Oggi alla Camera le opposizioni hanno chiesto alla (post) camerata Giorgia Meloni di venire in Parlamento a riferire la posizione del suo governo su quanto sta accadendo in Medio Oriente, dove uno Stato canaglia, lo Stato ebraico di Israele, sta attuando un genocidio contro il popolo palestinese.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Intervengo sull'ordine dei lavori, a nome del mio gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra, per chiedere che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, venga in Aula a riferire su quello che sta accadendo in Medio Oriente.
Nelle ultime ore, mentre da Gaza le cronache raccontano di ulteriori e, se è possibile (dico “se è possibile”, perché non c'è mai fine all'orrore), più strazianti particolari di ciò che succede in quella gigantesca prigione a cielo aperto che, ormai, da più di 580 giorni, è sottoposta al martellamento delle truppe israeliane, a un bombardamento a tappeto, che ha raso al suolo tutta la Striscia e che ha provocato più di 51.000 morti, mentre i racconti svelano ulteriori strazianti particolari, come quelli che ci dicono delle madri di Gaza, che, per ingannare la fame, ormai, incontrollabile dei loro piccoli, hanno inventato questo gioco (che, però, di giocoso non ha nulla), ossia di fingere di cucinare, perché quei bambini possano pensare di ricevere qualcosa in grado di lenire il loro dolore e la loro paura, mentre tutto questo accade, accade e accade ancora, poche ore fa, è arrivata la notizia che il Governo criminale di Benjamin Netanyahu ha approvato all'unanimità il piano di invasione di Gaza, di occupazione, senza limiti di tempo, di quel territorio, di deportazione della popolazione palestinese.
In questi mesi, noi di Alleanza Verdi e Sinistra, i colleghi del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle e di altri gruppi abbiamo denunciato molte, molte volte che la deportazione, lo sterminio, noi diciamo il genocidio, erano tutti dentro la strategia criminale di un Governo, quello di Benjamin Netanyahu, che, oltre alle bombe, ha usato l'arma della fame, del blocco sistematico degli aiuti come strumento di guerra. Sono tutte violazioni conclamate del diritto internazionale, non solo di quel diritto internazionale umanitario che, nelle prime fasi di questa tragedia, abbiamo richiamato come fosse lo strumento per cercare di intervenire subito, moderando la cosiddetta reazione israeliana.
Altra parola, è la “moderazione”, che è tornata tante volte, anche nelle parole del Governo, che, in ogni occasione in cui è stato chiamato a rispondere, fosse un question time, un'informativa, un dibattito su una mozione, ha ripetuto ciclicamente, senza mai aggiungere una parola diversa, le stesse cose. È venuto qui il Ministro Tajani, più e più volte, a dirci: chiediamo moderazione al Governo israeliano, a dirci “ma noi facciamo Food for Gaza, ma noi aiutiamo i feriti”. Sono tutte parole vuote di fronte a quello che sta accadendo, sono tutte parole vuote, parole che assumono il tono dell'ipocrisia (e, come abbiamo ripetuto più volte, dall'ipocrisia scivolano inesorabilmente nel territorio della complicità - Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), senza atti concreti, senza parole chiare di condanna di quello che accade, senza atti conseguenti sul piano diplomatico (sanzioni, riconoscimento dello Stato palestinese, fine di ogni commercio delle armi), senza interventi chiari che dicano stop al massacro, alla tragedia, al genocidio in corso a Gaza e che dicano stop anche a tutto quello che accade, laddove oggi i riflettori sono meno illuminati.
Con i miei colleghi e le mie colleghe di Alleanza Verdi e Sinistra siamo tornati da pochi giorni da una missione in Palestina, in Cisgiordania. Quello che abbiamo visto è purtroppo la conferma di ciò che temevamo, ma che dopo il 7 ottobre è diventato non solo più concreto, ma più violento, più rapido, più accelerato: la distruzione delle case, l'espulsione dei palestinesi dalle loro case. Accade a Gerusalemme, nel cuore di Gerusalemme, e in tutti i territori occupati, una condizione di apartheid , in cui la popolazione palestinese è costretta a vivere, anzi a sopravvivere.
Ci hanno ripetuto più volte: resistiamo per esistere, resistere per esistere. Di fronte a questa ecatombe, non possono più bastare parole di circostanza.
Per questo, Presidente, chiediamo che il Governo, nella sua espressione più alta, la Presidente del Consiglio, venga in Aula e dica una parola. Lo hanno fatto in queste ore il Presidente francese, il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente inglese. Dal Governo italiano non c'è una parola che dica: Netanyahu ora basta, fermatevi, fermate questo scempio!
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Mi unisco anch'io alla richiesta che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, venga in quest'Aula a confrontarsi con una parola: Gaza.
