Un mantra ossessivo e liberatorio, “In equilibrio” è il nuovo singolo di Gloria Rogato, capace di parlare a chiunque si sia mai sentito imprigionato in compromessi insostenibili. Tra alternative rock e atmosfere psichedeliche, l’artista disegna un percorso di consapevolezza, resilienza e coraggio.

Un caro saluto a te, Gloria. Il brano “In equilibrio” ricopre un ruolo importante all’interno della tua carriera musicale?

Ciao e grazie per dedicarmi questo spazio! Questo brano è sicuramente una svolta dal punto di vista della produzione, sono molto soddisfatta del risultato specie considerando che non mi affido ad un produttore né ad uno studio di registrazione. Con questo brano mostro un lato di me che per alcune persone che non mi hanno mai sentita in live è risultato inaspettato, ma totalmente autentico e naturale rispetto alla totalità della mia produzione musicale. Lo vedo come un portale che condurrà i miei ascoltatori verso il mio modo di concepire la musica, ovvero uno strumento al servizio ogni volta di un messaggio diverso ma sempre forte e autentico, che debba smuovere le coscienze ed i pensieri più profondi della gente. Prima di “In equilibrio” le mie pubblicazioni musicali rispecchiavano un cantautorato morbido, dolce e pacato, e ciò può aver dipinto questa idea di me come artista. Ma insieme a questo mio essere ci sono tantissime altre sfumature, che si potranno ascoltare e scoprire nelle prossime uscite e produzioni! “In equilibrio” ne è solamente un anticipo.

Se dovessi descrivere il brano in tre parole, quali sarebbero?

Per come lo vivo io e per il significato che risiede dietro il testo, direi: cupo, incalzante, tagliente.

Il benessere personale è sempre in conflitto con la società? Perché?

Non sempre, ma purtroppo spesso. Credo che la cosa più difficile sia trovare un proprio posto nel mondo scendendo a dei compromessi che non ci facciano cambiare completamente rotta dalla nostra personalità e dalle nostre esigenze interiori più profonde. Il lavoro sta alla base della nostra vita per com'è strutturata la nostra società, quindi sicuramente svolgere un impiego che permetta di esprimersi al meglio delle nostre capacità e valorizzi le nostre attitudini è sicuramente un buon punto di partenza. Purtroppo non funziona così nella maggior parte dei casi, c’è chi si lascia andare passivamente ad un certo tipo di vita aspettando la fine della settimana lavorativa minuto per minuto, e chi per una serie di ragioni non ha altra scelta. Sicuramente una cosa che ogni tanto ci fa bene ricordarci è che noi non siamo il nostro lavoro, e la vita che ci passa di fianco mentre siamo impegnati a consumarci di responsabilità e di compiti da eseguire è di fatto la vita vera; quindi badare bene che ciò che stiamo facendo ne valga davvero la pena.

Cosa consiglieresti a chi sta attraversando un periodo di sconforto e debolezza?

Di ricordarsi ogni piccola cosa che può renderti felice e darti benessere. Dal sorriso di una persona cara, il profumo del cibo in tavola, il tetto sopra la testa che ti tiene al riparo… alle cose che, nel presente o nel passato, ti hanno fatto sentire vivo e parte di qualcosa di collettivo (perché là fuori, da qualche parte, esiste qualcuno simile a te che prova le stesse cose). A volte quel velo nero che portiamo sulla testa e che ci copre gli occhi, che fa calare le tenebre su qualsiasi cosa su cui ricade il nostro sguardo può starsene lì per mesi o anche per anni. Dobbiamo avere la forza di toglierlo coi nostri tempi, ma anche di ricordarci che la vita è fatta di momenti, e a volte quelli più bui sono la ragione per cui quando si riaccende la luce capiamo per davvero il senso per cui abbiamo sofferto così tanto in precedenza.

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