La manifestazione di protesta a Budapest guidata da Peter Magyar, avvocato 43enne ex Fidesz ed ex marito dell'ex ministra della Giustizia di Orban, Judit Varga, ha radunato decine di migliaia di ungheresi che per le strade della capitale hanno marciato verso il Parlamento chiedendo le dimissioni di Viktor Orban.

Magyar, nell'occasione, ha annunciato la fondazione di un movimento, "Sia tu il cambiamento!", e di un partito che sarà in lizza alle prossime elezioni europee.

Magyar è salito agli onori della cronaca lo scorso febbraio quando ha espresso commenti incendiari sul funzionamento del governo, accusando Antal Rogan, colui che da  ministro che guida l'ufficio di Orban, di gestire solo una macchina di propaganda. Magyar ha anche pubblicato la registrazione di una conversazione con la sua ex moglie, in cui Varga descriveva dettagliatamente il tentativo di un assistente del capo di gabinetto di Orban di interferire in un caso di corruzione. La Procura sta ora indagando su quelle dichiarazioni.

L'indagine arriva in un momento politicamente delicato per il premier ungherese, in vista delle europee di giugno, e fa seguito allo scandalo relativo alla grazia concessa a una persona condannata per un caso di abusi sessuali su minori, che ha portato alle dimissioni sia della presidente ungherese Katalin Novák che della ministra della Giustizia Judit Varga.

"Siamo centomila, ma con l'anima e il cuore sono con noi in milioni", ha arringato la folla Magyar nel discorso a coronamento della manifestazione. "Oggi la nazione ha annunciato al potere corrotto: basta, siamo al limite". Magyar ha esortato i media pubblici e la televisione di Stato, controllata dal governo, a intervistarlo in diretta in cui possa dire al pubblico "quale Ungheria nuova vuole veramente la gente".

Inoltre, ha invitato il procuratore generale nazionale a spiegare come mai il governo possa manipolare gli atti giudiziari: "Il Paese è entrato in crisi, forse la più profonda da 30 anni, è tempo che il governo rimetta il potere al popolo", ha detto Magyar. "I dirigenti non hanno fatto altro che istigare odio tra la gente, ma adesso noi mettiamo fine a tutto questo. Bisogna costruire ponti, non campi di battaglia" che mettono "uno contro l'altro. È il benvenuto chiunque voglia fare qualcosa per la patria, libereremo il nostro Paese".



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