La riunione che si è tenuta venerdì in Lussemburgo da parte dei ministri degli Interni dell'Ue per discutere di migrazioni è stata introdotta da una lettera di un gruppo di 12 Paesi membri per chiedere a Bruxelles i soldi per tirare su dei muri a protezione dei loro confini, come Trump voleva fare nel sud degli Stati Uniti.
Nella lettera, prima si chiedono "salvaguardie nel diritto dell'Ue che consentano agli Stati membri di agire rapidamente e proporzionalmente alla minaccia, in difesa della loro sicurezza nazionale e dell'intera Ue", sostenendo che "in pratica la sorveglianza delle frontiere non impedisce alle persone di tentare illegalmente valichi di frontiera e sarebbe quindi utile integrarla con ulteriori misure preventive".
E come metterle in pratica? In questo modo:
"La barriera fisica sembra essere un'efficace misura di protezione delle frontiere che serve l'interesse dell'intera Ue", si legge ancora nella lettera. "Questa misura legittima dovrebbe essere ulteriormente e adeguatamente finanziata dal bilancio dell'Ue in via prioritaria".
Chi ha firmato tale misfatto? Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia... a cui però va riconosciuta la "delicatezza" di aver anche pensato che l'Europa dovesse "adeguare il quadro giuridico esistente alle nuove realtà".
Ma questi Paesi, e soprattutto chi li governa, sanno quali sono i principi in base ai quali si fonda la loro partecipazione all'Unione? Certamente no e per questo lo ha ricordato loro il commissario europeo agli Affari interni Ylva Johansson.
"Tutti gli Stati membri hanno la responsabilità di agire in linea con i nostri valori, in caso contrario la reputazione di tutta l’Unione europea subirà un danno".
La Johansson ha poi detto che
"22mila afghani sono già nei nostri Stati membri dove è assicurata protezione. I ministri degli Affari interni hanno detto ieri che sono pronti a impegnarsi di più con le missioni di evacuazione e i ricollocamenti degli afghani che sono in pericolo.Sappiamo che abbiamo una grande pressione dai flussi di migranti, l’aggressione da parte di Lukashenko, un incremento di arrivi nel Mediterraneo e nelle rotte atlantiche. Registriamo anche una crescita dei movimenti secondari. Per questo, è urgente fare dei progressi verso il nuovo patto per la migrazione e l’asilo, nel quale avremo tutti gli elementi per affrontare la questione migratoria nel modo migliore".
Sulla base dei dati forniti in apertura di riunione dalle agenzie Frontex, Easo ed Europol, è emerso l’aumento generalizzato della pressione migratoria su tutte le rotte terrestri e marittime, con incrementi percentuali più consistenti su quella che attraversa il Mediterraneo centrale come era stato evidenziato anche nella lettera inviata alla Commissione dai Paesi Med-5 (Cipro, Grecia, Italia, Malta e Spagna) dopo il recente vertice di Malaga. Su ciò la ministra Lamorgese è intervenuta in questi termini:
"In questo contesto, l’Unione europea deve colmare il ritardo fin qui accumulato, sviluppando, in tempi rapidi e con azioni concrete, gli impegni assunti sul fronte dei partenariati strategici con i principali Paesi del Nord Africa, a partire da Libia e Tunisia.Con questa prospettiva, è fondamentale rendere rapidamente operativo il nuovo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell’Unione europea che costituisce un modello fondamentale di collaborazione con i Paesi terzi per allentare la pressione migratoria verso gli Stati membri più esposti".