Non si ferma, dopo il 27 marzo, la protesta del Coordinamento Spettacolo Lombardia, iniziata con l'occupazione del Piccolo Teatro di Milano, in continuità con le precedenti dei Teatri Verdi di Padova e Mercadante di Napoli e con le iniziative tenutesi a Venezia, Roma, Torino, Rimini, Livorno, Palermo, Brescia, Como e un po' in tutto il resto di Italia.
Il 27 di Marzo - ci informa il Coordinamento via Facebook - non è quindi stata una giornata di festa ma una giornata di lotta per il mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo. A Milano il Coordinamento Spettacolo Lombardia, con il sostegno dei gruppi studenteschi della Rete della Conoscenza, è entrato senza alcuna concertazione all'interno del Teatro Piccolo Paolo Grassi, occupandolo e raggiungendo solo successivamente la solidarietà da parte del direttore del Piccolo Claudio Longhi che ha offerto l'ampio Chiostro 7 giorni su 7 dalle 9 di mattina fino alle 21.30 di sera e per il momento senza una data di chiusura.Questo per il Coordinamento significa il raggiungimento dei primi obiettivi prefissati: riaprire un luogo della cultura, chiuso ormai a intermittenza da più di un anno e che ora, in tempo di crisi, diventerà anche uno spazio fisico dove organizzarsi in presenza in sicurezza e creare una necessaria cassa di risonanza per le voci delle realtà sociali, lavorative e studentesche, precarie e inascoltate. Da qui prende vita il “Parlamento Culturale Permanente”, strutturato in commissioni di lavoro per aree tematiche, volto a moltiplicare ed unificare le lotte uscendo dai confini settoriali per concentrarsi su rivendicazioni comuni con altre categorie in mobilitazione come ad esempio riders, lavoratori della logistica, operatori museali e guide turistiche: per il raggiungimento di una dignità lavorativa in opposizione ad una non più tollerabile precarizzazioneCome accade nel lavoro dello spettacolo, in cui la “messa in scena” è l'atto conclusivo di un percorso che prevede progettazione, studio e prove, si è deciso di strutturare le giornate all'interno di questo spazio con quotidiani confronti interni ai soggetti che hanno dato vita a questa azione e momenti pubblici, alcuni all'interno del Chiostro inevitabilmente contingentati, altri invece aperti alla cittadinanza, nello spiazzo antistante all'ingresso. Il presidio permanente del “Piccolo Teatro Aperto” continuerà ad oltranza e rimarrà un luogo aperto al confronto attivo e partecipativo".
Al primo incontro pubblico che ha avuto luogo domenica con direttori e direttrici di alcuni teatri milanesi per discutere sulle difficoltà che sta vivendo il sistema teatrale hanno partecipato Umberto Angelini, Irina Casali, Gaia Calimani, Elio De Capitani, Francesca Garolla, Marco Maria Linzi, Claudio Longhi, Renzo Martinelli, Simona Migliori, Claudio Orlandini, Annig Raimondi, Emilio Russo, Renato Sarti, Serena Sinigaglia, Andrée Ruth Shammah, Paolo Trotti.
Questo il calendario dei prossimi appuntamenti.
La discussione continuerà mercoledì 31 marzo, alle ore 14, alla presenza di Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, con un focus dedicato alla proposta di legge di Riforma strutturale del Lavoro nello Spettacolo, su cui il Coordinamento sta lavorando da qualche mese. All’incontro di mercoledì 31 marzo farà seguito un altro appuntamento con i direttori dei teatri nazionali e con gli 11 assessori delle città di Roma, Palermo, Milano, Genova, Torino, Bologna, Venezia, Ancona, Bari, Cagliari, Firenze.Per i prossimi giorni il Coordinamento sta organizzando un incontro con le piccole compagnie teatrali, chi vuole partecipare può scrivere a [email protected].
Il Coordinamento Spettacolo Lombardia ha istituito il Parlamento Culturale Permanente come luogo di incontri, assemblee, dibattiti, laboratori e proposte artistiche, a cui sono invitati a partecipare le lavoratrici e i lavoratori, le imprese culturali, le piccole e medie compagnie, le istituzioni e tutte le realtà che compongono il settore, per un'assunzione di responsabilità condivisa, per costruire una ripartenza sostenibile per tutti, a partire dai più fragili, considerando il Lavoro come centralità e motore di tutte le categorie, non solo del settore culturale.