Dopo il voto per la composizione del nuovo Parlamento europeo, i (post) fascisti - quelli timidi raggruppati sotto la sigla ECR e quelli meno timidi di ID - vogliono far credere, almeno in Italia grazie all'aiuto della propaganda di regime che ancora in molti si intestardiscono a definire informazione, di aver vinto le elezioni e di aver conquistato la maggioranza nell'aula di Bruxelles (e di Strasburgo... per i pignoli).
Ecco che cosa ha il coraggio di dichiarare oggi il (post) camerata Urso, ministro del governo di sua eccellenza Giorgia Meloni:
"Giorgia Meloni è l'unica leader che vince nella Ue, come partito e come governo. Con lei il partito Conservatore sarà protagonista dei nuovi assetti europei... esprime appieno il sentimento dei cittadini e il loro desiderio di cambiare la rotta dell'Europa. Giorgia ha affermato la sua leadership prima con la forza delle idee e ora anche con quella dei voti".
Il tempo di bagnarsi di nuovo la lingua, visto che la saliva era ormai esaurita, e Urso continua il suo peana pro-Giorgia:
"Quella che era l'anomalia italiana sta diventando il modello europeo, anche negli altri Paesi in cui si vota. Presto forse anche in Francia"...
In Europa, l'onda nera dei (post) fascisti si è concretizzata, in sostanza, nella riproposizione di numeri che che erano già presenti nella precedente legislatura. Quindi, anche se il PPE volesse governare con i (post) camerati, tale alleanza non riuscirebbe a raggiungere la maggioranza: mancano 41 parlamentari per arrivare alla soglia tecnica della metà più uno. Poi, anche volendo ricorrere al supporto di Non Iscritti e Neoeletti senza gruppo, un centinaio di parlamentari, probabilmente tale maggioranza riuscirebbe a nascere, ma con numeri talmente risicati da non renderla credibile.
Quindi, l'unica maggioranza possibile in Europa è quella tra popolari, socialisti e liberali (PPE + S&D + Renew Europe), che con gli ultimi aggiornamenti raggiunge 403 seggi. Un'allenza che, oltretutto potrebbe allargarsi ad altri gruppi.
Naturalmente, potrebbero non essere escluse sorprese con il gruppo di Renew che dopo aver dichiarato di non voler fare alleanze con i (post) fascisti non decida di cambiare idea... di questi tempi quello che viene detto e promesso agli elettori non conta. Ne è dimostrazione la Francia, con i gollisti che a loro insaputa si trovano teoricamente alleati con i fascisti lepeniani, dopo che il presidente dei Républicains, Ciotti, con il favore delle tenebre (come direbbe qualcuno) si è appattato con Marine Le Pen per creare un'alleanza elettorale con Rassemblement National per le politiche lampo indette in tutta fretta per il prossimo 30 giugno da Macron dopo il voto di domenica.
In Europa, nel frattempo, Ursula von der Leyen che vuole continuare a guidare la Commissione Ue anche per i prossimi 5 anni, ha incontrato gli eurodeputati del gruppo Ppe. Secondo quanto riporta l'agenzia LaPresse (tramite dichiarazioni ottenute da fonti interne al Ppe), la von der Leyen avrebbe detto che per costituire la maggioranza si aspetta l'appoggio di socialisti e liberali, aggiungendo che è importante costruire una maggioranza più ampia possibile. Dalla riunione, che è continuata dopo il passaggio di von der Leyen, è emerso il messaggio che il Ppe ha vinto le elezioni e che il Consiglio europeo dovrà rispettare questo esito confermando la spitzenkandidat dei popolari.
A meno che i rappresentati eletti non decidano di disattendere le promesse fatte da candidati, in Europa non dovrebbe poi cambiare molto rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi anni.
E se volessimo poi scongiurare una volta per tutte la presenza dei fascisti (post o neo) nelle istituzioni, basterebbe che, una volta per tutte venissero identificati con il loro nome... per quello che sono, invece di chiamarli conservatori! Che sia data agli elettori la possilità di votare o meno per un partito fascista.
Inoltre, almeno in riferimento all'Italia, se l'informazione facesse il proprio mestiere, avrebbe già fatto notare che la (post) camerata Meloni, che adesso ha deciso di sdoganare la neofascista Le Pen, è adesso ancor meno credibile di prima nel suo supporto all'Ucraina, visto che oltre ai putiniani Orban e Salvini adesso è pure alleata con la fondatrice di RN, che ha finanziato il suo partito con soldi ricevuti dalla Russia.