Per chiunque abbia avuto la pazienza, e la voglia, di seguire in diretta il primo dibattito (termine per nulla corretto per descrivere quanto accaduto) tra i due candidati alle prossime presidenziali Usa del 3 novembre, Joe Biden e Donald Trump, dopo i primi dieci minuti ha potuto tranquillamente rimettersi a dormire sapendo già come si sarebbe svolto il seguito.

Dimenticandosi di essere il presidente in carica degli Stati Uniti e non lo sfidante, Trump ha trasformato il dibattito che si è svolto martedì sera a Cleveland, in una rissa verbale, interrompendo sistematicamente il moderatore e il suo avversario, facendo ricorso ad affermazioni false, assurde e, nel migliore dei casi immotivate.

Biden, da parte sua, ha cercato di mantenere la calma, di seguire il filo delle proprie argomentazioni, ma in alcune occasioni non ha potuto esimersi dal definire Trump un pagliaccio e un bugiardo.

Evidentemente Trump, dopo 4 anni di presidenza, è lui stesso convinto di non aver fatto ciò che avrebbe dovuto, altrimenti perché "buttarla in caciara" quando avrebbe potuto limitarsi a snocciolare i risultati ottenuti?


Il dibattito è iniziato con la questione della nomina della ultraconservatrice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema, per poi spostarsi sulla riforma sanitaria voluta da Obama su cui la Corte Suprema, in base ad una richiesta dello stesso Trump, sarà chiamata ad esprimersi, potendo addirittura deciderne l'annullamento.

Ma con quale riforma sanitaria Trump vorrebbe sostituire l'Obamacare? Finora non ne ha presentata alcuna e gli stessi gruppi repubblicani al Congresso non sono stati in grado di fare altrettanto. Questo è ciò che gli ha chiesto il moderatore del dibattito, più volte, senza che Trump gli rispondesse nel merito. 

A quel punto, era chiaro che continuare ad ascoltare il dibattito sarebbe stato inutile. In Italia, oltretutto, siamo già ben vaccinati al riguardo da un quarto di secolo di Berlusconi, di cui adesso i cosiddetti sovranisti vogliono ripercorrere le orme.

Trump non è nuovo a questo "stile" nell'affrontare gli avversari politici. Lo ha fatto nel 2015 e nel 2016 sia durante le primarie del Partito repubblicano, sia nei confronti della Clinton. Ma in quel caso era uno sfidante che propagandava dei contenuti che avrebbero poi dovuto essere valutati in futuro. Adesso, invece, è il presidente in carica ed ha governato per quattro anni... eppure ieri sera si è presentato come se a governare gli Stati Uniti fosse stata un'altra persona.

E non dobbiamo neppure dimenticare il modo, la forma, con cui Trump, per l'appunto in qualità di presidente in carica, ha affrontato il dibattito, usando espressioni inappropriate, evitando di fornire risposte, interrompendo chi cercava di parlare... 

Trump ha pensato che così facendo sarebbe riuscito a scaldare il cuore dei contadini del midwest e dei suprematisti bianchi, dimenticandosi però che parte del suo elettorato è costituita anche da moderati che potrebbero stancarsi del suo "stile", delle sue invettive e della sua "logica". 

Lo "spettacolo" che ha messo in scena ieri può aiutarlo a ridurre lo svantaggio che sfiora quasi le due cifre e che lo separa in questo momento da Biden? I primi sondaggi lo faranno sapere nelle prossime ore, ma sembra difficile crederlo.