Ho cercato le motivazioni delle sentenze dei processi celebrati a Norimberga alla fine del secondo conflitto mondiale ma inutilmente, non sono consultabili.
La storia contemporanea è ancora influenzata dalla terribile esperienza vissuta da milioni di individui sacrificati da un regime improntato sulla violenza e la violazione dei più elementari diritti: alla vita, alla dignità, alla libertà.
È attuale l’analisi che dette Hannah Arendt che assistette al processo contro Eichmann che si svolse nello Stato di Israele nel 62: non sono stati sciolti i quesiti essenziali quello morale e quello giuridico. I processi alla gerarchia militare e politica nazista furono l’occasione mancata per affrontare: “(…) il delicato problema della possibilità di giudicare le colpe storiche e politiche con procedimenti penali.”
Da allora vi sono state altre “stragi di stato” consumate nel silenzio e nella segretezza delle stanze del potere.
Il nostro Pese in particolare non ha mai elaborato il passaggio da un regime totalitario ad uno democratico per la diretta interferenza dei Paesi vincitori che hanno restaurato per interessi propri la vecchia nomenclatura criminale fascista poco dopo il varo della nostra attuale Costituzione.
L’Italia è molto legata all’Argentina (vedi loggia P2/Licio Gelli e i numerosissimi fuoriusciti nazifascisti presenti nel Paese sin dalla fine del secondo conflitto mondiale), questo Paese ha subito una dittatura militare dal 1976 al 1982, J. Rafael Videla con i suoi sodali hanno dato vita ad una sanguinosa repressione commettendo numerosi crimini contro l’umanità agendo con ferocia contro gli oppositori che furono rapiti, torturati, assassinati e fatti scomparire nel nulla (desaparecidos).
L’umanità sta correndo un gravissimo pericolo perché troppo spesso i gruppi di potere economico-politico facilmente rovesciano le istituzioni democratiche portando sventure inconfessabili.
Il processo che si tenne contro i maggiori responsabili di quei crimini fu paragonato ad una seconda Norimberga, però a differenza di ciò che accadde in Germania, il presidente Alfonsin eletto democraticamente e la magistratura argentina hanno sottoposto il vertice della giunta militare ad un equo processo.
Di seguito riporto integralmente la requisitoria tenuta dalla pubblica accusa avvocato Strassera a dimostrazione che il nazifascismo è molto ben radicato in tutte le società, che si alimenta e sostiene con la violenza e il sopruso.
Sono ormai passati quarant’anni ma Il contenuto della dichiarazione finale fornisce un valido materiale per una riflessione personale.
“Cari giudici, questo processo ha significato, per noi che abbiamo avuto il doloroso privilegio di conoscerlo intimamente, una sorta di discesa nelle zone oscure dell'animo umano. Dove miseria, abiezione e orrore registrano profondità difficili da immaginare prima e da comprendere poi.
Dante Alighieri, nella Divina Commedia, riservava ai violenti il settimo girone dell'inferno: a tutti coloro che danneggiarono gli altri con la forza. E dentro quello stesso recinto, sommerso in un fiume di sangue ribollente e nauseante, vi erano un certo tipo di condannati, così descritti dal poeta: "Questi sono i tiranni che vivevano di sangue e di saccheggio. Qui si piangono le loro spietate colpe".
Non vengo ora a promuovere una condanna così tremenda per gli imputati, anche se non posso escludere che un altro tribunale, di gerarchia ancora più alta di quella attuale, se ne faccia opportunamente carico. Mi limiterò a giustificare brevemente la umana necessità della punizione. Seguo Oliver Wendell Holmes quando afferma: "La legge minaccia certi mali se si fanno certe cose. Se si persiste nel farle, la legge deve infliggere questi mali affinché le sue minacce continuino a essere credute".
La punizione, che secondo certe interpretazioni non è altro che una vendetta istituzionalizzata, si contrappone così alla vendetta incontrollata. Se questa posizione ci permetterà di essere considerati retribuzionisti ostinati, correremo il rischio, nella certezza che non siamo soli nella ricerca dell’equanimità desiderata. Anche i giuristi più scettici circa la giustificazione della pena, pur relativizzando la finalità retributiva, finiscono per arrendersi alla realtà.
