 e le altre associazioni di comparto ogni qual volta siano in discussione provvedimenti che possano influire sul diritto di praticare l'attività sportiva con armi e/o venatoria o su quello più generale a detenere e utilizzare legittimamente a qualsiasi titolo armi, richiedendone la convocazione presso gli organi legislativi o amministrativi in ogni caso si renda opportuno udirne direttamente il parere»;

al punto 8 il Segretario della Lega Matteo Salvini si è vincolato «a tutelare prioritariamente il diritto dei cittadini vittime di reati a non essere perseguiti e danneggiati (anche economicamente) dallo Stato e dai loro stessi aggressori» –:

desidero sapere quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare il concreto rischio che tale iniziativa possa tradursi in un via libera al diffondersi indiscriminato delle armi nel nostro Paese."

 

Ermini ha riassunto in Aula il testo dell'interrogazione in questi termini:

«È ovvio ed è evidente che in questo momento c'è un clima di difesa “fai da te” nel nostro Paese che è estremamente allarmante.

Qualche tempo fa negli Stati Uniti una grande manifestazione di giovani studenti ha chiesto “basta con le armi”, “basta con la morte”, visti anche tutti gli episodi che sono avvenuti nelle scuole americane.

In questo clima leggiamo ieri sul giornale la Repubblica di un accordo fra il Ministro dell'interno, o comunque di un patto, e la lobby delle armi. In un momento in cui vi è un aumento dell'acquisto delle armi stesse e un aumento della partecipazione ai corsi di difesa “fai da te”, noi chiediamo, signor Ministro, come sia possibile evitare che anche le armi si diffondano a seguito della politica che questo Governo, nel proprio contratto, ha dimostrato di voler portare avanti; le chiedo se non sia più normale per un Paese avere più sicurezza e meno armi, cioè meno armi acquistiamo e più sicurezza avremo.»

 

Questa è stata la risposta del ministro della Giustizia, il 5 Stelle Alfonso Bonafede.

«Con l'atto di sindacato in discussione i deputati interroganti pongono la questione della riforma della legittima difesa, compresa tra gli obiettivi qualificanti della maggioranza parlamentare che sostiene il Governo, per chiedere quali iniziative il Ministro della giustizia intenda assumere per evitare che l'attività normativa in materia si traduca nella libera e indiscriminata diffusione delle armi nel nostro Paese.

Lasciando alla polemica giornalistica ogni sterile e infondata illazione sulle presunti relazioni tra l'intento riformatore e gli interessi economici delle aziende produttrici di armi, ho già avuto modo di ricordare che il tema della legittima difesa riguarda la giustizia e non la sicurezza e l'ordine pubblico. Il monopolio statuale della forza, infatti, è certamente un principio cardine irrinunciabile dello Stato di diritto, ma la questione della scriminante della legittima difesa intanto si pone in quanto, nel singolo caso concreto, l'attività di prevenzione dei reati da parte degli organismi statuali a ciò deputati evidentemente non è stata in grado di raggiungere il suo scopo.

In questo senso, posso ricordare che anche nella passata legislatura tutte le forze politiche, comprese quelle a cui appartengono i deputati interroganti, sentirono l'esigenza di affrontare in modo laico il tema della revisione dell'articolo 52 del codice penale, addivenendo ad una soluzione normativa quantomeno bislacca e surreale, ribattezzata dalla stampa “legittima difesa by night”.

Le stesse esigenze sono condivise dall'attuale Governo, in quanto, come già avuto modo di ricordare, occorre intervenire - si vedrà se attraverso progetti di origine parlamentare o iniziative legislative governative - affinché siano eliminate quelle zone d'ombra che attualmente rendono quantomeno accidentato il percorso attraverso cui un cittadino, che si sia legittimamente difeso da un'aggressione ingiusta, possa provare la propria innocenza.

In alcun modo la realizzazione dell'obiettivo riformatore, per come concepito da questa maggioranza, potrà portare alla liberalizzazione delle armi in Italia, la detenzione e il porto delle quali risultano disciplinati da disposizioni normative rigorosissime, sulle quali il Governo non avverte alcuna esigenza di intervenire, trattandosi di leggi che rappresentano peraltro strumenti irrinunciabili nella lotta alla criminalità.»

 

La replica alle parole di Bonafede, affidata alla deputata Alessia Morani, tra i firmatari del documento, come da prassi, non poteva essere quella di chi ha accolto con soddisfazione la risposta del ministro, facendo parte dell'opposizione, accusando Bonafede di essere stato vago, «un maestro nel dire tutto e il contrario di tutto. Ma i fatti sono incontestabili, i fatti sono oggettivi.

Nel contratto di governo avete inserito come priorità la revisione della legge sulla legittima difesa, perché ormai siete alla dirette dipendenze di Matteo Salvini. Come sono lontani i tempi in cui Di Maio scriveva sulla sua pagina Facebook: “Uno Stato serio, consapevole delle sofferenze della sua comunità, non dovrebbe consentire ad un singolo individuo di detenere tutte quelle armi in casa. La detenzione delle armi va ridotta drasticamente. Togliamo le armi dalle case degli italiani!” (firmato Luigi Di Maio).»

 

Può darsi che Alessia Morani abbia ragione. Ma nel caso in cui, però, i 5 Stelle impedissero veramente alla Lega di "liberalizzare" l'uso delle armi all'interno di una proprietà privata, agevolandone l'acquisto e l'uso modificando la legislazione vigente in una più simile alla legge del taglione, è chiaro che ne nascerebbe un problema politico tra 5 Stelle e Lega.

Un'esagerazione? Non proprio, considerando quello che Salvini scrive in proposito su Facebook...


supportato dal proprio partito, che ribadisce...