Il giovane ucciso da un killer che conosceva le sue abitudini.

Stefano Leo, commesso 33enne di Torino, è stato aggredito e accoltellato alla gola mentre percorreva la strada che fiancheggia il Po, davanti a Piazza Vittorio. Questo brutale delitto è avvenuto sabato 23 febbraio 2019.

L’esame autoptico eseguito sul corpo del ragazzo da parte del medico legale Roberto Testi ha chiarito le cause della morte: Stefano è stato sgozzato con una lama lunga e affilata, la giugulare e la trachea sono state recise, e il taglio netto e profondo di un unico fendente ha lesionato anche la colonna vertebrale. Non è stato possibile determinare, con certezza, se il carnefice abbia agito di fronte la sua vittima o alle spalle.

Le indagini condotte dagli inquirenti hanno stabilito che il killer conosceva le abitudini di Stefano. Il giovane era solito recarsi al lavoro percorrendo la via che costeggia il fiume, l’assassino lo ha aspettato su una panchina e quando lo ha visto passare, lo ha seguito per un po’. Stefano non si è accorto di nulla, probabilmente perché stava camminando con gli auricolari alle orecchie. La vittima dopo essere stata accoltellata è riuscita a fare qualche passo risalendo una scaletta che conduce verso le auto, poi arrivato tra Corso San Maurizio e via Napione si è accasciato a terra esanime.

Le telecamere di sorveglianza presenti nella zona dov’è stato commesso il delitto hanno ripreso il killer mentre si allontana dalla scena del crimine e poi, poco dopo, lo stesso Stefano. Gli investigatori hanno ricostruito l’identikit dell’assassino, un uomo tra i 30 e i 35 anni, magro, alto circa un metro e 75, probabilmente capelli scuri e lunghi raccolti in una coda, con indosso una tuta da ginnastica, e con una borsa di tela con un logo tondo difficile da distinguere. I fotogrammi poco nitidi non permettono di dare un volto e un nome certo all’assalitore. Gli inquirenti stanno analizzando il cellulare di Stefano per riuscire a determinare il movente di questo efferato delitto. Le conversazioni sul telefonino sono protette da una password, per quale motivo? Cosa nascondono queste conversazioni? Gli esperti informatici stanno cercando di capirlo.