Possiamo allora affermare con Günter Stratenwerth che, anche se la funzione retributiva della pena è dubbia, di fatto non è altro che una realtà: "La necessità della retribuzione, nel caso di crimini che sconvolgono l'opinione pubblica, non può essere semplicemente eliminata. Se questi nostri bisogni non sono soddisfatti, cioè, se l’amministrazione della giustizia penale fallisce, anche se si tratta solo apparentemente di amministrazione della giustizia penale, ci troveremo sempre di fronte alla minaccia di ricadere nel diritto di propria mano o nella giustizia di Lynch”.
Per tutti questi motivi, Signor Presidente, questo processo e questa sentenza sono importanti e necessari per la Nazione argentina, offesa da crimini atroci. La sua stessa atrocità rende mostruosa la mera ipotesi di impunità. A meno che la coscienza morale degli argentini non sia scesa a livelli tribali, nessuno può dichiarare che il rapimento, la tortura o l’omicidio costituiscano eventi politici o contingenze di combattimento. Ora che il governo argentino ha ritrovato il controllo delle sue istituzioni, mi assumo la responsabilità di dichiarare a suo nome che il sadismo non è né un’ideologia politica, né una strategia di guerra, ma una perversione morale. Da questo processo e da questa sentenza, il popolo argentino ritroverà la propria autostima, la fede nei valori su cui è stata fondata la nazione e la propria immagine internazionale, gravemente danneggiata dai crimini di repressione illegale.
Per tutti questi motivi, questo processo e questa sentenza sono importanti e necessari per le Forze Armate del Paese. Questo processo non è stato condotto contro di loro, ma contro i responsabili della loro condotta nel periodo 1976-1982. Sul banco degli imputati non ci sono le forze armate, bensì persone specifiche e determinate accusate di crimini specifici e determinati. Qui non è in gioco l'onore militare, ma proprio la commissione di atti contrari all'onore militare. E, infine, questa condanna non servirà a diffamare le forze armate, ma piuttosto ad evidenziare ed escludere chi le ha diffamate con i propri comportamenti scorretti.
Per tutte queste ragioni, infine, questo processo e questa sentenza sono importanti e necessari per le vittime che reclamano giustizia e per i sopravvissuti che meritano questa riparazione. Non si tratta di far rivivere vecchi slogan, come “il sangue versato non verrà negoziato”, che servì a giustificare tante atrocità. Non si tratta di negoziare nulla, perché nulla si sta negoziando. Si tratta semplicemente di ripristinare, a partire dal rispetto per la vita e la sofferenza di ogni essere umano, il culto della vita. Noi argentini abbiamo cercato di ottenere la pace basandola sull'oblio e abbiamo fallito. Abbiamo già parlato di amnistie frustranti e passate.
Abbiamo provato a cercare la pace attraverso la violenza e lo sterminio dell'avversario e abbiamo fallito; mi riferisco al periodo che abbiamo appena descritto. Sulla base di questo processo e della condanna che propongo, abbiamo la responsabilità di realizzare una pace fondata non sull’oblio, ma sulla memoria; non sulla violenza, ma sulla giustizia. Questa è la nostra occasione e potrebbe essere l'ultima. Per queste considerazioni, accuso i processati qui presenti dei reati che sono stati oggetto di qualificazione e chiedo che, nel processo definitivo, siano condannati alle seguenti pene:
- Jorge Rafael Videla: ergastolo come accessoria art. 52 del codice penale.
- Emilio Eduardo Massera: ergastolo come accessoria art. 52 del codice penale.
- Orlando Ramon Agosti: ergastolo come accessoria art. 52 del codice penale.
- Roberto Eduardo Viola: ergastolo.
- Armando Lambruschini: ergastolo.
- Leopoldo Fortunato Galtieri: 15 anni di carcere
- Omar Rubens Graffigna: 15 anni di carcere
- Jorge Isaac Anaya: 12 anni di carcere
- Basilio Lami Dozo: 10 anni di carcere
Per tutti, con accessori e costi di legge.
Gentili Giudici, desidero espressamente rinunciare ad ogni pretesa di originalità per chiudere questa requisitoria. Voglio usare una frase che non mi appartiene, perché appartiene già a tutto il popolo argentino. Signori giudici: “Mai più”.
Il processo si svolse in un clima pesantissimo, le forze armate minacciarono di riprendere il potere con la violenza se la magistratura avesse iniziato ad approfondire le responsabilità di coloro che avvano prtecipato alla "mattanza", in particolar modo l'aviazione con i loro "voli della morte".
"Mai dire mai".... purtroppo!