Il governo Meloni è in gravi difficoltà, anzi in gravissime difficoltà. Finora, la coda del superbonus e il controllo militare dell'informazione avevano dato alla premier la possibilità di smerciare come miracolosi e straordinari i risultati di quella che è stata solo ordinaria amministrazione da parte del suo governo... incluse le inutili, quanto costose, misure propagandistiche del piano Mattei e dell'accordo con l'Albania per la deportazione dei migranti.
La produzione industriale è in picchiata da mesi, il commercio estero con l'Europa è in crisi, quello con l'America lo sarà a breve a seguito dell'elezione di Trump, con la Cina - dopo aver chiuso l'accordo della via della seta ed essersi accorta che da Pechino avevano letteralmente smesso di comprare dall'Italia - Meloni e Mattarella stanno disperatamente cercando di riallacciare i rapporti... anche il dato sull'occupazione, che aveva prosperato sui cosiddetti lavoretti, ha iniziato a calare, mentre l'inflazione, in relazione ai prodotti alimentari, sta iniziando a risalire.
A tutto questo va aggiunta una manovra di bilancio che non ha alcun progetto per favorire una pur vaga possibilità di crescita economica, non solo nell'immediato ma anche nel prossimo futuro, e la triste verità sui fondi del PNRR che sono stati sì ricevuti, ma non tanto per la realizzazione di opere, quanto per la presentazione di relazioni su progetti da fare... e tuttora rimasti su carta!
In un quadro simile, che cosa può mai fare Meloni? Alzar polveroni e affidarsi alla propaganda... finchè le sarà possibile, cioè finché quelli che l'hanno votata, frugandosi in tasca, non troveranno che pochi spiccioli... se saranno fortunati. E allora anche polveroni e propaganda non le serviranno a molto.
Nel frattempo, tanto la premier è disperata, tanto aumenterà il livello dei polveroni che, ad ogni occasione, cercherà di alzare per nascondere la realtà agli occhi degli italiani e continuare a tirare a campare.
Dopo l'assurda querelle con il Tribunale di Roma sulla questione migranti, ecco che Meloni se ne è inventata un'altra tirando in ballo il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, a seguito di un parapiglia di un gruppetto di manifestanti e un gruppetto di poliziotti, che i (post) fascisti cercano di smerciare come l'assalto al Congresso degli Stati Uniti orchestrato da Trump.
Il sindaco ha accusato chi ha concesso una piazza nel centro di Bologna - nei pressi della stazione - ai neofascisti (del terzo millennio) di CasaPound, dopo che il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica (C.P.O.S.P.) - un organo collegiale dello Stato italiano, avente funzioni consultive, istituito presso ogni prefettura e ufficio territoriale del governo - ne aveva sconsigliato la concessione proprio per evitare quello che è poi accaduto.
Il sindaco ha puntato il dito contro chi ha dato il via libera, senza citare qualcuno in particolare. Nonostante ciò Meloni, parlando "da remoto" al "comizietto" di chiusura della campagna elettorale a supporto della candidata di destra alle regionali dell'Emilia-Romagna in programma nel prossimo fine settimana (non voleva intestarsi una sconfitta certa), ha detto, tra l'altro:
"Se io fossi la picchiatrice fascista che il sindaco Lepore dice, allora non dovrebbe chiedermi collaborazione. Un po' di coerenza sindaco, un po' di coerenza".
Lepore, che non aveva fatto alcun tipo di dichiarazione in tal senso, le ha risposto così:
"Cara Presidente del Consiglio Giorgia Meloni,la mia faccia è sempre la stessa e guarda verso i cittadini di Bologna, quando chiedo collaborazione istituzionale al governo e quando chiedo il rispetto della nostra città. Non scambi le richieste di collaborazione per l’alluvione con l’obbedienza al capo. Bologna è una città libera, solidale e fiera della sua storia.Le ho chiesto di collaborare, falso che le abbia dato della picchiatrice fascista. Ho chiesto spiegazioni sulla gestione dell’ordine pubblico e conto di 300 militanti di estrema destra e filo fascisti a Bologna [etichettati giustamente come camicie nere, espressione che riassume tali concetti, ndr].Questa cosa che dovrebbe essere ovvia dentro le istituzioni democratiche. Il fatto stesso di doverla chiarire è un segno della confusione che attualmente esiste tra guida delle istituzioni e guida di una fazione politica".
La confusione di cui Lepore parla è la precisa volontà di Meloni di ricorrere a tale strategia perché non si continui a parlare dei veri problemi dell'Italia e dell'incapacità (oltre che dell'inazione) di questo governo nel cercare di affrontarli e risolverli.
Ovviamente, questo cui oggi stiamo assistendo è solo l'antipasto di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro.