Mentre ieri nella Camera dei Comuni si dibatteva sul fatto di sostenere o meno l'accordo siglato da Theresa May con Bruxelles per regolare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, davanti al Palazzo di Westminster si fronteggiavano due "coloratissimi" gruppi di persone.

Mostrando cartelli, bandiere, pupazzi e quant'altro potesse essere utile ad identificarli, i due gruppi sostenevamo da una parte l'uscita del Regno Unito dall'Europa e dall'altra la possibilità che vi rimanga. Paradossalmente, i due gruppi sono rimasti soddisfatti dall'esito del voto.

Quello pro Brexit, perché un'uscita senza accordo, per loro finisce per essere un successo e non una sconfitta, Quello anti Brexit, perché il voto di ieri non chiude la speranza alla possibilità di un nuovo referendum e a quella di continuare a far parte dell'Europa.

I sostenitori della Brexit, coloro che hanno votato sì al referendum, sostanzialmente sono stati vittima di una truffa. Per sostenere la Brexit, sono state utilizzate due campagne diverse, che non hanno lavorato tra loro in sinergia. Da una parte vi era lo Ukip di Farage la cui campagna era organizzata e sostenuta da Arron Banks, dall'altra vi erano i conservatori pro Brexit capitanati da Boris Johnson. Sebbene i due gruppi abbiano cercato all'inizio di trovare un'intesa per fare una campagna comune, hanno poi operato ognuno per proprio conto.

La strategia, però, ha finito per essere la stessa. Entrambi non hanno cercato di spiegare ai cittadini britannici i pro e i contro derivanti dall'uscita dall'Europa. Tutto si è concentrato esclusivamente sul solleticare i loro sentimenti... volendo essere pragmatici, la campagna si è basata non tanto sugli aspetti economici, bensì su quelli "politici". Naturalmente, non sono neppure mancate imprecisioni e falsità a supporto della campagna...

Inoltre, come curiosità, per capire il "sentiment" degli elettori e veicolare al meglio i messaggi da recapitare loro, anche quelli pubblicitari, per la prima volta si è ricorsi ad una profilazione dei campioni analizzando le loro pagine facebook. Cambridge Analytica ha lavorato per conto dello Ukip, mentre IQAnalytics ha operato per conto dei conservatori.

I pro Brexit, che ad oggi sembrano essere in minoranza, continuano così a sostenere l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa, perché credono che in tal modo saranno "liberi" di decidere autonomamente il destino del loro Paese, senza però rendersi conto che questa libertà è supportata da relazioni politiche ed economiche che in futuro verranno a mancare e dovranno comunque essere riscritte con conseguenze che, almeno nell'immediato, si prospettano devastanti, soprattutto per i cittadini meno abbienti.


Dopo il voto, che cosa accadrà adesso è difficile dirlo. Il Parlamento, in serata, voterà la fiducia al Governo May in seguito alla mozione presentata dai laburisti. Le opposizioni (Scottish National Party, Liberaldemocratici, Plaid Cymru e Verdi) voteranno a sfavore della May, ma difficilmente il Governo potrà cadere, visto che conservatori e unionisti nordirlandesi hanno dichiarato che continueranno ad appoggiarlo.

Una volta incassata la fiducia, Theresa May proverà ad elaborare un nuovo piano di uscita da proporre all'Europa che verrà presentato al Parlamento britannico già all'inizio della prossima settimana. Ma l'Europa sarà disponibile ad accettarlo?

Inutile fare ipotesi in tal senso adesso, perché non riferibili ad alcuna condizione che possa essere in qualche modo plausibile rispetto ad altre. Certo è che un'uscita della Gran Bretagna dall'Europa senza un accordo non solo sarà un problema per il Regno Unito, ma anche per l'Europa stessa, a partire dai Paesi "frontalieri" più piccoli, come Belgio e Olanda, le cui località costiere subirebbero un impatto devastante a seguito della diminuzione del traffico marittimo.