Tra groove ipnotici, testi viscerali e simbologie oniriche, l’album d’esordio della band bresciana si impone come atto di resistenza creativa. I Biorisk ci portano in un viaggio tra realtà distorte, sogni lucidi e disagio politico. Un’intervista che riflette un’identità musicale in continua trasformazione.
Bentrovati, ragazzi. L’album “Fuori Dai Margini” ricopre un ruolo importante all’interno della vostra carriera musicale?
Molto importante, è il riassunto della nostra visione e vogliamo continuare su questa linea, con dinamismo, eterogeneità, contenuti ed emozioni forti
Vorreste trasmettere un messaggio particolare ai vostri ascoltatori?
Vogliamo mettere in chiaro che siamo la nuova band rock-rap della scena italiana, vogliamo innovare, distaccarci ed essere ricordati per essere davvero unici.
Da dove nasce la vostra passione per la musica? Cosa vi ha unito?
Ognuno di noi ha sempre coltivato una grande passione per la musica sin da piccoli, ciò che ci unisce, oltre a gusti compatibili è la comunione di intenti di fare un vero progetto musicale rivoluzionario di grandi contenuti sia musicali sia di scrittura
I brani nascono da un lampo di genio o da una lunga elaborazione? Vorreste parlare del processo creativo?
Solitamente i brani nascono da un’improvvisazione che viene successivamente vista e strutturata insieme in sala prove dal punto di vista strumentale. Successivamente viene aggiunta la parte vocale che si sposi con lo stile e abbia una tematica coerente. Infine, unite le 2 parti, si lavora sui dettagli.
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