Secondo quanto pubblicato dal New York Times, Elon Musk, l'uomo più ricco al mondo e figura di spicco nel settore dell'alta tecnologia, avrà un suo ufficio nel complesso della Casa Bianca.

Musk, che ha finanziato con centinaia di milioni di dollari la campagna elettorale di Trump, guiderà (insieme a Vivek Ramaswamy) un nuovo dipartimento chiamato dell'efficienza governativa (Department of Government Efficiency, DOGE), il cui obiettivo sarà quello di razionalizzare la spesa pubblica federale. 

Il miliardario sudafricano svolgerà il suo incarico in un ufficio all'interno dell'edificio Eisenhower, adiacente alla Casa Bianca, una sistemazione che gli potrà garantire di avere accesso diretto al presidente. Questo posizionamento "strategico", assolutamente inusuale per quello che, alla fine dei giochi, sarà il consulente esterno di un ministero, svela quale sia l'importanza che Musk potrà avere nel plasmare le politiche dell'amministrazione Trump.

Lo conferma anche il ruolo da lui svolto finora nella fase di transizione tra la vecchia e la nuova amministrazione. Infatti, Musk ha partecipato a diverse riunioni ufficiali e ha persino preso parte alla telefonata di congratulazioni di Zelensky aa Trump. Inoltre, ha avuto un ruolo attivo nella selezione del personale di gabinetto.

Attualmente, Musk risiede in una villa all'interno del complesso di Trump in Florida, un'ulteriore indicazione di quanto sia stretta la relazione tra il miliardario e il presidente eletto. Difficile però poter dire se sia Trump a richiedere la sua presenza o se sia Musk ad imporgliela.

Inoltre, non va neppure dimenticato che il ruolo di Musk non è privo di problematiche. Le sue numerose aziende, tra cui Tesla e SpaceX, hanno contratti multimiliardari con Washington. Questo solleva delicate questioni di conflitto di interesse. Secondo la legge americana, i dipendenti pubblici – inclusi quelli temporanei – non possono essere coinvolti in decisioni che riguardano direttamente i loro interessi finanziari.

Per di più, non è dato sapere se Musk avrà o meno lo status di "impiegato governativo speciale", che potrebbe essere retribuito o svolto gratuitamente. Se decidesse di rinunciare allo stipendio, anche la trasparenza dei documenti relativi al suo ruolo finirebbe per essere minima, una mossa che potrebbe ulteriormente creare  perplessità per le implicazioni legali ed etiche.

Infine, visto lo stretto rapporto che si è instaurato tra i due a partire dalla scorsa estate, non è affatto assurdo chiedersi chi sarà a prendere le decisioni nella prossima amministrazione USA: Trump o Musk?