Il gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu ha annunciato la massiccia invasione della Striscia. Dopo 19 mesi di guerra, di ecatombe, di apocalisse, di catastrofe, una guerra fallita nell'obiettivo di distruggere Hamas, ora fa un salto di qualità, rivelando la sua natura e realizzando ciò che l'ultradestra messianica in Israele ha sempre chiesto: la vera occupazione della Striscia, la permanenza di Israele, la deportazione dei palestinesi, l'assedio totale, senza precedenti nella storia recente. Perché quando si punta a controllare tutti gli aiuti, tutti gli aiuti umanitari e renderli arma di guerra, si sta facendo qualcosa di fronte alla quale non possiamo chiudere gli occhi! Ogni limite, ogni argine giuridico, politico, morale viene abbattuto! Questo è un piano di sterminio e va fermato! Da Gaza la popolazione inerme, mutilata, stremata, assetata, affamata lo prende per quello che è: una condanna a morte! Non la morte di Hamas o dei miliziani di Hamas, che si sono rafforzati dopo questi 19 mesi, ma è morte di bambini, di donne, di anziani! Da Gaza dicono che il mondo resta a guardare e a loro non resta che morire in silenzio.
Penso che abbiamo il dovere, noi, di romperlo, questo silenzio. È nostro dovere farlo, come italiani e come europei. L'amministrazione americana di Donald Trump ha dato piena copertura al disegno criminale del Governo israeliano e chiedono a noi, a noi come europei, a noi come occidentali, a noi come italiani, che abbiamo considerato in tutti questi anni Israele un alleato: da che parte stiamo? Stiamo dalla parte del diritto internazionale, che è stato sistematicamente e ripetutamente violato? Se stiamo da quella parte, dobbiamo dirlo. Stiamo dalla parte della politica, della soluzione politica, dei fondamenti politici della nostra civiltà? E, allora, dobbiamo dirlo! Stiamo dalla parte dell'umanità? L'umanità viene cancellata e, allora, se stiamo dalla parte di quella ferocia, abbiamo il dovere di rompere l'ipocrisia e dirlo, invece di negarlo, e condannarla con tutta la forza politica e morale che ciascuno di noi può qui avere, nella consapevolezza, Presidente, che ci sono due Israele, che c'è un'altra Israele e anche per quell'altra Israele noi abbiamo il dovere di parlare!
C'è un'altra Israele che ripudia la guerra infinita di Netanyahu, che è indifferente alla sorte dei suoi stessi cittadini, che è indifferente alla sorte dei suoi ostaggi e che vuole portarla avanti esclusivamente per mantenere il potere e quella impunità che anche noi concorriamo a garantirgli. C'è un'altra Israele che, per usare le parole di Liliana Segre, prova repulsione nei confronti di questo Governo di estrema destra.
È la stessa repulsione che una parte dei palestinesi ha provato nei confronti di Hamas, se le scelte di Netanyahu in tutti questi anni e in tutti questi mesi non avessero rafforzato quella folle strategia di terrore, trascinando due popoli in una trappola di odio che dobbiamo spezzare. Allora davvero troppo debole e flebile è stata la voce della comunità internazionale e dell'Europa, ma dall'Italia non si è sentita nemmeno quella voce. Il Ministro Tajani ieri ha trovato il tempo di invitare gli italiani a non partecipare ai referendum e a perpetuare una democrazia a bassa intensità, e non ha trovato il tempo di dire una parola su Gaza.
La Presidente Meloni è sparita, è l'unica leader europea che non parla di Medio Oriente. Il Governo si è trincerato ed è nascosto dietro alla formula dei due Stati, che, non accompagnata da una condanna rispetto a quello che accade oggi a Gaza, suona sempre più insopportabilmente retorica. Noi abbiamo presentato una mozione, Presidente, che vogliamo discutere ora, che chiede delle cose molto semplici. Presidente, se tace il Governo, parli il Parlamento, parli ciascuno di noi, ciascuna forza politica.
Presidente, ciascuno di noi, di fronte al popolo italiano e al suo sentimento, che mai è così chiaro su questo, ha il dovere di assumersi la responsabilità di fare o almeno di dire qualcosa per fermare tutto quest'inferno. Rimanere in silenzio e chiudere gli occhi su Gaza non è soltanto una immorale omissione, ma è complicità. Noi non vogliamo essere complici, noi non vogliamo chiudere gli occhi.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Ci uniamo anche noi alla richiesta di informativa. Purtroppo visualizzare determinati numeri dà il senso, forse, di quanto sta accadendo a Gaza da diverso tempo. Prendiamo circa 900 neonati e mettiamoli in quest'Aula: quest'Aula non riesce a contenerli. Ma noi ora dobbiamo fare uno sforzo e immaginarci questi circa 900 neonati, che forse, se utilizziamo anche le tribune, riusciamo a contenere. Immaginiamoceli e vediamoli uccisi. Visualizziamo 5.000 bambini sotto i 5 anni: riempiamo quest'Aula, ammazziamoli e la riempiamo per 7 volte. E abbiamo il conteggio, la visualizzazione e l'immagine di tutti questi bambini, uno per uno, che non ci sono più a Gaza.
