Conosciuta fin dall'antichità, la malaria rimane una delle principali sfide per la salute globale, minacciando quasi metà della popolazione mondiale. Nel 2023, come riportato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si sono registrati 263 milioni di casi e 597.000 decessi, numeri che sottolineano l'urgenza di non abbassare la guardia. Sebbene l'Italia l'abbia debellata dagli anni '70, nel 2023 sono stati notificati 798 casi importati, segno che la malattia continua a viaggiare attraverso confini e continenti.
Il 25 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Malaria, l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rinnovato l'allarme: la malattia è resa più pericolosa dalla mancanza di un vaccino completamente efficace, dalla diffusione di ceppi di plasmodio resistenti ai farmaci, dalle zanzare immuni agli insetticidi e dall'impatto dei cambiamenti climatici, che ampliano l'habitat delle zanzare vettrici. Quest'anno, la ricorrenza coincide con un anniversario simbolico: i 100 anni dalla morte di Giovanni Battista Grassi, lo scienziato italiano che, alla fine dell'Ottocento, identificò il ruolo delle zanzare Anopheles nella trasmissione della malaria. L'ISS ha celebrato l'occasione con un podcast dedicato alla storia della malattia e al proprio impegno, rinnovando anche le informazioni su portali come Epicentro e Iss salute.
In Italia, la malaria è ormai endemica solo nei ricordi: fino agli anni '50, ampie zone del Paese, come le paludi pontine, erano flagellate dalla malattia. Oggi, i casi sono quasi esclusivamente “importati” da viaggiatori o migranti. Nel 2023, su 798 infezioni, circa 700 hanno coinvolto stranieri rientrati dai loro Paesi d'origine. Per gli italiani, i viaggi in aree a rischio sono motivati principalmente da lavoro (46%), turismo (26%) e volontariato (19%).
Durante la pandemia, le restrizioni hanno ridotto drasticamente i casi (181 nel 2020, 433 nel 2021), ma con la ripresa dei viaggi, i numeri sono risaliti: 596 nel 2022 e 798 nel 2023. Il sistema sanitario italiano, grazie alla collaborazione tra Ministero della Salute, ISS e strutture locali, mantiene una sorveglianza rigorosa, seguendo linee guida specifiche per identificare e trattare tempestivamente ogni caso.
In Europa, nel 2022, sono stati registrati 6.131 casi di malaria, concentrati soprattutto in Francia, Germania, Spagna, Italia e Belgio. Quasi tutti (99,8%) legati a viaggi in zone endemiche, ma non mancano casi autoctoni: 13 nel 2022, segno che le zanzare infette possono ancora sopravvivere nel Vecchio Continente.
A livello globale, i dati del 2023 dipingono un quadro drammatico: l'94% dei casi (246 milioni) e il 95% dei decessi (569.000) si concentrano nell'Africa subsahariana, con i bambini sotto i 5 anni che rappresentano il 73,7% delle vittime. Qui, povertà, conflitti e sistemi sanitari fragili aggravano il peso della malattia, mentre la resistenza ai farmaci e agli insetticidi minaccia i progressi degli ultimi decenni.
La storia della malaria è una storia di scienza e resilienza. L'Italia, con il suo passato di lotta alla malattia e il ruolo pionieristico dell'ISS, ricorda che la cooperazione internazionale e la ricerca sono armi fondamentali. Come sottolinea l'ISS, servono investimenti in vaccini innovativi, strategie di controllo delle zanzare e modelli previsionali legati al clima. La malaria non è solo un problema “altrui”: in un mondo interconnesso, la sua eradicazione riguarda tutti.