"L’Italia non dirà sì all’accordo Mercosur senza garanzie concrete per il settore agricolo e meccanismi efficaci di salvaguardia e compensazione. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito in Parlamento la difesa dei nostri produttori.L’impegno è chiaro: difendere l’agricoltura italiana, la sua qualità e la sua competitività, senza cedere a compromessi che danneggiano la nostra economia e la nostra sovranità alimentare".
Così, questa mattina, il ministro dell'Agricoltura ecc., Francesco Lollobrigida, è tornato a parlare dell'accordo Mercosur-Ue annunciato pochi giorni fa da von der Leyen, un trattato commerciale che, in cambio dell’accesso alle materie prime critiche e dell’apertura in Sudamerica di nuovi sbocchi per automobili, abbigliamento, macchinari, prodotti chimici e farmaceutici e produzioni agroalimentari europee, rischia di spalancare le porte del nostro continente ad alimenti che non rispettano gli standard in vigore in ambito comunitario.
Oltre al problema economico, l'accordo Mercosur-Ue solleva più di un dubbio anche dal punto di vista sanitario, come bene spiega Slow Food.
Un esempio è la carne bovina: dal Mercosur, ne entreranno nell’Ue 99mila tonnellate (di cui il 55% fresca e il 45% congelata) con dazi doganali del 7,5%. Le istituzioni europee tentano di essere rassicuranti, spiegando che il volume rappresenta l'1,6% della produzione totale di carne bovina europea, ma i dubbi sulla bontà di un’operazione di questo genere rimangono. Come sottolinea il veterinario Sergio Capaldo, presidente del consorzio di allevatori La Granda, tra i produttori del Presidio Slow Food della razza bovina piemontese, «in molti Paesi del Mercosur antibiotici e ormoni della crescita somministrati al bestiame sono consentiti o regolamentati in maniera più blanda rispetto all’Europa». Bruxelles spiega che “i rigorosi standard sanitari e fitosanitari dell'Ue non cambieranno”, ma già oggi sono in vigore due pesi e due misure: senza le cosiddette clausole specchio, da mesi richieste a gran voce da Slow Food e da altre associazioni della società civile, in Brasile si continuano a somministrare agli animali sostanze che alle nostre latitudini sono da tempo proibite. Per allevatori e consumatori europei è un doppio danno: costi di produzione maggiori e pericoli per la salute.
Un problema, quello descritto in precedenza che riguarda non solo le carni bovine, ma anche ilpollame (180mila tonnellate che entreranno senza l’applicazione di dazi), il miele (45mila tonnellate, con quello proveniente dal Mercosur che soddisfa quasi il 10% della richiesta interna dell’Ue), il riso (60mila tonnellate duty-free, il 2% di quello consumato a livello comunitario)...
Per tale motivo più di 400 associazioni a livello internazionale hanno lanciato un appello per chiedere di fermare il trattato commerciale che rischia di danneggiare lavoratori, consumatori e ambiente.