La reazione del nostro Governo qual è di fronte a tutto questo? Il silenzio o, peggio ancora, stringere le mani a Netanyahu, come ha fatto Salvini, e il silenzio della Meloni. Allora chiedo veramente: avere come leader persone che sono complici di un uomo e di un Governo che fa tutto questo come vi fa sentire? Come vi fa sentire? E in questo Paese cosa accade? Che chi ha il coraggio di denunciare queste cose, di denunciare questo crimine che avviene sotto gli occhi di tutti, come è successo a Napoli, alla Taverna Santa Chiara, alla ristoratrice Nives Monda, viene accusato di antisemitismo; come è successo a I Patagarri dal palco del Primo maggio, che hanno osato dire “Palestina libera”, come Ghali disse dal palco di Sanremo “No al genocidio”.
Cosa facciamo? Non stiamo a prendere le distanze da Netanyahu e da Israele, ma attacchiamo i gruppi musicali, attacchiamo una ristoratrice e ci interroghiamo se è genocidio o no. Il problema è se è genocidio o no. Ma per questi bambini, che sono stati ammazzati, c'è una questione semantica da affrontare o sono morti e basta? Allora ci mettiamo lì a dire se è genocidio o non è genocidio. Sì, è un genocidio, per altri non è un genocidio. Questi bambini sono morti. Allora basterebbe richiamare l'ambasciatore e basterebbe fare delle sanzioni.
Invece nulla di nulla. A volte, quando si legge la storia, ci si chiede: ma come facevano in quel periodo le popolazioni e i governanti a non rendersi conto di quello che stava accadendo? Così facevano, così facevano. Nei nostri libri di storia la vostra classe politica e il vostro Governo passeranno come complici silenti di fronte a un crimine orrendo. Risentire anche solo una volta, in Italia da questi banchi e in Europa dalla vostra parte politica, parlare di diritti umani sarà una vergogna assurda.
Vedervi schierati ai funerali di Papa Francesco, mostrando un sentimento verso un uomo che come ultimo gesto ha donato la sua vettura a Gaza, è quanto di più ipocrita e schifoso abbiate mostrato in questi anni, perché quella vettura probabilmente - ci auguriamo di no - presto sarà bombardata dalle persone di cui siete complici. Questo siete! Vergognatevi e guardate questi bambini che sono stati trucidati anche grazie al vostro silenzio e alla vostra complicità.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Anch'io mi unisco alla richiesta dei colleghi perché questo Parlamento, con la Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari esteri, affronti al più presto l'evoluzione drammatica a cui assistiamo nello scontro tra Israele e Hamas e nella sua degenerazione. Fa tanto più male vedere quello che sta accadendo oggi quando abbiamo assistito nelle settimane scorse a delle coraggiose, coraggiosissime manifestazioni di dissenso da parte dei cittadini di Gaza nei confronti della tirannia selvaggia e brutale di Hamas, che occupa la Striscia con tutta la sua violenza.
Credo che si debba discutere anche per capire quale deve essere la posizione dell'Italia e la posizione dell'Europa. Noi abbiamo continuato e continuiamo a ripetere “due popoli e due Stati”. Noi diciamo due popoli e due Stati democratici, ma tutto questo rischia di essere una discussione vuota e passatista se assistiamo inermi al cambio di scenario che Netanyahu vuole imprimere, tornando, ricordiamolo, all'occupazione di Gaza in questo contesto.
La rottura della tregua voluta a suo tempo dal Presidente americano Biden ha riportato un'escalation di violenza e di bombardamenti, abbiamo visto quello che sta accadendo. Certo, c'è il contesto complessivo in cui si muove Israele, ci sono i missili degli Houthi che riescono a bucare le protezioni e arrivano vicino all'aeroporto Ben Gurion a Tel Aviv.
Noi dobbiamo affrontare questo tema, dobbiamo affrontarlo in sede europea e affrontarlo col Governo Netanyahu piegato dall'ideologia della destra religiosa israeliana a una occupazione e a una guerra senza limite e senza fine, e temo anche senza un vero e realistico obiettivo politico. Per questo penso che sia importante.
E sono d'accordo con i colleghi sul fatto che non è accettabile il silenzio e - lo dico al Ministro Foti - il vuoto totale di una presa di posizione, che è un silenzio assordante se confrontato anche con quello degli altri leader europei e della leadership dell'Unione europea. Anche per chi ha presente in uno schema senza paraocchi la condizione che Israele ha vissuto il 7 ottobre e nei semestri successivi, credo che questo sia il tempo di porsi l'interrogativo su cosa vada detto oggi e per il futuro al Governo Netanyahu, perché stiamo parlando non di un mondo lontano, ma stiamo parlando di un mondo vicino al confine dell'Unione europea.