Siamo spesso "schiavi dei social", tanto che molti vivono vite e realtà parallele senza accorgersene. Su Facebook si litiga, si insulta , si esalta, si condanna, si esprimo pareri da medici, ingegneri, filosofi... naturalmente senza averne titolo.

Molti  spesso vivono una vita virtuale da leoni che rispecchia una vita reale da pecore. Vivono da esperti - ed è socialmente pericoloso - una vita diversa da quella reale che vivono tutti i giorni. I fake nascono a migliaia e tanto, troppo spesso, un individuo ha  più profili e  crede in questo modo  di migliorare il proprio status nella vita reale. 

Un delirio pericoloso che fa credere a molti di essere al centro del mondo e non al centro di 100 persone che, se va bene, leggono distrattamente ciò che ha scritto.

E costoro neppure si accorgono che Facebook non fa altro che propinarci ciò che vuole, guidandoci verso informazioni che dobbiamo vedere, imponendoci i post che possiamo scrivere da quelli che non possiamo scrivere... una censura che finisce per essere ridicolmente idiota che arriva a bloccare, ad esempio, l'immagine di una mammella disegnata quando si parla di cancro!

Un sistema pericoloso che può decidere cosa farci vedere e cosa no, quali video possano essere mostrati e quali no, fino a bloccare  un utente che magari racconta verità scomode... addirittura in seguito alle segnalazioni di chi è oggetto di tali verità che meritano di essere svelate!

Facebook, e non solo, deve essere sottoposto a regole severe, non il contrario.

Se per errore capiti in un blocco Facebook non esita a punirti, spesso basta anche una segnalazione " dei nemici ".

Nonostante il ruolo preponderante assunto all’interno delle nostra democrazia nazionale, Facebook è ancora considerato, nella sua definizione giuridica, nulla più che un servizio di hosting. Eppure appare oramai evidente, per i motivi che andremo ad approfondire, che si sia in presenza di una “democrazia parallela” che rischia di alterare, distorcere e menomare i pilastri della democrazia costituzionale.Bisogna allora, e anche con una certa urgenza, approntare nuovi strumenti regolamentari atti a salvaguardare le regole del discorso pubblico, fortemente compromesse e alterate sul social network.Per comprendere il “peso” del social network, basti pensare che un italiano su due è su Facebook (56%), che il social network di Mark Zuckerberg è uno dei primi strumenti per il reperimento di informazioni (33%) e la disintermediazione digitale, che sta decostruendo i canoni tradizionali delle forme del political speech, è apprezzata dal 47% degli italiani."Facebook sta dunque assumendo un ruolo fondamentale per il discorso pubblico e per la democrazia generando un luogo virtuale che concentra in sé sia i tratti di una piazza virtuale sia quelli di un mass media.Facebook ammette di essere "corrosivo per la democrazia.  Il cambiamento di tono della compagnia simbolo della hubris della Silicon Valley è un tentativo di riconquistare la fiducia non tanto degli utenti ma dell’establishment e dei legislatori.www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/elezioni-se-la-democrazia-e-nelle-mani-di-facebook-quali-regole-imporgli/
 

Facebook è un pericolo per la democrazia. Non lo dice l’Economist, che al tema ha già dedicato due copertine in pochi mesi (l’ultima è quella di questa settimana). Non lo dice il Partito democratico americano, ancora scottato dalla sconfitta alle elezioni del 2016 avvenuta con un aiutino (impossibile dire quanto influente) dei russi proprio sui social media. Lo dice Facebook. In un post pubblicato lunedì con il titolo: “Quali effetti hanno i social media sulla democrazia?”, Samidh Chakrabarti, product manager per il Civic engagement (vale a dire: la persona dentro a Facebook che si occupa di come Facebook influisce sulla società), scrive: Facebook, quando è al suo peggio, “consente di diffondere misinformazione e corrode la democrazia”.   www.ilfoglio.it/tecnologia/2018/01/23/news/facebook-democrazia-zuckerberg-ammette-rischi-murdoch-174713/


Dopo la lettera a Apple sui rischi della dipendenza da iPhone nei bambini, arriva l’allarme su Facebook: gli utenti del social network sono in pericolo. A dirlo è Roger McNamee, grande investitore dell’azienda e in generale del mondo della tecnologia: sul Guardian sostiene di essere stato «un mentore di Mark Zuckerberg» e sottolinea di aver spinto negli ultimi 15 mesi il colosso a metter da parte la ricerca del profitto a tutti i costi per curarsi degli effetti di dipendenza che il social sta creando negli utenti. Lo stesso McNamee afferma che il cambiamento dell’algoritmo di Facebook annunciato da Zuckerberg qualche giorno per favorire le interazioni significative con amici e parenti, in realtà non risolverà i dubbi sugli effetti che la piattaforma ha sulla società. www.corriere.it/tecnologia/social/18_gennaio_15/ex-mentore-zuckerberg-chi-usa-facebook-pericolo-275a4de6-f9e4-11e7-9cc9-b0006b7c95fa.shtml


Non sembra un argomento semplice e neppure trascurato,  a cui tutti i Paesi, Italia compresa, dovrebbero correre ai ripari.



Vedi anche:
fai.informazione.it/4D01E068-16A7-4AF8-8964-FD71C865B95B/Facebook-un-controllo-ossessivo-e-in-un-certo-senso-antidemocratico-e-pericoloso-da-segnalare-e-capire-come-fermare-nel-mondo